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alionesdrake

aalalla

Aug 7th, 2014
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Never
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  1. Mi trovo a mio agio nel letto a baldacchino della camera. Pur essendo notte inoltrata il bagliore, provocato dall'intonaco bianco che persiste in tutto l'appartamento, si fa strada tra l'oscurità della notte. Mentre io continuo a roteare in un turbine di sensazioni e ricordi che mi impediscono di dormire, l'immagine di Peeta si fa strada nella mia mente ormai turbata. "Dov'è? Cosa gli stanno facendo?" Dopo l'esplosione dell'arena tutto ciò che ricordo sono le fiamme e il fuoco, come quelle che mi stanno incendiando di rabbia, "Perché sono a Capitol City?! Cos'è successo dopo i giochi?!"Centinaia di domande si insinuano nella mia mente e non posso soddisfarle, non posso dargli delle riposte così decido di dormire. Afferro bruscamente un cuscino e lo stringo a me, la Katniss forte, indistruttibile e combattiva è ormai svanita attraverso le lacrime che mi rigano il viso. Per la prima volta mi sento come una neonata: indifesa e impotente, riesco solamente a piangere mentre mi crogiolo in questo letto bianco e nero di disperazione.
  2.  
  3. "Perché mi hai lasciata Katniss, perché?" Prim mi viene a trovare nel sonno, il suo corpo e ricoperto di cenere, la sua faccia lacerata da schegge mentre brandelli di pelle le penzolano a destra e sinistra. Allunga una mano cercando di toccarmi per poi sbriciolarsi in (QUA CE VOLE LA PAUSA RICORDATE) polvere.
  4.  
  5.  L'immagine di mia sorella mi fa sobbalzare e svegliare con un grande urlo. Sono un mare di sudore dalla testa ai piedi. Il sapore metallico mi avvolge la lingua e pian piano apro gli occhi. Filamenti di luce illuminano la stanza riflettendo il bianco della camera. Ogni singolo oggetto dell'appartamento è di un bianco lucido che delinea la perfezione della Capitale nascondendo le sue mostruosità e le sue ingiustizie. Mi alzo dal letto stirandomi e poggiando i piedi sul marmo gelido, anch'esso bianco. Mi dirigo verso il salone dove una rosa bianca mi attende adagiata sul tavolino da caffè. Il fiore emana un odore sgradevole, un odore di morte. So chi me l'ha mandata, so chi è il mittente: Il presidente Snow. D'impulso corro verso il bagno dove i conati di vomito si fanno strada verso l'esterno del mio corpo distrutto. Sono uno schifo, voglio sparire, voglio addormentarmi e non risvegliarmi mai più ma poi le immagini iniziano a riaffiorare, Peeta, Prim, Gale, mia madre le ancore della mia vita, le uniche ragioni per cui ancora non mi sono arenata, le uniche ragioni per cui sto ancora combattendo. Più tardi mi stendo sul divano, l'ologramma è stato rimosso così non posso aggiornarmi su cosa sta succedendo lì fuori. E' un vero strazio e spero non si prolunghi più di tanto. Mi sento debole e stanca così decido di stendermi sul divano di pelle bianca. Ho notato che nell'appartamento non sono presenti orologi,così non posso scandire le ore rinchiudendomi in un luogo surreale imprigionata da ricordi che mi tormentano e domande a cui non so rispondere. Il mal di testa prende il sopravvento così mi impongo di rimanere sdraiata per il resto della giornata e attendere. Mi addormento e senza accorgermene mi ritrovo nell'arena, quel luogo mostruoso e umido dal cielo roseo. L'albero, Finnick, il lampo è successo tutto troppo veloce, troppo veloce per realizzare che la ragazza di fuoco aveva messo fine ai giochi e che tra le fiamme dell'arena la ghiandaia imitatrice aveva spiccato il suo primo volo verso questo appartamento angelico. Mi sveglio facendomi sopraffare dalla rabbia, così mi dirigo verso la porta scorrevole e inizio a prenderla a calci urlando, non mi interessa, che vengano e quando saranno qui sarò pronta a combattere. Come una richiesta, la porta scorrevole si apre con un leggero 'swish' e due pacificatori fanno irruzione nella stanza. Corro verso il divano allontanandomi da loro quando uno mi afferra il polso urlandomi di stare ferma. Mi dimeno e cado a terra girandomi supina e sferrandogli un calcio in faccia. Lui lancia un urlo di rabbia e dolore mentre l'altro mi tiene bloccata a terra. Con la faccia dolorante si rialza da terra e per la prima volta noto nella sua mano destra una siringa. La paura inizia a farsi strada sul mio corpo sotto forma di brividi sulla mia schiena. Non c'è niente che io possa fare. In piedi, incombe su di me «Questo è ciò che ti meriti puttana!». Mi infila l'ago nel petto e tutto si fa nero.  
  6.  
  7. Mi ritrovo sdraiata su un lettino d'ospedale in una stanza bianca avvolta da un alone di pura luce. Scombussolata mi sollevo e mi siedo sul lettino. Alzandomi mi si incrociano gli occhi e la testa si fa più pesante così sono costretta a muovermi lentamente verso l'uscita. Il vestito che indossavo nel'appartamento è sostituito da una tunica bianca costernata di diamanti. Evidenzio nella mia mente il pensiero che loro mi hanno vista nuda, che loro mi hanno lavata, che loro mi hanno vestita. Avvampo e mi vergogno di me stessa per essere stata così debole e così stupida. Mi avvicino verso l'uscita e al mio passaggio la porta si apre. Nell'altro lato della stanza ad aspettarmi c'è il presidente Snow. La sua folta barba sembra più bianca rispetto all'ultima volta; coperto da una veste rossa noto che al lato sinistro dell'abito una rosa bianca giace su un spillo d'argento e a fatica evito di tapparmi il naso. «Signorina Everdeen, l'aspettavo. Prego si accomodi». Mi incendio di rabbia e di confusione, penso di poter esplodere da un momento all'altro ma so che non posso farlo. «No, mi dica cosa sta succedendo, mi dica cosa ci faccio qui!» sbotto.
