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Laredazione

Quel che dice Hiroshima

May 27th, 2023
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  1. Quel che dice Hiroshima
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  3. I tram, il giornale, i sopravvissuti. Al G7, oltre a Zelensky, c’era l’identità di una città rasa al suolo e poi rinata
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  5. di Giulia Pompili
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  8. Attorno alle 2 del mattino di lunedì scorso arriva il via libera: i leader del mondo sono tutti decollati, le strade, soprattutto i ponti pedonali che collegano gran parte del centro di Hiroshima, possono cominciare a essere riaperti. Le forze dell’ordine iniziano a spostare i pannelli che fino ad allora avevano circondato la zona rossa. Da un preciso punto del ponte Aioi si riapre la vista su uno dei simboli della città di Hiroshima, il motivo per cui i leader di mezzo mondo durante lo scorso fine settimana si sono riuniti qui: il Genbaku domu, cioè la cupola della bomba atomica, lo scheletro di un edificio le cui luci si riflettono sul fiume Motoyasu.
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  10. E’ ciò che da settantasette anni resta di un palazzo in stile occidentale che prima del 6 agosto 1945 ospitava la fiera commerciale della prefettura di Hiroshima. Gli americani scelsero esattamente questo punto per sganciare per la prima volta nella storia Little Boy, il nome in codice dell’ordigno Mk.1 sviluppato dal progetto Manhattan: con la sua forma a T, il ponte Aioi era inconfondibile dall’alto. Ogni anno la presidenza del G7, cioè il summit delle grandi economie, la “cabina di regia” delle grandi democrazie, com’è stato definito recentemente, cambia. America, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia e Regno Unito si alternano equamente, e chi ha la presidenza di turno del G7 ospita le riunioni preparatorie, quelle ministeriali e infine il summit dei capi di stato.
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  12. A tutte le riunioni da qualche anno partecipano anche i rappresentanti dell’Unione europea, in forma regolare, e poi il paese che ha la presidenza di turno può scegliere di invitare alcuni paesi “ospiti”. Il governo di Tokyo quest’anno ha invitato un numero record di paesi: Australia, Brasile, Comore, Isole Cook, India, Indonesia, Repubblica di Corea e Vietnam. Per la riunione tra capi di stato, una delle più importanti degli ultimi anni, l’esecutivo giapponese guidato da Fumio Kishida non ha avuto dubbi sin dall’inizio: non c’è un posto più potente e simbolico di Hiroshima.
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  14. “Le fotografie delle rovine di Hiroshima mi hanno ricordato Bakhmut e altri posti simili, completamente rasi al suolo”, ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, volato di persona a Hiroshima a sorpresa, sabato scorso, dove era atteso in videoconferenza. Come tutti gli altri leader mondiali in città, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni al presidente americano Joe Biden, dal presidente brasiliano Lula al primo ministro indiano Narendra Modi, nella città del sud del Giappone anche Zelensky ha visitato il Museo della Pace, ha deposto i fiori al cenotafio di Hiroshima, si è inchinato per qualche momento di raccoglimento, accompagnato dal primo ministro Kishida.
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  16. Solo che la visita di Zelensky è stata organizzata la domenica pomeriggio, lontana dagli altri partecipanti, come a isolare un momento potente per le immagini di questa fase storica che attraversa il mondo: il leader di un paese aggredito, costantemente minacciato dall’uso di armi nucleari, in uno degli unici due luoghi al mondo dove un attacco nucleare è avvenuto davvero. Come da tradizione, anche durante la sua visita al Museo della Pace di Hiroshima Zelensky è stato accompagnato da un hibakusha, il termine con cui in giapponese vengono definiti i sopravvissuti ai due bombardamenti del 1945. Domenica scorsa è stata Keiko Ogura a raccontare la sua storia al presidente ucraino. Ogura, che oggi ha 85 anni ed è una delle attiviste più note contro il nucleare, il 6 agosto del 1945 aveva otto anni e si trovava in una casa a due chilometri e mezzo dal ponte Aioi.
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  18. La sua famiglia si era trasferita da poco, perché il padre, come molti altri a Hiroshima, aveva l’impressione che prima o poi il centro città sarebbe stato colpito (se ne parlava da tempo, gli americani stavano bombardando i dintorni da giorni). “Credo che Zelensky abbia solidarizzato con la gente di Hiroshima e abbia compreso gli orrori delle armi nucleari”, ha detto Keiko Ogura al quotidiano giapponese Asahi. Ha raccontato che Zelensky è rimasto in silenzio, “con un’espressione molto grave sul volto”, quando ha guardato lo schermo del museo che ricostruisce il momento della detonazione sulla città. Anche Keiko Ogura ha raccontato quel momento un milione di volte: era per strada, ha visto un lampo, poi è diventato tutto nero.
