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Laredazione

Ordigni a grappolo, perché sono pericolosi e chi li usa ancora

Jul 9th, 2023
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  1. Ordigni a grappolo, perché sono pericolosi e chi li usa ancora
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  3. Il più celebre è Il«Taglia-margherite». Sganciato contro Bin Laden. Storia di un'arma che è stata vietata
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  6. di Lorenzo Cremonesi
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  9. La bomba a grappolo probabilmente più potente che i giornalisti della nostra generazione hanno potuto vedere esplodere in diretta durante una guerra è stata quella che gli americani chiamano in gergo Daisy Cutter, la taglia-margherite. Un cilindro pesante quasi 7.000 chili lanciato in alta quota da grandi bombardieri, con un paracadute che si apre a qualche centinaio di metri dal suolo (a seconda dell’intensità del vento), rallenta, quindi esplode nel cielo per intensificare l’effetto devastante su di un territorio il più vasto possibile e infine rilascia a pioggia migliaia di bombette minori, che in parte esplodono a loro volta e in parte restano potenzialmente letali a inquinare il territorio per anni e anni, in certi casi (specie nei deserti o in zone secche) per secoli.
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  11. L’osservammo cadere nel novembre 2001 verso le postazioni di Al Qaeda, alte tra i boschi e le morene sulle montagne di Tora Bora nell’Afghanistan orientale, dove si era rifugiato Osama Bin Laden con un manipolo di fedelissimi prima di fuggire in Pakistan. Noi eravamo forse a cinque chilometri di distanza in linea d’aria, ma l’effetto del calore e del vuoto d’aria fu terrificante, mentre le fiamme rossastre delle deflagrazioni si alzavano alte nel cielo. Ancora nell’estate del 2021 ci raccontavano a Jalalabad, la città più vicina a ciò che resta di Tora Bora, che ogni tanto un pastore o un contadino perde le gambe, o muore a causa delle cariche nascoste tra la vegetazione.
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  13. Perché, come dicono gli afghani, i vietnamiti, i ceceni, i libici, i curdi, i libanesi, gli iracheni e tutte le popolazioni che hanno avuto a che fare con le mine e le bombe a grappolo: le cariche esplosive è come se camminassero, vengono spostate per chilometri e chilometri dalla neve e dalla pioggia, persino dal vento, specie se sono leggere; una volta disperse sul territorio vivono di vita propria e diventa difficilissimo disinnescarle. L’industria militare Proprio la loro letale efficienza le vide diventare una delle armi più importanti e diffuse di tutti gli eserciti sin dalla Seconda guerra mondiale.
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  15. Le industrie militari di almeno 34 Paesi, tra cui quelli europei (Italia compresa), Stati Uniti, Israele, Egitto, Turchia, Cina, Russia, delle due Coree, le produssero in serie specie dagli anni Sessanta alla fine del secolo scorso. Inizialmente erano pensate per avere anche agenti chimici o biologici; alcuni modelli furono programmati per minare velocemente intere regioni: ogni bomba poteva contenere sino a 2.000 cariche di potenza variabile, dalle minuscole di pochi grammi «a foglia» antiuomo a quelle più pesanti in grado di mettere fuori uso i blindati. Dopo le guerre in Cecenia, Afghanistan e Iraq agli inizi del nuovo millennio si è cercato di vietarle.
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  17. Iniziò a Oslo nel febbraio 2007 e si arrivò agli accordi di Dublino nel maggio 2008 con la Convention on Cluster Munitions, che voleva bandire totalmente le bombe a grappolo. Vi aderirono circa 120 Paesi. Ma non gli Stati Uniti, la Russia o l’Ucraina. In Ucraina Sullo scenario ucraino le bombe a grappolo sono state utilizzate soprattutto dalla Russia, che non esita a spararle massicciamente sui civili. Del resto, sia la milizia mercenaria Wagner che i corpi di spedizione dell’esercito regolare russo, specie in tutte le guerre volute da Putin dalla Cecenia, alla Siria agli interventi in Africa, hanno regolarmente fatto ricorso a questo tipo di munizioni.
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  19. Oggi le bombe a grappolo che gli Stati Uniti invieranno in Ucraina dovrebbero in maggioranza essere proiettili standard Nato da 155 millimetri con un raggio poco inferiore alla quarantina di chilometri, con ognuna 72 cariche destinate ad esplodere all’impatto. A detta di Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, il loro «tasso di insuccesso», sarebbe inferiore al 2,5 per cento, contro quelle russe che l’avrebbero del 30 o 40 per cento. Il che significherebbe che quelle americane avrebbero meno impatto sul territorio nel lungo periodo.
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