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Laredazione

Giorgia, Matteo e lo spettro di Fini

Jun 24th, 2023
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  1. Giorgia, Matteo e lo spettro di Fini
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  3. di MARCELLO SORGI
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  6. Chissà se è proprio vero, come è stato fatto circolare ad arte ieri dopo l’inasprirsi delle polemiche tra Lega e Fratelli d’Italia, che Meloni sarebbe pronta a tornare al voto, se il suo alleato/avversario Salvini volesse portarcela, rompendo l’alleanza e mandando in crisi il governo, a soli nove mesi dal suo esordio. Il solo ventilare una minaccia del genere non sarebbe grande segno di lucidità politica per la premier che ha fatto fino a pochi giorni fa una cavalcata trionfale, dopo la vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Intanto perché basarsi sui sondaggi, la storia insegna, non sempre paga. Poi perché difficilmente una coalizione franata dopo così poco tempo potrebbe ripresentarsi di fronte agli elettori come se nulla fosse.
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  8. E ancora perché, per isolati che appaiano, i casi dell’ex-direttore delle dogane (e attuale assessore della giunta regionale calabrese) Minenna e dell’ex-deputato leghista Pini, nonché della ministra del Turismo Santanchè delineano un contorno da questione morale che non ha mai portato bene a partiti che, quand’erano all’opposizione, la morale la facevano agli altri. Inoltre Meloni dovrebbe tener presenti i precedenti della storia dei duelli politici nostrani: da quello ormai storico tra De Mita e Craxi, che nocque ad entrambi.
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  10. A quello più recente tra Prodi e D’Alema, che portò, sì, il secondo a prendere il posto del primo a Palazzo Chigi, ma con la caduta del fondatore dell’Ulivo anche alla crisi della coalizione di centrosinistra che tutti oggi rimpiangono, pur rissosa com’era, a fronte dell’irrealizzabile “campo largo” e all’abbonamento alle sconfitte determinato dall’impossibilità di costruire una nuova alleanza. Infine tutti ricordano la conclusione del patto tra Berlusconi e Fini perché avvenne in pubblico, in modo scenografico, con quella frase del leader di An rimasta nella piccola storia della Seconda Repubblica: “Che fai mi cacci?”.
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  12. Così finirono insieme la carriera politica di Fini e il Pdl, unico tentativo mal riuscito di far nascere il partito unico del centrodestra. Sono vicende recenti, l’ultima di appena tredici anni fa. E allora, sebbene sia chiaro che la Lega ha in corso un’offensiva politica contro Palazzo Chigi, e chiedere a Santanchè di presentarsi in Parlamento a chiarire è come chiederlo a Meloni che la sta difendendo, tocca a lei adoperarsi per riportare serenità all’interno della maggioranza. Può essere esagerato il lamento leghista che sostiene che la premier prima d’ora ne ha fatte ingoiare troppe al Carroccio, dalla nomina del nuovo comandante della Finanza a quella - mancata - del commissario per l’alluvione in Emilia-Romagna, che Salvini, da ministro dei Lavori Pubblici sostiene essere di sua competenza.
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  14. Ed è sicuramente riduttivo considerare tutto questo frutto della campagna elettorale per le europee del prossimo anno. In realtà, è evidente, non siamo in presenza di episodi isolati: la maggioranza è spaccata, in Parlamento è stata costretta ad assentarsi sul Mes, Meloni ha disertato l’ultimo Consiglio dei ministri per non amplificare le divergenze. Che la premier sia bersaglio di un attacco non può diventare un alibi. Tocca a lei, e soltanto a lei - specie adesso che non ci sono più i pranzi nella villa di Berlusconi - affrontare il problema e risolverlo.
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