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Laredazione

Il fascismo nel sangue

Jun 21st, 2023
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  1. Il fascismo nel sangue
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  3. Il caso Padova e le coppie omogenitoriali
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  5. di Chiara Valerio
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  7. Non mi viene in mente niente di più fascista del sangue. Il sangue che stabilisce parentele, gerarchie, eredità, tradizioni. Il sangue che consente di mantenere i privilegi. Il privilegio che è l’opposto e il contrario del diritto. Il fascismo, ancora prima di un'ideologia, di una memoria, dell’apologia di un reato, è una pratica. Una prassi quotidiana, anche amministrativa. Così, la cancellazione da parte della procura di Padova di tutti e 33 gli atti di nascita di bambini nati in coppie omogenitoriali e registrati, dal 2017 a oggi, da Sergio Giordani, sindaco, va nella direzione di riconoscere solo il sangue.
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  9. Per decreto del tribunale di Padova esiste solo il sangue, dunque, il genitore non biologico non ha diritti, non esiste. Cittadini e cittadine italiane senza tutti i documenti in ordine, anzi con nuovi documenti con un nuovo ordine. Uno Stato che non crea inclusione ma esclusione. Perché se il concetto fondativo della tua politica è il sangue, allora, a un certo punto, avrei bisogno di un sangue più puro. È, il nostro, un governo democraticamente eletto che straparla di Patria e di Nazione, ma che tratta bambini e bambine non come il futuro di quella Patria e quella Nazione di cui va riempiendosi la bocca con storie su natalità, ceppo, razza (aggiungete sinonimi qualsivoglia), non come una risorsa o come un’occasione, ma come una questione amministrativa.
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  11. La gestione e l’immaginazione politica di un Paese ridotta all’anagrafe. Quando nel 2012 per l’editore Laterza, Stefano Rodotà, pubblica Il diritto di avere diritti, non siamo ancora - d'altronde sono 12 anni fa – in un’epoca di tecnologia pervasiva come il nostro presente. Eppure, Rodotà osserva: “Bisogna allentare l’enfasi tecnologica, per evitare che la biologia cancelli la biografia. (…) Vi è una permanente eccedenza della persona rispetto all’insieme dei dati fisici e virtuali che la compongono”, sancendo il legame profondissimo (parlava, in quelle pagine di clonazione) tra tecnologia e riduzione della persona alla mera somma dei dati biologici.
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  13. Tutti però sappiamo, per esperienza diretta e per studi che vanno dalla genetica all’informatica alla profilazione criminale e soprattutto grazie alla letteratura, ai grandi racconti epici e tragici e picareschi, che la coincidenza tra l’individuo e il suo patrimonio biologico è falsa. Tutti sappiamo di essere il risultato di una interazione e di relazioni complesse tra dati genetici e dati ambientali (altrimenti gli psicanalisti non esisterebbero, non vi pare?) e che dunque diritto e garanzia – e su questo batte Rodotà – devono concentrarsi sulla relazione e non sulla mera salvaguardia di un dato biologico.
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  15. La salvaguardia del sangue – in questo caso, esiste solo la madre biologica – non assicura né diritto né Stato di diritto. È la prevalenza della biografia sulla biologia che garantisce l’autonomia e l’unicità della persona. Perché, dunque, il nostro governo democraticamente eletto si occupa di sangue, di biologia, riducendo amministrativamente un bambino a un dato, sottraendolo dunque alla relazione degli adulti che lo hanno finora cresciuto? Perché un governo democraticamente eletto non si occupa dello sviluppo del singolo individuo, ma tenta di annichilirne l’unicità riducendolo al sangue? La risposta è che è più semplice catalogare le persone in base ai dati che alle relazioni.
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  17. Ci vuole meno tempo. E così coltiva l’illusione di averle definite, di poterle raggruppare, misurare, gestire. Una visione merceologica della politica, priva di una prospettiva che non sia quella del profitto, senza sottolineare l’ulteriore contraddizione che un governo che non accetta i mutamenti del linguaggio al capo del quale c’è una donna che sceglie per sé declinazioni maschili – il premier, il presidente – crede, per decreto amministrativo, che un bambino smetta, da un giorno all’altro, di chiamare mamma chi ha sempre chiamato mamma. Come se i nomi fossero etichette – ancora qui pura merceologia – come se “mamma” fosse una formula e non, soprattutto, come sappiamo tutti, una relazione: biografia e non biologia
  18.  
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