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Feb 24th, 2018
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  1. I progetti riportati, seppur maturati in contesti geograficamente e strategicamente diversi (basti pensare alle differenze in termini di popolazione studentesca degli atenei in questione, da Padova a Cagliari, ndr) mostrano una comune linea di principio: la centralità della figura dello studente nella progettazione e messa in pratica dell’azione didattica, la sua tutela, e la sua crescita culturale e sociale. Se infatti dalla Dichiarazione della Sorbona, passando per il Processo di Bologna, si professava la volontà di portare lo studente al centro delle meccaniche didattiche, l’auspicio comune di iniziative volte alla crescita professionale della figura del docente universitario è proprio quello di creare un ambiente di apprendimento continuo e stabile, dove lo studente intraprendi una formazione di tipo lifelong learning, capace di instaurare una propensione (e dunque una metodologia) a perseguire un apprendimento continuo, che non si limiti ai meri contenuti trasmessi dai corsi di insegnamento.
  2. I progetti descritti mirano a farlo comunemente da un punto di partenza inamovibile: la ricerca. Non sorprende infatti notare che nella fase early di ciascuno di essi sia prevista una approfondita e strutturata ricerca in materia, supportata da workshop e seminari tenuti da esperti esterni di pedagogia e didattica, che precederà una messa in pratica che poi, a seconda di ognuno, si differenzia su una applicazione a medio-lungo termine. Il modello proposto con il progetto PRODID vede infatti la costituzione di un’Unità di Ricerca forte in ambito didattico, che veda anche il contatto diretto con università straniere dove sono già state attivate esperienze di successo.
  3. Acquisisce notevole importanza riportare il sondaggio effettivo delle esigenze e del contesto di applicazione: i bisogni e le rappresentazioni dei docenti emergono come un punto di partenza importante per formulare una strategia di azione ed individuare, laddove presenti, esempi lodevoli di progettazione e realizzazione didattica.
  4. Sebbene si mostrino come comuni nell’ideale perseguito e nella dimensione di partenza, le pratiche seguite mirano a toccare sfere diverse: si erge, per predisposizione e metodologia, il progetto DISCENTIA. Nella sua lente d’ingrandimento, infatti, vi è il perseguimento di forme didattiche innovative, con una formazione del corpo docenti incentrata fortemente sull’acquisizione di competenze in materia tecnologica (senza comunque trascurare il contributo formativo in ambito pedagogico-didattico) per portare una spinta di innovazione al tradizionale metodo della didattica frontale.
  5. Su un binario di longevità si inserisce invece il progetto PRODID, volenteroso di attestarsi come una struttura di apprendimento continuo, un vero “Teaching and Learning Center” che supporti gli organi di assicurazione di qualità di ateneo. Con l’occhio principalmente rivolto alla formazione dei docenti in ingresso, PRODID vuole portare in università una cultura di formazione del docente universitario, finora assente sul piano normativo istituzionale. La prerogativa formativa verso il “neo-assunto” non esonera il corpo docenti (ordinari e associati) dal seguire percorsi di miglioramento della qualità didattica: il progetto IRIDI, a riguardo, propone infatti a ciascun docente partecipante la proposizione di un progetto di innovazione della propria didattica, scegliendo uno degli argomenti trattati nell’attività formativa. Così facendo, in ottica proprio di un lifelong learning, non si esonerano i docenti strutturati (a cui, normalmente ed erroneamente, veniva assegnata una competenza in ambito didattico ritenuta scontata, vista l’esperienza maturata sul campo) dall’investire in ricerca e sviluppo didattico, seguendo il continuo mutamento della cultura, della società e, di conseguenza, del continuo affluire e defluire di studenti sempre diversi in esigenze, caratteristiche e stili di apprendimento.
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