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- Recensione di Istanti di vita
- Di Raffreefly gennaio 05, 2020
- Critica del prof. Luciano Domenighini
- A metà strada fra la silloge poetica e la raccolta di aforismi, immersa nell'atmosfera percettiva del tempo trascorso e perduto e con la vocazione del diario intimo, è quest'opera riepilogativa del bagaglio di memorie del passato in una messa a fuoco del presente che ha l'aspetto della pausa meditativa, della sosta chiarificatrice e, in più punti, il carattere di un'apocalisse privata, del "redde rationem", dell'autocoscienza e del conseguente giudizio annunciato e atteso, predestinato e inevitabile.
- Questa collana di riflessioni è calata in un clima psicologico sospeso,fermo, sull'ala di una sorta di "cupio dissolvi", percepito e cantato con languore più che con rassegnazione, con dolcezza più che con orrore. Il sereno e appagante autocompiacimento della ricapitolazione in luogo del terrore per una possibile capitolazione.
- La struttura a prosimetro che contrassegnava le sue precedenti raccolte ora si coagula e si omologa in una prosa poetica politonale, sempre divisa in numeri, dove labile è il confine fra la prosa e la versificazione. Sono toccate le corde della rievocazione, della riflessione filosofica, ma compaiono anche il commento cronachistico e l'immediata e istantanea descrittività di paesaggi e di emozioni. Su tutto aleggia un ineludibile senso di constatazione, di lucida presa di coscienza che non di rado trapassa in un motteggiare perentorio, definitivo, talora sentenzioso talaltra oracolare.
- Non mancano le espansioni sensuali, quella celebrazione entusiastica, quasi cerimoniale del piacere fisico che aveva caratterizzato le opere precedenti.
- Nondimeno qui compaiono anche momenti di sgomentata "empasse", di disillusione quando non di delusione, di distacco e di ripensamento, manifestazioni di uno spleen nichilista, di un'ebbrezza dell'abisso, di un incontro con il nulla azzeratore seppure rigenerante, scenario psicologico questo che , in passato, la poesia della Amoruso aveva solo, per velate allusioni, lasciato intravedere.
- Il N° 13, non per nulla titolato come "Riflessioni", fortemente meditativo è tuttavia rivelatore dello spirito più genuino dell'artista, della sua attitudine, tutta femminile, di affiancare e far concordare gli opposti: dopo aver inanellato, in un lungo e lapidario asindeto, più di venti affermazioni categoriche, analitiche, normative e istruttive circa il senso da dare alla nostra esistenza, la poetessa, in un subitaneo empito emotivo, trapassando dalla distaccata sentenziosità a un tono confidente e gioioso, conclude inneggiando alla vita: "La nostra vita/ Unica, irripetibile, magnifica"
- Due brevi "numeri" poi fanno da chiave di volta e di lettura di tutta l'opera e , in un certo senso, ne rappresentano il motore. La bellissima quartina rimata al N° 17 (3,7,7,4)
- "Attratti
- irreparabilmente
- dal fascino sottile
- della mente"
- dove l'avverbio che svolge per intero il terzo verso ("irreparabilmente") dà il senso e il colore alla strofa e la terzina al N° 20 (3,8,5) diacronica e struggente definizione di libertà.
- "Con gli anni
- ci si aggrappa alla libertà
- che non basta mai"
- Subito dopo ( N° 21) la poetessa riafferma quello che un suo leitmotiv, ossia l'orgoglio dell'identità di genere ( "Sono orgogliosa di essere nata donna/ E femmina/.....") rivendicando al sesso femminile la prerogativa di un'intelligenza superiore del mondo.
- Comprensione non solo e non tanto razionale ma, per così dire, "olistica" e comunque inoltrantesi in un'atmosfera extrarazionale, intuitiva e , infine, perché no?, anche prodigiosa.
- D'altra parte Raffaella Amoruso non è insensibile al fascino e alle prospettive di questa dimensione indefinita e misteriosa così come non disdegna di calarsi nel suo cerimoniale assumendone un ruolo magico ( N° 27: "Farò pozioni/ di magie d'amore/....), N°30: "Tu Sciamano/ gestisci l'anima mia amata/....").
- "Istanti di vita", in conclusione, pur restando sostanzialmente in linea con la sua produzione precedente, rappresenta un'ulteriore significativa tappa nella maturazione poetica di questa poliedrica artista.
- Luciano Domenighini
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