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- 1 Emmanuel Hirsch, docente di bioetica all’università Paris-Saclay ha parlato di «moralismo vaccinale» Significa che lo stato non ha più come obiettivo garantire il benessere dei cittadini, ma quello di organizzare la distribuzione dei diritti, dei servizi e delle opportunità: in ultima analisi è l’individuo che è responsabile del proprio benessere.
- 2 Sébastien Leroux, geografo, ha spiegato che le nuove restrizioni decise dal governo francese contribuiranno ad aumentare le disuguaglianze. Una persona che ha iniziato il processo di vaccinazione all’inizio di giugno potrebbe trovarsi, a fine luglio, esclusa dai luoghi della vita sociale a causa dei ritardi tra la somministrazione delle due dosi. E per chi ha iniziato il ciclo più tardi, il periodo di deprivazione sociale potrebbe essere anche più lungo. Ma le tempistiche, dice Leroux, non sono l’unico problema perché «non partiamo tutti uguali di fronte a queste misure»: che di conseguenza si rivelano inique
- 3 per il filosofo della scienza alla Sorbonne Cedric Paternotte, non è però possibile stabilire una superiorità o un’inferiorità di principio tra libertà e salute, perché sono valori incommensurabili tra loro
- 4 La docente di Diritto pubblico alla Scuola di diritto della Sorbona, Diane Roman, ha utilizzato un’altra argomentazione. Ha spiegato che vivere in una società, l’aver fatto cioè un patto sociale, implica già diverse limitazioni alle libertà personali. E ha citato la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, «La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Tali limiti possono essere determinati solo dalla Legge».
- 5 Il dibattito intorno alla questione della libertà individuale si inscrive in una lunghissima tradizione filosofica che per secoli si è interrogata sul rapporto tra l’autonomia di ciascuno e l’ambito politico a cui verrebbe demandata invece la definizione e il governo di ciò che è il bene comune, il bene di tutti nella sua valenza super-soggettiva o anche anti-soggettiva: un bene, cioè, che supera il soggetto o lo limita nella sua sfera personale e privata.
- 6 Lepine, per chiarire questo punto, ha fatto ricorso all’analogia con le cinture di sicurezza in macchina, a sua volta utilizzata da due ricercatori di bioetica dell’Università di Oxford in uno scritto sull’obbligatorietà dei vaccini. Se non mi allaccio la cintura e faccio un incidente, non sono l’unico a subirne le conseguenze: il mio rifiuto potrebbe cioè avere delle ricadute anche su altri soggetti e sul sistema sanitario. Dopo un incidente, «quello che inizialmente colpisce solo me, poi riguarderà le persone che dovranno prendersi cura di me, e gli ospedali» dice Samuel Lepine.
- 7 Marine Le Breton, sull’edizione francese dello Huffington Post, suggerisce di ripensare all’imperativo categorico di Kant: «Agisci solo secondo quella massima che tu puoi volere, al tempo stesso, che essa diventi una legge universale». Ciò che dovrebbe guidare una scelta è se la massima che determina la nostra volontà possa valere come legge universale. Solo in questo caso può essere considerata una legge morale efficace
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