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Laredazione

La sponda del Quirinale con Berlino e Bruxelles

Sep 22nd, 2023
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  1. La sponda del Quirinale con Berlino e Bruxelles
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  4. di UGO MAGRI
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  7. Frank-Walter Steinmeier, come il presidente italiano, non mette becco negli affari di governo. Tuttavia in Germania è figura influente, ascolta e sa farsi ascoltare. Ecco perché è importante la giornata di ieri: Sergio Mattarella ha condotto il suo collega ad ammirare le perle della Sicilia; ma poi insieme hanno sorvolato le terre arse dagli incendi estivi e, subito dopo, il presidente ha accompagnato Steinmeier a incontrare i migranti dell’associazione Don Bosco 2000. I loro racconti sono stati un grido di umanità disperata e, anche, un modo per far comprendere agli amici tedeschi (tra i più diffidenti nei nostri confronti) come di fronte a questi drammi l’Italia stia facendo il possibile, cioè tantissimo, ma non ce la farà da sola.
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  9. Ci vorrebbe più Europa. Purtroppo l’Unione è ferma a trent’anni fa. Ancora vige il regolamento di Dublino che fu firmato nel 1990 quando, per capirci, al governo c’era Giulio Andreotti; a quel tempo sembrava normale che toccasse al Paese di sbarco farsi carico dei migranti in quanto ne sbarcavano pochi; ma oggi il problema è diventato epocale e i criteri di Dublino «sono preistoria», anzi «Pleistocene» nel duro giudizio di Mattarella. Tradotto in politichese, l’appello all’Europa sui migranti fa il paio con quello di due giorni fa sul Patto di Stabilità. Va bene il rigore, aveva detto Mattarella a Steinmeier, ma «non sia ottuso e cieco» come purtroppo s’è visto in passato.
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  11. Nella dura trattativa sulle future regole di bilancio, il presidente aveva voluto dare un segnale di unità del Paese: siamo tutti sulla stessa barca, guai a dividersi sulle cose serie. E proprio in questa chiave va letto pure il vis-à-vis di ieri sera con Paolo Gentiloni. Il nostro commissario europeo era stato accusato da Matteo Salvini e, a ruota, da Giorgia Meloni di non prodigarsi abbastanza per difendere gli interessi nazionali. La premier e il suo vice ne avevano voluto fare un capro espiatorio, uno sfogo delle frustrazioni a costo di indebolire l’unico referente italiano a Bruxelles e di aggravare il nostro isolamento in Europa. All’autogol del governo il presidente ha posto riparo incontrando il commissario e, soprattutto, facendolo sapere con un comunicato del Quirinale: in modo che nessuno dubiti sul contributo, prezioso, di Gentiloni.
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