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Laredazione

Meloni: “La lotta all’evasione non sia il pizzo di Stato”

May 27th, 2023
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  1. Meloni: “La lotta all’evasione non sia il pizzo di Stato”
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  3. La premier dice no ai controlli ai piccoli commercianti L’Ufficio parlamentare di bilancio: “Con la flat tax penalizzati i redditi medi”
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  5. di Valentina Conte
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  8. Una riforma del fisco senza coperture e che penalizza i redditi medi con la flat tax, favorendo quelli alti. L’Ufficio parlamentare di bilancio affida le sue considerazioni puntute sulla delega fiscale del governo Meloni ad una memoria che la presidente Lilia Cavallari trasmette alla Camera. Molte le criticità rilevate. La più importante riguarda il rischio che la riforma sia coperta in deficit: «Si metterebbe a repentaglio la solidità dei conti pubblici e la sostenibilità del debito nel medio-lungo termine». La premier Meloni, da Catania dov’è in campagna elettorale, difende con le unghie la sua riforma: «La sinistra dice che gettiamo la spugna sull’evasione. Mai. Ma la lotta all’evasione si fa alle big company, alle banche.
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  10. Non ai piccoli commercianti a cui chiedi il pizzo di Stato». Parole «gravi» per Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Pd. Meloni torna anche sul cuneo fiscale e dice che «il taglio sarà strutturale e più ampio, meglio del salario minimo». L’altolà dell’Upb arriva nel giorno in cui anche il Fondo monetario internazionale auspica per il nostro Paese «una riforma del sistema fiscale per migliorare l’efficienza e l’equità». Elementi che l’Upb non ritrova nello schema di riforma che Palazzo Chigi ha approvato, ora in discussione in commissione Finanze alla Camera, sommerso da 600 emendamenti.
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  12. Il viceministro all’Economia Maurizio Leo, autore della delega fiscale, risponde alle critiche. Assicura che le coperture si troveranno «con i decreti legislativi», attuativi della riforma. Scommette sulla crescita più generosa delle previsioni. Ribadisce che «noi di condoni non ne vogliamo fare». Punta sulla lotta all’evasione fiscale, visto il «tesoretto» dell’anno scorso. Poi sulla flat tax: «In molti casi non è neanche un vantaggio, è una logica di semplificazione». Non la pensa così l’Ufficio parlamentare di bilancio, che ne critica sia il «disegno a regime» che «la fase transitoria».
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  14. Non si capisce, dice l’Upb, se alla fine nella base imponibile dell’Irpef confluiranno anche le fonti di reddito oggi assoggettate a regimi sostitutivi, come la cedolare secca sugli immobili. Non si intuisce neanche a quale livello sarà fissata l’aliquota unica, visto che quella media dell’Irpef oggi è al 20% circa e al di sopra c’è il 14% dei contribuenti e quasi il 60% del gettito. «Non vengono fornite indicazioni - prosegue Upb - neanche sul meccanismo con il quale verrà assicurata la progressività e la capacità redistributiva dell’imposta», operando su detrazioni e deduzioni.
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  16. In attesa della flat tax, l’equità orizzontale viene tradita «ampliando il regime di favore per i redditi agrari» ed «estendendo la cedolare secca» ai locali commerciali. La «flat tax incrementale», estesa ai lavoratori dipendenti sui redditi extra da un anno all’altro, «riduce l’equità» e «altera in modo erratico il profilo di progressività dell’imposta». Ad esempio, due lavoratori con redditi diversi e che realizzano lo stesso incremento da un anno all’altro hanno vantaggi diversi: più ampio per i redditi alti perché risparmiano di più. Ma la stoccata più dura l’Upb la riserva al tema coperture. Ricordando che la delega ne prevede tre “zoppe”. Il fondo taglia-tasse, già prosciugato.
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  18. La lotta all’evasione i cui proventi non sono strutturali. Le risorse «di volta in volta recuperate» nei decreti attuativi. Ma quali? Per il 2024 ci sono solo 4,1 miliardi come «margini di bilancio», ma non sono «una fonte permanente». Dunque cosa rimane? Il deficit no, perché scassa i conti. Il taglio dei bonus fiscali sarà limitato, per salvare quelli intoccabili su famiglia, sanità, previdenza, istruzione, energia. L’unica strada sembra alzare altre tasse, ma qui si va contro il principio di delega. Il timore, come già detto da Bankitalia, è che a farne le spese sia il welfare italiano.
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