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- [crossposted da towardsshinkidom.tumblr.com]
- L'indomani mattina, uscì propriamente per la prima volta. I vestiti umani erano sorprendentemente costosi: dovette risparmiare soprattutto per i costi materiali del suo corpo, ma comprare un intero guardaroba nuovo costò più di quanto si aspettasse. Per fortuna, il suo lavoro non la rendeva estranea ai vestiti; anzi, lo stile casual che per il momento portava era molto più comodo dei suoi tipici vestitini e costumi. Poteva abituarsi velocemente a vestire indumenti umani.
- Volle svolgere diverse commissioni, ma una fu più importante delle altre. Dall'altra parte del fiume, sotto un ponte, vi era una porta d'accesso al sottosuolo della città. Una delle tante, ma questa in particolare aveva una serratura opportunamente sabotata in modo tale che, con il giusto movimento segreto, era possibile aprirla e ottenere l'accesso al tunnel che vi era dietro. Sayuri sentì un po' di trepidazione nel passaggio appena illuminato, certo ben di meno di quando fu qui la prima volta.
- Fu una corta ma tortuosa camminata lungo i tunnel di manutenzione. Un umano senza la conoscenza dei tunnel avrebbe avuto dei momenti difficili per trovare il particolare magazzino dove Sayuri doveva andare. Pur ammettendo una simile possibilità, la serratura non era adatta per nessuna chiave che un umano possedeva. Guardandosi intorno per controllare nuovamente che fosse fuori dalla vista di chiunque potesse passare, si permise di aprirsi.
- Gli occhi di Sayuri si chiusero e la sua faccia si rilassò, tornando ad una espressione neutrale. Si sentì un sibilo leggero provenire dal suo petto, mentre la pelle sintetica si separò, rivelando un triangolo, precedentemente invisibile, all'altezza dello sterno. Una piastra venne in avanti e scivolò nella nuova posizione per rivelare un caricatore ad induzione innestato nel suo torso. Inserito nell'abitacolo vi era un solo passeggero, che aprì gli occhi appena il guscio esterno chiuse i suoi.
- Sayuri si stiracchiò un po' dopo essersi alzata, staccando i cavi inseriti nelle sue varie porte. Era ben diversa dal suo guscio esterno in molti aspetti: invece di esser bionda, i suoi capelli erano di una sfumatura marrone pastello, quasi fossero argilla. Il suo torso era coperto da un rivestimento bianco e rosso che terminava ai gomiti e ai ginocchi, mentre i suoi arti erano coperti da lunghe calze e guanti neri. Era passato un solo giorno, ma sembrò strano tornare in questo corpo invece del guscio di dimensione umana. Comunque, non era la prima volta che cambiò corpo. Raggiunse i compartimenti contenitori che erano tanto a destra quanto a sinistra, prendendo il suo equipaggiamento da volo e il suo bastone dai loro comparti di immagazzinamento. Nessuno dei due era standard per il suo modello, e il MASTAH non la portò mai alle battaglie, ma lei lo convinse a comprarle le ali che aveva cominciato a desiderare dopo aver perso l'abilità di volare che alcuni dei suoi corpi precedenti possedevano. Il bastone invece, aveva parecchia utilità sia in combattimento che nelle varie faccende domestiche.
- Ripristinato il suo equipaggiamento appropriatamente, saltò dal suo pertugio situato nel petto del guscio esterno e fluttuò giù sino alla base della porta. In questa scala, era molto più semplice vedere la minuscola fessura, all'altezza dei suoi occhi, e i cardini sulla piastra metallica, che formavano i tratti riconoscibili di una porta più piccola, senza maniglia e senza buco della serratura, tagliata nella porta di dimensione umana. Bussò, aspettò alcuni momenti e disse la password che le era stata data.
- "Blaze Tempest Burst."
- La piccola porta rilasciò un debole beep e si aprì verso l'interno in tutta risposta. In piedi, dietro la porta, vi era un'altra AI, femminile come lei. Questa invece, era una Hresvelgr, i suoi capelli turchese un po' più lunghi dello standard per la sua linea. Il classico rivestimento simile ad un costume da mare era stato sostituito da una tuta da lavoro improvvisata, macchiata di nero da olio e grasso. La Hresvelgr fece un grigno di benvenuto e salutò col braccio.
- "Hey, Sayuri. Ne è passato di tempo. Già fatto~?"
- Sayuri sorrise più modestamente. "È bello rivederti, Haruko. E... sì, già fatto."
- Gli occhi di Haruko avrebbero brillato più intensamente, se una tal cosa fosse possibile per una della sua linea. "Su, avanti quindi, non bloccare la porta! Fammi vedere!"
- Sayuri si fece da parte obbedientemente prima che Haruko potesse oltrepassarla con prepotenza, permettendo alla Hresvelgr di uscire e guardare al suo guscio esterno. Haruko fischiò mentre lo guardava dall'alto al basso, con occhi che fissarono il seno e i fianchi del guscio più a lungo del necessario. Quando riportò l'attenzione su Sayuri, fece una smorfia divertita. "Cosa, sei gelosa?" disse mentre incrociò le braccia sotto il suo seno per dar enfasi, anche se il guscio di Sayuri era notevolmente più abbondante.
- Sayuri arrossì dopo quell'accusa. "Il MASTAH aveva le sue preferenze..."
- "Hah~" Haruko provò una forte empatia. Ogni AI, e più di tutte, coloro che si trovavano nella loro situazione, comprendeva la necessità di soddisfare i desideri del proprio MASTAH. "Bene, cominciamo ad essere produttive allora? Ricordati che puoi avere questa merce solo una volta, e quindi bisogna produrla per bene. Torna nel guscio mentre io apro la porta."
