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- Psiche.
- Si alzò dalla sua scrivania e si diresse verso i bagni dell'Università, intento a seguire il soggetto che stava esaminando. Ogni scusa era buona ed egli era convinto che il fine giustificasse il mezzo. Oramai ad Horace non restava nemmeno un minuto di privacy. Jes lo teneva sempre sotto controllo, in ogni suo movimento ed in ogni sua azione o interazione sociale. Ne era consapevole ma nulla poteva effettivamente dimostrare che fosse pedinato è sorvegliato ventiquattro ore su ventiquattro. Non esistevano prove, non riusciva a trovarle benché le sentisse davvero davvero vicine. Provò a parlarne a qualcuno ma nessuno gli credette e questo andò a deteriorare ulteriormente la sua già labile psiche.
- Povero ragazzo...
- Horace studiava alla facoltà di psicologia e nulla più di quel che aveva studiato finora lo aveva convinto del fatto che la maggior parte delle persone sono malate. Anzi, tutti lo erano. Si era accorto che Jes lo teneva d'occhio ormai da mesi e questo lo stava facendo letteralmente impazzire. Non gli importava di capire cosa volesse da lui o per quale motivo faceva tutto ciò, voleva solo che quest' incubo finisse.
- Agli occhi degli altri però Jes non era nulla di più che un normale studente e le violente parole di Horace venivano sempre sfatate. Nessuna imperfezione, nessuna prova.
- Non era neanche la prima volta che gli succedeva una cosa simile...
- Come sempre, le cose accadono perché c'è un qualcosa che le fa accadere... È un rapporto causa effetto quello che manda avanti il mondo, e Horace sapeva cosa doveva fare per far finire tutto questo. Doveva fare qualcosa, qualcosa che avrebbe ucciso la causa fermando quindi l'effetto, la perdita totale della sua preziosa lucidità mentale. Aveva una mentalità tutta sua sull'argomento, le sue soluzioni non sempre razionali sembravano però ai suoi occhi le uniche che avrebbero portato risultati.
- Devi uccidere i tuoi demoni per smettere di avere gli incubi.
- Horace aveva qualcosa di diverso quel giorno e Jes se ne era accorto. Perché stava andando in bagno proprio in quel momento? Jes sapeva che la sua "cavia" era abitudinaria e che non sarebbe dovuta andarci prima di mezz'ora.
- Oltrepassata la porta di legno che separava il corridoio dal bagno Horace si fermò ad aspettare mentre influiva una mano in tasca. Jes entrò e mentre con lo sguardo comincio a cercare dove Horace potesse essere andato a nascondersi un luccichio attirò la sua attenzione, seguito da un lancinante dolore alla pancia. Quei flebili raggi di sole che attraversavano la malandata finestrella dei bagni illuminavano di giallo la lama del coltello che Horace conficcò nella pancia del suo pedinatore, mentre un rosso scintillante comincio a colare abbondante dal suo stomaco.
- Girò il coltello e lo estrasse. Il corpo inerme di Jes cadde a terra con tonfo sordo. Era finita.
- Jes ripulì la lama e se andò a casa felice. Il suo incubo era davvero finito.
- Le settimane passarono, del misterioso killer dell'università nessuno seppe mai scoprire l'identità e le lezioni scorrevamo tranquille assieme alle giornate di Jes, che si era ancora una volta liberato del suo pedinatore.
- Si alzò dalla scrivania intento a seguire il soggetto che stava esaminando e si diresse verso il parcheggio facendo attenzione a non farsi vedere. Era troppo tardi, Horace si era già accorto che qualche altro malato lo stava pedinando.
- Certo non era la prima volta.
- Sapeva già cosa doveva fare.
- Questa pasta l'ho pensata dopo aver studiato Freud, ma non voglio che sembri una mia interpretazione del suo pensiero. Mi sono ispirato più che altro al fatto che il soggetto in questione, Horace, sia come gli svariati pazienti di Freud sofferenti di isteria - nevrosi - psicosi.
- Ho immaginato un istinto omicida latente in questo ragazzo che si è svegliato ed è stato alimentato dallo studio della psicologia. Il ragazzo, già segnato dalla nascita (come dice Freud) da questo problema, ha un grilletto di attivazione che in questo caso è stato la sua facoltà e quindi la psicologia stessa.
- Capitan ovvio : È chiaro che la visione distorta del ragazzo lo porta a pensare che tutti siano malati. Ogni volta il suo "pedinatore" è diverso e per smettere di vivere nel l'angoscia lui lo deve uccidere.
- Sono stanco. Ho studiato troppo per la maturità. È la mia prima pasta. Con tutto questo insieme spero nella vostra clemenza, Lol.
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