  8. «Signorina Everdeen non me lo faccia ripetere un'altra volta, si sieda.» ribatte impaziente.
  9. «Adesso lei mi dice cosa ci faccio qui. ORA MI DICE PERCHE SONO STATA TRASFERITA A CAPITOL CITY!». Incendiata dalla rabbia vaneggio senza riflettere. So perché sono qui, so perché mi stanno trattenendo più del dovuto. Sono io che ho scagliato la freccia, sono io che ho agito senza pensare alle conseguenze, sono io che ho messo fine ai giochi. Questi non erano i loro piani. Vedere la mia foto proiettata sul cielo accompagnata da un colpo di cannone, questo è quello che loro e lui volevano; la ragazza di fuoco svanire in cenere e bruciare per l'ultima volta. Invece eccomi qui a gridare verso l'uomo che metterà fine alla mia vita, sono pronta, non ho paura.
  10. Il presidente mi guarda sdegnato e poi il suo volto si plasma abbozzando un sorriso.
  11. «Signorina Everdeen lei non si rende conto della situazione in cu-»
  12. «Mi uccida ora, qui. Sono pronta»
  13. «Ohh, ma io non voglio ucciderla voglio solo punirla, quindi ora si sieda e mi ascolti per bene perché non ripeterò quello che sto per dirle una seconda volta. Lei e la sua banda di ribelli siete riusciti a creare una falla nel sistema, siete riusciti a mettere fine ai giochi riuscendoci impeccabilmente direi» Sarcasticamente sorride complimentandosi con me e con quelli che chiama 'I ribelli',  lo odio. «Purtroppo il loro scopo è ancora qui, in questa stanza e devo dire che è stata bravissima a recitare la sua parte, la parte della ghiandaia imitatrice. A mio grande dispiacere signorina Everdeen lei non spiccherà mai il suo volo perché lei e il suo gruppo di amici pagherete, oh se pagherete» mi guarda ed io rimango ipnotizzata da quegli occhi verdi  che mi osservano come se fossi una preda. «Non so di cosa lei stia parlando, voglio solo andarmene e tornare dalla mia famiglia, ora» ribatto.  
  14. «Con me non attacca signorina Everdeen, è stato il vostro scopo sin dall'inizio. Oh come sono stato stupido, come sono stato cieco. Pagherete TUTTI!» sbatte il pugno sul tavolo e io sussulto mentre lui abbozza un secondo sorriso. «Non so di cosa stia parlando glielo giuro, non ne ho la più pallida idea, mi lasci andare la prego». Queste parole suonano strane nella mia bocca, non ho mai supplicato nessuno, non mi sono mai sottomessa a nessuno. Ed ora eccomi qui, a pregare per la mia vita. «Forse lei non ha capito in che guaio vi siete cacciati. Avete sfidato me e tutta Capitol City. I giochi sono stati la conferma di quanto mi aspettavo, la gente sta combattendo lì fuori signorina Everdeen e non posso permetterle di prendere parte a questa battaglia. Lei non rivedrà mai più la sua famiglia, lei non rivedrà mai più il distretto 12». Le lacrime mi bruciano gli occhi e la gola si gonfia colma di rabbia, ho voglia di urlare, ho voglia di ucciderlo con le mie stesse mani. Non riesco a trattenere le lacrime e così scoppio sopraffatta dalla paura e dall'avvilimento, non riuscendo a celare la mia debolezza. «Pianga pure signorina Everdeen, perché è quando siamo deboli che tiriamo fuori tutta la nostra forza e io so che lei cercherà di combattere. Ma io le impedirò di farlo. Se vuole rivedere la sua famiglia dovrà fare come dirò io, cosa dirò io e quando lo vorrò io. Sono stato chiaro?» annuisco. «Bene» ribatte.
  15. Ad ogni suo movimento la puzza della rosa mi pizzica il naso facendomi venire voglia di vomitare. Mi scruta attentamente, studiando ogni mio singolo movimento.
  16. «Detto questo ecco le condizioni: come lei sa, molti uomini qui nella capitale bramano solamente di vederla ma lei, lei dovrà fare molto di più. Quello che le sto dicendo è che lei dovrà mettere a disposizione il suo corpo affinché si ricordi che lei è di mia proprietà, che lei è un minuscolo puntino in questa vasta nazione. Voglio farle ricordare che lei ha sfidato me ed ora io sfido lei signorina Evedreen, in un gioco che la distruggerà. Tutto ciò che mi rimane è il suo corpo e io farò di esso ciò che vorrò, come lei ha fatto fin'ora d'altronde. Ha messo a disposizione la sua immagine per incitare i distretti e io ora le farò incitare altro. Ricordi che esistono giochi molto peggiori a cui giocare. Io voglio rovinare la figura che lei ha innalzato, lei è un idolo e si comporterà come tale: si farà pagare se vorrà, si farà comprare tutto ciò che vuole e si farà circondare dalla lussuria. Il suo corpo è un simbolo, e le parole che escono dalla sua bocca pura speranza ma io la userò per far parlare quegli uomini, lei sarà la mia ghiandaia chiacchierona.
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