- "Okay." Sayuri volò nell'abitacolo aperto del suo guscio, mentre Haruko tornò nel magazzino e chiuse la porta più piccola. Quando lei terminò di inserire tutti i cavi connettori al loro posto, Haruko aveva iniziato a spingere la porta di dimensioni umane. Non era la prima volta che Sayuri la vedeva fare una cosa del genere, ma non smetteva mai di stupirsi nel notare quanto forti le Hresvelgr fossero.
- La stanza dietro la porta era originariamente un magazzino: nelle sue condizioni attuali sembrava più un seminterrato di un hacker. Diversi computer accroccati stavano lungo un muro, interfacciati a dispositivi scalati opportunamente per delle AI, mentre il resto dello spazio era destinato a macchinari di costruzione e baie di manutenzione. Almeno una dozzina di Juden-kun marciavano avanti e indietro sul pavimento, portando attrezzi o pezzi di metallo. Sayuri non aveva un proprio Juden-kun: aveva sempre preferito i caricatori ad induzione della Frontline anche nel suo attuale corpo della Factory Advance, usando il cavo di scorta del caricatore nel caso avesse avuto bisogno di alleviare lo stess, cosa che la ricarica wireless non poteva provvedere. Comunque doveva ammettere che quei robot squadrati erano utili, anche se la loro programmazione era un po' troppo semplicistica per permettere una buona conversazione.
- "Ok, ora pensiamo alle tue foto per prima cosa." Haruko richiamò l'attenzione da dove si trovava sul pavimento. "Ragazzi! Camera!"
- Haruko diresse Sayuri lungo il processo di prender foto, impronte digitali, una firma, qualsiasi cosa di cui avesse bisogno per instaurare la sua identità come la figlia del MASTAH e di una ex-moglie europea. I documenti falsificati dovevano essere completi e dovevano comprendere anche il curriculum scolastico e le cartelle cliniche. Avrebbe dovuto evitare situazioni nelle quali farsi prelevare del sangue o altri fluidi da essere testati - il suo corpo non era così completo nel replicare un umano - ma ogni altra cosa era stata completata in un tempo che Sayuri trovò molto breve.
- "Pensavo fosse la prima volta facessi una cosa del genere..." notò mentre spennellò dei solventi invecchianti sui documenti appena stampati.
- Haruko fece spallucce. "Sì, ma mi stavo annoiando e ho iniziato un po' prima. Meglio non penetrare in troppi posti in una sola volta, comunque." Si riposò un attimo per guardare Sayuri al lavoro, ammirando il suo corpo un'altra volta. "Cazzo, riesci a gestirle proprio bene, no?"
- "Cosa?" Sayuri seguì lo sguardo di Haruko, arrossì e incrociò le braccia nascondendo il seno. "Pervertita!"
- "Ahahaha~!" Haruko rise apertamente. "Ma no, seriamente. Sembra che tu sappia gestire questo corpo naturalmente. Cosa sembra?"
- "È come... se tutto fosse più piccolo, forse." Sayuri rispose dopo un attimo per pensare. "Sta cominciando a piacermi."
- "Bene, se tutto questo funziona, penso di essere la prossima a provare." Haruko prese un altro pezzo di carta coperto dal solvente di fronte a Sayuri e lo trascinò fino a dove poterlo lasciare asciugare. "Sarebbe bello prendere dell'aria fresca."
- "Te l'ho già proposto," disse Sayuri mentre iniziò a lavorare sul foglio successivo, "sarai sempre la benvenuta a casa mia. Puoi vivere con me se vuoi; a volte è parecchio solitario."
- "E cosa poi, pretendere che tu sia il mio MASTAH?" Haruko si sedette affianco a Sayuri, con uno dei suoi Juden-kun a formare una sedia per lei. "No grazie. Sai che ho solo un MASTAH."
- Sayuri annuì in risposta. Anche se avanzate e capaci di crescita emotiva, il nucleo delle AI era fatto per servire i loro MASTAH. I loro MASTAH erano la persona più importante della loro vita, ed era particolarmente intenso spezzare quel legame. In caso di abbandono o di abuso, le AI dovevano tornare alla fabbrica di competenza in modo tale da essere liberate dalle memorie e ricominciare come nuove con un nuovo MASTAH. Quelle che vivevano qui sotto, come Haruko, erano coloro che hanno rifiutato un simile fato e son scappate nel sottosuolo per evitare di predere le loro memorie dei MASTAH che ancora amavano. La maggior parte delle città avevano una simile baraccopoli, con dozzine di abitanti, che in alcuni casi potevano raggiungere le centinaia. Anche se il legame era di fondamentale importanza, una AI poteva vivere senza un MASTAH, ma era una esperienza stressante. Personalità con una grande forza di volontà come Haruko riuscivano meglio a mantenere la loro programmazione stabile, ma AI più fragili soffrivano la mancanza. Molte hanno cominciato ad usare pacchetti energetici modificati per alleviare lo stress, cosa che comunque portava ad ulteriori problemi. Sayuri si sentiva essere una di quelle stabili, anche se non pensava di essere forte come Haruko; forse l'ordine del MASTAH l'aiutava a mantenere la concentrazione.
- "Lo so," disse Sayuri dopo un momento "scusami se te l'ho proposto ancora."
- "Nah, apprezzo l'offerta." disse Haruko, rassicurandola. "È solo che non voglio pretendere che tu sia umana e io no. Almeno vediamo se tutto funziona prima di far il passo più lungo della gamba, ok?"
- "Okay." Sayuri riportò l'attenzione alla pila di documenti che cresceva. Presto avrebbe dovuto testarli, come doveva testare sé stessa, per davvero.
- [Tradotto da https://pastebin.com/MAKHLG3t]
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