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  20. Dopo poco ha iniziato a vedere persone con vestiti e pelle a brandelli, arrivavano a casa sua a cercare aiuto, soccorso, e loro gli offrivano l’acqua, non sapendo che era stata contaminata. Il trauma di quell’evento, l’incubo di quei giorni andò avanti per anni, perché da allora lo stigma delle radiazioni accompagnò a lungo tutta la popolazione di Hiroshima. Già sette anni fa, quando il G7 fu ospitato ancora dal Giappone e l’allora primo ministro Shinzo Abe scelse come location Shima, nella prefettura di Mie, Keiko Ogura chiedeva ai leader del mondo di andare a Hiroshima a guardare con i propri occhi la distruzione della guerra.
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  22. Il 27 maggio di quell’anno nella città ci andò soltanto Barack Obama, il primo presidente americano in carica a visitare il memoriale e a pronunciare un discorso il cui inizio, oggi, a Hiroshima recitano tutti a memoria: "Settantuno anni fa, in una luminosa mattina senza nuvole, la morte cadde dal cielo e il mondo cambiò”. Tre anni dopo, anche Papa Francesco fece una storica visita a Hiroshima e Nagasaki. L’esplosione del 6 agosto uccise all'istante 80 mila abitanti dei 420 mila di Hiroshima, ma alla fine del 1945 le vittime arrivarono almeno a 141 mila a causa delle ferite e delle radiazioni. Ci sono centomila hibakusha ancora vivi in Giappone, quarantamila solo nella città di Hiroshima. Chi è di queste parti ha almeno un amico, un parente, uno zio, un nonno che è sopravvissuto a quel giorno di agosto.
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  24. Fumio Kishida, 65 anni, primo ministro del Giappone dal 2021, è nato a Tokyo ma da una famiglia originaria di Hiroshima ed è Hiroshima che ha rappresentato per tutta la sua carriera politica alla Dieta, il Parlamento giapponese. La città, tradizionalmente vicina ai partiti di sinistra, ha sempre apprezzato la “co - lomba” Kishida – che nel 1992 ereditò il distretto elettorale di suo padre, morto all’improvviso – e la fazione di cui fa parte e che oggi guida, la Kochikai, considerata centrista e liberale, contraria alla revisione militarista costituzionale del Giappone e a favore del dialogo diplomatico. Ma soprattutto la popolazione sostiene una delle fissazioni politiche di Kishida, quella contro gli armamenti nucleari: l’Enola Gay, il bombardiere americano che sganciò la Bomba su Hiroshima, uccise diversi suoi parenti tra cui suo cugino di quattro anni. Nel 2016 Kishida era il ministro degli Esteri di Abe, e l’invito a Obama a visitare la città arrivò, sembra, su suo suggerimento.
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  26. “Sono emozionata, oggi tutti questi leader guarderanno i simboli della nostra città e si renderanno conto”, dice al Foglio una giovane volontaria di Hiroshima che studia business. Ma non tutti sono stati così ottimisti. Durante una conferenza stampa che si è tenuta il 19 maggio, un gruppo di hibakusha ha spiegato alla stampa internazionale di voler essere sicuro che i leader globali capiscano bene il significato delle reliquie, delle immagini, dell’importanza della memoria che Hiroshima sta cercando di tramandare nel parco della pace e non solo.
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  28. “Temo che la passerella di oggi sia soltanto una passerella politica, Kishida la sta sfruttando perché era in calo nei sondaggi e con questa occasione sta rimontando soprattutto nel gradimento qui, nella zona del suo distretto”, ci dice un giornalista che segue la politica locale e che preferisce restare anonimo perché non autorizzato a parlare con la stampa. “E’ possibile che la sua popolarità aumenti e che decida di andare a elezioni anticipate, come succede spesso qui in Giappone, per rinnovare il suo mandato più forte. Ma c’è chi avverte una contraddizione in questo slancio per il disarmo: che senso ha farlo oggi, nel pieno di un riarmo generale e di necessità di più deterrenza, anche dell’ombrello nucleare americano in Asia?”.
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  30. Nei giorni del G7 diversi gruppi antinuclearisti hanno organizzato delle manifestazioni. Sabato mattina quattro hibakusha hanno sfilato, con la fascia bianca sulla spalla, attraversando le vie commerciali di Hondori – uno shotengai, cioè il mercato coperto tipico delle città giapponesi. Dietro gli hibakusha c’era una gran varietà di proteste: gruppi sindacali, alcuni manifestanti con i cartelli “no nuke”, anche in italiano “contro le armi nucleari”, un gruppo più ristretto dal messaggio ancor più apocalittico: “Diventiamo vegani o moriremo tutti”, si leggeva sul cartello con le facce di Kishida, Biden e Sunak e l’immagine del pianeta terra avvolto dalle fiamme. La polizia ha scortato questo centinaio di persone lungo tutto il percorso, ordinatamente, che scandiva lo slogan “No alla guerra, sì alla pace”. Una donna ha portato i suoi due figli alla manifestazione. Indossavano tutti e tre la maglietta con il girasole e la scritta: “No alla guerra, pace in Ucraina”. “La pace si può avere quando la Russia smette di occupare e di bombardare l’Ucraina”, ha detto al Foglio.
