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Laredazione

Niente finanziamenti Ue per la Tunisia salta la missione di Piantedosi e colleghi

Apr 27th, 2023
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  1. Niente finanziamenti Ue per la Tunisia salta la missione di Piantedosi e colleghi
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  3. Ora si teme un’ondata di partenze. L’Olanda: “L’Italia non garantisce i diritti dei rifugiati”
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  6. di Leonardo Martinelli, Tunisi
  7. e Alessandra Ziniti, Roma
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  10. Solo parole, solo promesse. La strategia italiana per arginare l’enorme flusso di migranti dalla Tunisia verso Lampedusa, con la sua tragica coda di naufragi e morti, si infrange contro il muro di gomma di Bruxelles. Niente finanziamenti europei per Tunisi e nessuna cordata di Stati per anticipare sostegno economico fino a quando il presidente Saied non accetterà le condizioni del Fondo monetario internazionale per sbloccare il prestito da 1,9 miliardi di euro. Ipotesi al momento lontana. E l’attesa missione congiunta della commissaria europea Ylva Johansson e dei ministri dell’Interno di Italia, Francia e Germania, annunciata un mese fa, salta in extremis.
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  12. A Tunisi oggi è attesa solo la Johansson, che si limiterà ad una presumibilmente inutile moral suasion nei confronti del presidente tunisino verso il percorso delle riforme. I tre ministri dell’Interno, non avendo nulla da portare in dono, hanno preferito rinviare la missione. Il primo a tirarsi indietro è stato il ministro tedesco, allineato sulle posizioni di Bruxelles. Anche Gerard Darmanin, alla prese con una difficile gestione della politica sull’immigrazione in Francia, ha preferito rinviare e così il cerino acceso è rimasto all’Italia, il Paese più direttamente interessato dall’enorme aumento delle partenze verso Lampedusa, un’isola ormai allo stremo con oltre 3.000 presenze.
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  14. Un commissario appena nominato, una istituenda task force, impegni e promesse ma, con uno stato di emergenza inspiegabilmente mai entrato in vigore. Anche se il Viminale ha annunciato che garantirà i trasferimenti di 2.500 migranti grazie alla Marina e all’Aeronautica militare e la realizzazione di 850 nuovi posti di primissima accoglienza nell’isola per alleggerire la pressione. «Il ministro Piantedosi ha avuto un bilaterale in collegamento la scorsa settimana. Incontri in presenza vanno ancora fissati», si limitano a dire fonti del Viminale.
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  16. Ma l’imbarazzo, a Roma come a Tunisi, è palpabile. Piantedosi è già stato a Tunisi a gennaio insieme al ministro degli esteri Tajani e a fine marzo ha avuto un colloquio con il neoministro dell’Interno Kamel Fekih. Da Tunisi si guarda ormai ai tentativi europei di salvare il Paese con una buona dose d’impazienza. Per settimane si è creduto alle promesse del trio Meloni-Tajani-Piantedosi, diventati una sorta di investment bankers a favore della Tunisia, incitando mezzo mondo a mettere la mano al portafogli. Si è sperato che italiani e francesi potessero sbloccare alcuni finanziamenti prima del Fondo monetario internazionale. Ma il tempo passa e questa prospettiva non si concretizza.
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  18. Era già successo con il Qatar, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno promesso stanziamenti sostanziali, ma alla fine hanno deciso di non sbloccarli, finché l’Fmi non concederà il suo prestito. Il populista Saied ha paura della reazione del suo popolo, già toccato da una grave crisi economica, a questo programma lacrime e sangue. Con l’estate ormai alle porte, è del tutto evidente che lo stallo sugli aiuti rischia di compromettere qualsiasi accordo sul contenimento dei flussi migratori in partenza da Sfax o da Mahdia. Solo la notte scorsa la Guardia costiera tunisina ha fatto sapere di aver bloccato 17 tentativi di migrazione illegale, soccorrendo 524 persone a bordo di imbarcazioni in difficoltà al largo delle proprie acque territoriali. Nelle stesse ore a Lampedusa sono arrivate 700 persone, solo 125 delle quali su un peschereccio partito dalla Libia, tutti gli altri soccorsi dalle nostre motovedette su barchini di latta salpati da Sfax.
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  20. E l’Italia, vista dall’Olanda, non è da considerare un Paese in grado di garantire i diritti umani ai migranti. Il Consiglio di Stato ha infatti stabilito che i richiedenti asilo approdati in Italia e trovati su suolo olandese non possono essere rimandati indietro perché vi è il “rischio reale” che finiscano in strada, privati di necessità basilari come alloggio, cibo e acqua corrente.
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