Laredazione

Se la Russia va in frantumi è un problema anche per noi

Jun 26th, 2023
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  1. Se la Russia va in frantumi è un problema anche per noi
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  3. I rischi del golpe
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  5. di MARIO GIRO - politologo
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  8. Mosca come Khartoum? Ovvero: se utilizzi miliziani alla fine ti si rivoltano contro. La ribellione della Wagner è un’ammissione di debolezza: davanti a Bakhmut i miliziani hanno pagato un pesante tributo di sangue alla scellerata avventura voluta da Vladimir Putin e ora vogliono essere ricompensati. Probabilmente Evgeny Prigozhin, il fondatore della tenebrosa milizia, sperava nel posto da ministro della Difesa avvalendosi di alcuni sostegni interni alla “verticale del potere” del sistema russo. Altrimenti non si spiega come abbia potuto avvicinarsi coi blindati a Mosca senza essere attaccato.
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  10. Tanta audacia non è bastata per ottenere soddisfazione: ha dovuto trattare e poi retrocedere. Un’apparente mediazione bielorussa lo avrebbe convinto a ritirarsi. Cosa accadrà ai suoi uomini ancora non è noto. Ma il colpo per il Cremlino è pesante: la Russia è scossa da lotte intestine che non sono ancora terminate e fanno prevedere sorprese. Putin non ha più il totale controllo, come sembrò quel giorno in cui prese a male parole i componenti del consiglio per la sicurezza nazionale. La guerra ha sconvolto istituzioni che sembravano granitiche. Non sappiamo quale sia stato l’impatto del conflitto e della sua (disastrosa) conduzione sulle gerarchie civili e militari ma è lecito immaginare che qualcosa si sia rotto fin dall’inizio.
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  12. La scelta di utilizzare i miliziani della Wagner (originariamente selezionati per occuparsi d’Africa e poco più) o i ceceni era già di per sé un segno di inadeguatezza delle forze regolari russe. Forse si è trattato anche di una spia sullo stato d’animo della pubblica opinione, non così propensa a morire per il Donbass. Sta venendo giù il castello di carte della propaganda di questi mesi: sarà più difficile continuare a dare la colpa all’occidente nascondendo le carenze interne. Lo stesso discorso di Putin sul tradimento rappresenta il riconoscimento di un’impotenza. La situazione si è fatta pericolosa: al superficiale entusiasmo che il caos russo sta suscitando in certi circoli occidentali dell’est Europa, corrisponde il timore dell’amministrazione americana che Mosca sia fuori controllo.
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  14. Una girandola di nervose consultazioni tra i leader occidentali sta tentando di anticipare le possibili evoluzioni. La posizione di chi voleva “spezzare” la Russia, facendole pagare l’aggressione con una sonora punizione, mostra ora tutta la sua pericolosità: a Washington si dice apertamente che «è meglio un Putin che dieci sconosciuti in possesso di armi nucleari». Se in Russia davvero si aprisse una fase di frammentazione e di lotta intestina, sarebbero guai seri per tutti. Meglio tornare presto al realismo della politica
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