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  32. “Presidente degli Stati Uniti, scusati per l’attacco atomico e il genocidio a Hiroshima e Nagasaki”, si leggeva su alcuni camioncini posizionati strategicamente sulle strade principali della città sabato mattina, dopo poco circondati da agenti in borghese e poi allontanati. Soltanto domenica, nel giorno di chiusura del G7, c’è stata un po’ di tensione. La polizia antisommossa – che fino a quel momento non si era mai vista in giro per la città – si è scontrata con la testa di un corteo di estrema sinistra, a cui partecipava anche il gruppo estremista della Lega comunista rivoluzionaria. Non a caso, i media ufficiali della Repubblica popolare cinese hanno rilanciato più volte le immagini degli scontri, dando rilievo alle voci di protesta più che al vertice.
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  34. Ma la narrazione cinese, la politica, la diplomazia internazionale non hanno messo in ombra neanche per un attimo il personalissimo rapporto tra la città di Hiroshima e la memoria del disastro, il trauma della guerra, e il percorso verso la rinascita. L’ha raccontato quotidianamente la stampa giapponese in questi giorni, e soprattutto il Chugoku Shimbun, il giornale locale nella regione sud-ovest dell’isola principale del Giappone, il cui quartier generale si trova a Hiroshima sin dall’anno della sua fondazione, il 1892. Il Chugoku è stato uno dei primi media a dare la notizia dell’atterraggio di Zelensky a Hiroshima.
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  36. La Bomba uccise almeno cento dipendenti del giornale, quel 6 agosto, un terzo dell’intera redazione. L’edificio che ospitava il giornale andò a fuoco, danneggiando gravemente la parte della stamperia. Uno dei fotografi del Chugoku, Yoshito Matsushige, fu l’unico a scattare cinque fotografie del 6 agosto da dentro la città – ne scattò solo cinque, raccontò poi diverse volte, perché era impossibile guardare il resto della devastazione. Yasuo Yamamoto, direttore del reparto stenografico del giornale, quel giorno perse suo figlio, ma da quel momento fece del far ripartire la stampa del quotidiano la sua missione. Il Chugoku Shimbun ricominciò a far funzionare le sue rotative il 4 novembre del 1945, e la prima pagina del 5 novembre aveva come titolo d’apertura: “Quando verrà ricostruita la nostra città?”.
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  38. Jihei Yoshida, un giornalista di Hiroshima assunto subito dopo la riapertura del giornale, raccontò in un documentario che “la ricostruzione di Hiroshima e quella del giornale sono stati inesorabilmente legati. Eravamo determinati a ricostruire tutto”. E accadde con una velocità impressionante, nonostante il caos anche politico della città, che aveva perso nel bombardamento anche il suo sindaco, Senkichi Awaya. Eppure quattro giorni dopo il bombardamento le pompe dell’acqua ripresero a funzionare – per ripristinare il servizio del tutto ci vollero nove mesi.
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  40. Alcune linee dei tram, che ancora oggi sono uno dei mezzi di trasporto caratteristici di Hiroshima, furono ripristinate tre giorni dopo il bombardamento, compresi alcuni mezzi. Ancora oggi ci sono un paio di “A-bomb tram” che circolano per la città, simbolo indelebile dell’identità di Hiroshima. La ricostruzione da zero fu facile all’inizio, più complicata quella sul lungo periodo, su progetti costosi per cui la città non aveva budget. Nel 1949 il governo di Tokyo promulgò una legge che dava fondi speciali per la città e la definiva “città memoriale della pace”. L’articolo 1 della legge recita: "Hiroshima simboleggia l’ideale umano del perseguimento di una pace sincera e duratura”. L’anno successivo venne fondata la squadra di baseball degli Hiroshima Carp, simbolo della rinascita della città. Il primo ministro inglese, Rishi Sunak, al suo arrivo in Giappone la scorsa settimana si è presentato con i calzini rossi degli Hiroshima Carp non a caso.
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  42. “Anche in Ucraina vediamo ogni giorno immagini come queste”, ha detto Zelensky durante la conferenza stampa alla fine della sua visita al memoriale della pace. “Co - me possono gli esseri umani fare questo? Come possono le persone fare cose così orribili, soprattutto ai bambini?”. Eppure, ha detto Zelensky, “oggi Hiroshima è una città viva, vitale, moderna”: la memoria non si cancella, ma la ricostruzione è guidata dalla forza della speranza, a Hiroshima e a Nagasaki come in Ucraina.
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