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Laredazione

L’incognita della fase 2

Sep 25th, 2023
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  1. L’incognita della fase 2
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  4. di Carmelo Lopapa
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  7. Qualcosa non ha funzionato, serve una fase due, ammette la premier sostenuta dalla maggioranza più ampia che si ricordi dagli esordi della Seconda Repubblica ai nostri giorni. E lo sostiene, certo non a caso, in concomitanza col primo anniversario del successo alle Politiche 2022.
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  9. Un successo che spalancò le porte di Palazzo Chigi alla prima donna e alla prima leader della destra post-missina. L’anno breve appena concluso ha ridotto ambizioni, ha consumato promesse, ha tradito aspettative. In compenso, ha premiato familiari, ha consolidato potere, ha moltiplicato poltrone, ha ostentato il volto truce verso chi sbarca dalla disperazione senza riuscire a mostrarne uno autorevole ai partner e agli interlocutori europei. Ha dettato infine nuovi paradigmi culturali. Questo e tanto altro è stata la fase uno del “regno primo” di Giorgia.
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  11. «Qualcosa» è pronome indefinito che Meloni in queste ore riferisce generosamente alla sola emergenza migranti per confessare che sì, «qualcosa non ha funzionato». Ma può essere esteso più realisticamente all’intera azione di un governo segnato fin dai suoi esordi da una incapacità che ha travalicato l’attenuante dell’inesperienza e della transizione. Sia chiaro. Sarebbe un errore e un giudizio iniquo sostenere che tutto è stato sbagliato nei primi 365 giorni. La collocazione saldamente atlantista sullo scacchiere internazionale, la presa di posizione decisa e forte in sostegno dell’Ucraina e di Zelensky contro i soprusi dell’invasore russo Putin, vanno ascritte al capitolo dei meriti della Presidenza, come i reiterati aiuti militari all’esercito di Kiev.
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  13. Tanto più, a fronte delle malcelate ambiguità filo moscovite dell’alleato (e vicepremier) Matteo Salvini. I molteplici appelli a Ursula von der Leyen, il viaggio al suo fianco a Lampedusa, nelle ore in cui il capo leghista perorava la causa dell’antieuropeismo con Marine Le Pen sul palco di Pontida, lasciano aperto un filo di speranza in vista del delicato 2024 in cui si giocherà la partita finale tra le destre nazionaliste e l’Europa democratica. Allo stesso tempo, un apprezzamento va riconosciuto in chiave interna all’inasprimento delle pene per chi viola in modo spregiudicato il codice della strada e per chi commette abominevoli reati sessuali. Ma la lista dei “meriti” si chiude qui.
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  15. E si apre l’incognita della “fase due”, annunciata da una premier che entro i confini della “sua” Nazione e soprattutto fuori appare sempre più isolata. È come se Meloni si fosse resa conto che tanto, troppo, non ha funzionato e occorre mettere a registro il sistema. Sì, ma come? I terreni sui quali si giocherà il rilancio auspicato dall’inquilina di Palazzo Chigi sono essenzialmente due. Uno più complicato dell’altro. Il primo è un terreno, anzi una vasca ampia come il Mediterraneo. La coalizione che il 25 settembre del 2022 aveva sbaragliato gli avversari promettendo respingimenti in mare, porti chiusi e rimpatri forzati si ritrova il 25 settembre 2023 con 130 mila migranti approdati in Italia: il doppio dello scorso anno, il triplo rispetto a due anni fa.
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  17. Un plateale fallimento che nessun filo spinato, nessun Centro per il rimpatrio, nessun “pizzo” da cinquemila euro da estorcere ai diseredati in arrivo potrà compensare. L’Italia è stata lasciata sola, è vero. Ma la mancanza di una strategia diplomatica italiana ha avuto forse un ruolo determinante nell’isolamento. Ci sarà tanto da lavorare per costruire una politica credibile che vada oltre la propaganda sovranista e velleitaria dell’aiutiamoli a casa loro. Il secondo terreno per un rilancio, decisamente più delicato per le sorti future, sarà quello del bilancio e della stabilità economica che pericolosamente vacilla.
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  19. L’innalzamento dei tassi, la benzina a due euro al litro, l’insostenibile caro spesa sono alla base dell’incipiente calo di consensi battezzato dal Financial Times come la “fine della luna di miele”. Lo spread a quota 170, proiettato (secondo gli analisti) verso la soglia dei 200, e la tassazione dei profitti bancari pregiudicano la credibilità sui mercati finanziari e rischiano di mettere in fuga gli investitori. Quale sia la strategia del governo per far fronte a tutto questo, al di là della facile agitazione dello spettro del complotto internazionale, resta un mistero. Tanto più se Roma resterà l’unica capitale europea a rifiutarsi di adottare il Mes, il meccanismo che porterebbe quanto meno il nostro Paese a bordo di una scialuppa di salvaguardia provvidenziale in caso di future tempeste.
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  21. «L’Italia oggi è più credibile, stabile, ascoltata», è la somma che tirava la presidente del Consiglio l’altra sera al Tg1. A dire che non è così è la cronaca di tutti i giorni, da Bruxelles a Lampedusa, sono i saldi economici, le stime di crescita. Se Giorgia Meloni vuole davvero lasciare il segno, come dice, è giunto il momento di dimostrarlo.
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