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Laredazione

Quel cavallo non è un ronzino

Jul 12th, 2023 (edited)
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  1. Quel cavallo non è un ronzino
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  4. di Michele Serra
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  7. C’è un aggettivo che può aiutare a capire la vera e propria ribellione, piuttosto clamorosa, di una redazione della Rai al suo nuovo direttore. Questo aggettivo è “fisiologica”. Si tratta di una reazione fisiologica, ben più che ideologica o politica o sindacale, a una presa del potere così aggressiva e incauta da costringere le persone ad alzare la testa e a mettersi di traverso, chiedendo spiegazioni. Ovviamente c’è un casus belli, e tutt’altro che trascurabile: un servizio sulle accuse di violenza sessuale al figlio del presidente del Senato, La Russa, mondato delle parti considerate “non necessarie”.
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  9. Criterio già di suo non oggettivo, come ben sa chi fa il giornalista, che diventa però troppo soggettivo se a ispirare i tagli delle parti “non necessarie” è il desiderio di non disturbare la propria parte politica, il partito di Giorgia Meloni, alla quale il direttore Petrecca, figura di non primissimo piano del giornalismo radiotelevisivo, deve senza ombra di dubbio il proprio insediamento a Rainews. Ma il casus belli avrebbe potuto anche essere un altro, precedente o successivo, perché il problema non è il singolo contenzioso (normalissimo) tra un giornalista e il suo direttore.
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  11. Il problema è la pretesa, in fin dei conti ingenua prima che proterva, di utilizzare un’azienda anomala e in crisi d’identità, ma pur sempre rappresentativa di gran parte del Paese, e prima industria dell’informazione italiana, per un fine così smaccatamente di parte da costringere, ripeto costringere, chi lavora alla Rai a pretendere che se ne discuta. Anche chi tiene famiglia, ogni tanto, sente di tenere anche dignità professionale.
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  13. La mutazione del tigì di Rainews – parlo da ex fedele utente di quella rete – è stata repentina e impressionante: da classico tigì di informazione non facile da etichettare politicamente (mi è capitato spesso di confonderlo con il notiziario di Sky), autorevole proprio per la sua evidente vocazione a fornire notizie in quanto notiziario e non in quanto “narrazione” di questa o quella parte, quel telegiornale ultimamente è diventato qualcosa di molto simile a un house-organ governativa, affiancando i già proni Tg1 e Tg2 nella narrazione “patriottica”, tutta rivolta a esaltare l’alacre opera del governo mentre le Frecce Tricolori sfrecciano e la Vespucci salpa, e le opposizioni borbottano frasette di circostanza negli spazi (molto pochi) generosamente concessi.
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  15. La nuova classe dirigente ha sempre rivendicato come un merito la trasparenza dei suoi scopi e dei suoi metodi: vogliono “cambiare narrazione”, come se quella precedente fosse uguale e contraria alla loro: ovvero monocorde, ideologica, escludente, contundente. Ma chiunque valuti le cose con un briciolo di realismo - non scomodiamo l’obiettività: basta il realismo - sa che la storia della Rai, giornalistica e non solo, è piena di pecche anche gravi, ma è una storia plurale, almeno negli ultimi trent’anni (prima, la sinistra non aveva voce). Il famoso cavallo non sarà un destriero, ma non è nemmeno un ronzino al quale basta mettere una sella e un morso per portarlo a passeggio dove si vuole.
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  17. L’insorgenza dei giornalisti di Rainews contro il loro direttore non è un segnale da poco per quel palazzo, quegli uffici, quei corridoi. Ma non lo è neppure per il manipolo filogovernativo che forse si era illuso di una conquista facile in un territorio arreso. La Rai è per storia, e volendo anche per destinazione, un luogo promiscuo e un bene di tutti. Opportunismo e abitudine ad accordarsi amichevolmente con i nuovi capi sicuramente allignano lì come altrove (la Rai e l’Italia si assomigliano da sempre). Ma il troppo stroppia, e le maniere contano. Si consultino, i meloniani, con qualche valoroso superstite della Rai democristiana: gli spiegherà che il pugno di ferro è rumoroso e rovina le scrivanie.
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  19. Tutti sentono il fracasso e arrivano anche dagli altri uffici per vedere che cosa è successo. Quelli bravi comandano senza farsene accorgere. Questi qui, evidentemente, bravi non sono.
  20.  
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