Advertisement
Laredazione

La coalizione senza bussola

Oct 19th, 2022 (edited)
18
0
Never
Not a member of Pastebin yet? Sign Up, it unlocks many cool features!
text 4.21 KB | None | 0 0
  1. La coalizione senza bussola
  2.  
  3. di Francesco Bei
  4.  
  5.  
  6.  
  7. Il 29 settembre scorso, 86esimo compleanno di Silvio Berlusconi, Putin firmava i decreti per riconoscere “l’indipendenza” delle regioni ucraine di Zaporizhzhia e Kherson, un’annessione illegale di territori conquistati con le armi. Quello stesso 29 settembre, mentre il Senato Usa approvava un nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina per 12 miliardi di dollari, le forze di invasione russe bombardavano con bombe a grappolo, vietate dalle convenzioni internazionali, dei civili a una fermata dell’autobus a Mykolaiv, mentre altri colpi di artiglieria colpivano un quartiere residenziale a Dnipro, uccidendo tre persone tra cui un bambino. In quello stesso 29 settembre, meno di tre settimane fa, veniamo a sapere dalla bocca del protagonista che Berlusconi si scambiava doni e «lettere dolcissime» con il dittatore russo.
  8.  
  9. Sembra la sceneggiatura di un film, eppure è tutto vero. Il caso scoppiato ieri, che non riguarda soltanto il leader di Forza Italia ma anche la Lega, con il presidente della Camera Lorenzo Fontana che fa da amplificatore alle note tesi russe sulle sanzioni «boomerang» per l’Occidente, è in fondo il caso Meloni. È il caso di una probabile presidente del Consiglio che si trova con due alleati che quotidianamente smentiscono la favola della alleanza unita, concorde e soprattutto “pronta!”, come da slogan elettorale, a prendersi sulle spalle un Paese che si sta nel frattempo avvitando in una doppia crisi economica e sociale.
  10.  
  11. Le parole dal sen fuggite di Berlusconi su Putin, al di là delle smentite di rito, non fanno che confermare una linea filo-russa che già si era clamorosamente palesata nello studio di Bruno Vespa alla vigilia del voto, quando il fondatore del centrodestra aveva sposato acriticamente la propaganda putiniana sulle «persone perbene» da piazzare a Kiev (a suon di bombe) al posto di Zelensky e della sua accolita di nazisti. È un problema per Meloni perché, quando tra pochi giorni sarà chiamata al Quirinale, quale linea di politica estera potrà mai esporre al capo dello Stato? Quella neo-atlantica del suo partito o quella delle due colonne russe della sua alleanza? Il caso Berlusconi è diventato il caso Meloni anche per un’altra circostanza imbarazzante.
  12.  
  13. A Forza Italia, nella spartizione delle poltrone, dovrebbe toccare la Farnesina per Antonio Tajani, di cui nessuno mette in discussione le credenziali di sincero europeista e filo-occidentale. Ma quando si discuterà di Ucraina, quando si tratterà di approvare il sesto decreto che invia (anche) armi ai resistenti di Kiev, Tajani risponderà a Meloni oppure al suo venerato capo politico che si è vantato ieri di essere fra i cinque migliori amici di Putin? Sono domande pesanti che investono il ruolo dell’Italia nell’Ue e nella Nato, la sua credibilità internazionale, dunque riguardano tutti noi, non soltanto i soci dell’alleanza uscita premiata dal Rosatellum. È passato meno di un mese da quel fatidico 25 settembre e sembra che la coalizione stia finendo in pezzi, vittima delle sue contraddizioni. Non c’è stato un chiarimento su nulla e bisogna dedurne che lo zuccheroso comunicato fatto uscire dopo l’incontro tra Berlusconi e Meloni a via della Scrofa, in cui si parlava di «unità di intenti e massima collaborazione» era soltanto una finzione. Molti se la sono bevuta, noi no. Il disaccordo è totale sulla politica estera e sui ministeri, con il braccio di ferro intorno a quello di Grazia e Giustizia.
  14.  
  15. E tocca anche l’altro centro nevralgico del conflitto di interessi berlusconiano, con il ministero dello Sviluppo e la strategica delega alle (tele)comunicazioni. Berlusconi non si rassegna, vuole entrambe le postazioni per assicurare un futuro a sé e alle sue aziende, ma soprattutto pretende per la fida Casellati la poltrona della Giustizia, per rilanciare in eterno la sfida all’ultimo colpo con la magistratura. Quello con Meloni è un conflitto che nasce politico, ma che via via si è trasformato in altro — caratteriale, generazionale, personale — e per questo è ormai impossibile da sanare. Quello con la «signora» Meloni è un confronto che non prevede più l’ipotesi del pareggio, per come si sono messe le cose, uno dei due deve perdere.
  16.  
Advertisement
Add Comment
Please, Sign In to add comment
Advertisement