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Laredazione

Cara premier, cosa c’entrano i nostri migranti con le banlieu?

Jul 4th, 2023 (edited)
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  1. Cara premier, cosa c’entrano i nostri migranti con le banlieu?
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  4. di GIGI RIVA - scrittore
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  7. Un calcolo elettorale, unito al desiderio di occultare l'esito catastrofico del vertice europeo con i suoi alleati sovranisti che hanno bocciato il progetto di una equa distribuzione dei migranti, hanno spinto Giorgia Meloni a un'ardita analisi della rivolta delle banlieue, stabilendo un'assonanza tra i barconi del Mediterraneo e la Francia che brucia. Ieri, in un'intervista al Corriere della Sera, ha detto: «Le immagini che arrivano dalla Francia da un lato rischiano di rendere il tema (dell'immigrazione, ndr) ancora più critico, dall'altro mi auguro aumentino la consapevolezza sulla posta in gioco. Soltanto un'immigrazione gestita e regolare può generare integrazione.
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  9. L'alternativa è la separazione e la radicalizzazione delle terze e quarte generazioni». L'età media dei manifestanti, dati ufficiali del ministero degli Interni di Parigi, è di 17 anni, il 30 per cento degli arrestati sono minorenni. Tutti nati in Francia, cittadini francesi, figli, nipoti o bisnipoti, di magrebini, africani o mediorientali arrivati dagli anni 60 in poi, reclamati dalle grandi fabbriche che avevano bisogno di lavoratori. Un fenomeno analogo alle migrazioni interne dal sud al nord Italia. Chi doveva “regolare” trovò utile importare manodopera a basso costo. Seguendo, ed esasperando, il concetto di Meloni, forse l'auspicio era che quelle braccia non figliassero o non si facessero raggiungere dalle famiglie.
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  11. La Francia ha lo ius soli, inviso alle destre che continuano a preferire l'anacronistico ius sanguinis. Meloni si spinge oltre, incasella e cristallizza nel ruolo di migranti, giovani e meno giovani che non si sono mai mossi dalla Francia o sono stati nel Paese d'origine solo in vacanza. Migranti per cromosomi, insomma. Nella narrazione della sostituzione etnica, tout se tient, tutto si tiene, le masse dei barconi di oggi nell'immaginario distopico diventano i casseur di domani, pronti a mettere a ferro e fuoco le nostre città. Un'analisi non dissimile da quella di Marine Le Pen.
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  13. Piaccia o no a Meloni, le statistiche segnalano l'urgenza per la nostra industria di accogliere lavoratori, come prova il decreto flussi per il 2023 che in poche ore ha registrato 240 mila richieste contro gli 82 mila posti previsti. Se non altro per egoismo, dovremmo incitarli a venire. E allora sì dovremmo far tesoro degli errori della Francia. All'opposto di quanto crede Meloni, Parigi ha fallito perché non ha mantenuto la promessa di rendere tutti i suoi abitanti, senza distinzione di razza o religione, citoyen de la République, con pari diritti e pari doveri dei francesi autoctoni. Si è consolidato un razzismo strisciante.
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  15. Se hai un colore della pelle scuro, hai venti volte in più la possibilità di essere controllato dalla polizia: il 90 per cento di persone uccise a un posto di blocco come Nahel sono magrebini. Se mandi una richiesta di lavoro e hai un cognome “sospetto”, solo nel 3 per cento dei casi vieni considerato. Se vuoi affittare un appartamento in quartieri borghesi, succede lo stesso. Questa postura, reiterata negli anni e accentuata dalla crisi economica, ha aumentato la frattura tra due France, l'una per l'altra inconciliabili, agevolato la creazione di ghetti senza speranza, dove spopola la malavita e dove ha maggiormente attecchito la predicazione islamista. Almeno sino alla rivolta delle banlieue del 2005, la rivendicazione era per essere più francesi, usufruire dell'ascensore sociale che dovrebbe funzionare in ogni democrazia. La frustrazione per essere stati respinti dal bel mondo dei boulevard ha creato l'odio e la rabbia.
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  17. Tutto questo dovrebbe considerare Giorgia Meloni, se non vuole creare le condizioni per una terza o quarta generazione ribelle, continuando nella politica “prima gli italiani” e dando per scontato il significato etnico dello slogan.
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