Laredazione

Suonala ancora internet

Jun 21st, 2023
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  1. Suonala ancora internet
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  3. La musica vecchia sfida la nuova e conquista il 70% del mercato Usa In Italia successi per i tour di Venditti-De Gregori, Vasco e The Who
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  6. di MARINELLA VENEGONI
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  9. Oggi, solstizio dell’estate, è la Festa della Musica. Che non ha più il rilievo dei primi tempi, già un po’ affossata com’è fra i rituali abitudinari dell’industria ingorda, e da un mercato quasi completamente coperto dallo streaming e dalle sue leggi ferree, con i 515 milioni di abbonati nel mondo a Spotify che regolano l’agenda, 219 dei quali in Europa. Dati che riguardano i primi tre mesi del 2023, ma che in realtà non possono da soli raccontare tutta la diversità e la ricchezza che quotidianamente si aggira per le teste capricciose di queste passioni, legate alle emozioni, ai ricordi, alle vite che si stanno costruendo o disperdendo.
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  11. Non solo di streaming vive la musica, ma poi che musica è? Nell’ultimo anno, lo spauracchio di coloro che di questo vivono, e guadagnano, è diventato un giornalista e ricercatore americano di origini italiane, Ted Gioia, che aveva pubblicato su Atlantic.com un suo studio, secondo il quale negli Stati Uniti le vecchie canzoni rappresentano il 70 per cento del mercato musicale, mentre le nuove produzioni godono di una fetta che va dal 15 al 5 per cento, e generano hit che – questo è il punto – non hanno lo stesso impatto culturale del materiale che le ha precedute, e diventano quindi episodi di un momento, di moda, di emulazione con gli amici.
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  13. E qui si capisce meglio il significato dell’enorme gap simbolico fra i due mondi, la differenza tra Taylor Swift e Bob Dylan o i Police, se ci fosse bisogno di spiegarla. Perché di questo soprattutto parla il nostro Gioia, e dice anche che nessun discografico o produttore musicale, pronto al negazionismo più totale in una materia che è l’origine della sua professione e dei suoi guadagni, si avventurerebbe mai in una discussione: «Ascolto ogni giorno 3 ore di musica, so che là fuori ci sono proposte buone, ma l’industria musicale ha perso la capacità di scoprire e nutrire il talento.
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  15. Come mai? Per via delle denunce di copyright violato, che li inducono a non ascoltare le cose che ricevono e che lasciano lì inevase. Se oggi ascolti un demo, fra 5 anni puoi esser denunciato per averne rubato la melodia». Va detto che negli Stati Uniti la produzione contemporanea, se si escludono appunto la Swift, Beyoncé e pochi altri, fatica – a differenza di un tempo – persino a raggiungere i mercati internazionali; mentre nel nostro Paese la situazione è diversa, il rap negli ultimi anni si è mangiato una bella fetta di mercato; e che l’Italia viva in regime di autarchia (anche) musicale lo si vede dalle classifiche finali del 2022, che danno 10 su 10 nomi locali: in testa Sfera Ebbasta, seguito da Lazza e thasup. Solo ottava l’unica donna, Madame.
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  17. Ma sappiamo che qui, nel pop, (complice Amadeus) negli ultimi anni le donne hanno poca fortuna. «I tycoon del ramo hanno perso la fede nel potere di redenzione e di cambiamento di vita che impregnava la vecchia musica», sentenzia Gioia. E così capiamo un po’ di più, noi in Italia, quel riapparire delle cosiddette vecchie glorie: l’entusiasmo che ha fatto volare frotte di tutte le età ad ascoltare gli Who l’altra sera a Firenze, l’attesa che c’è stata per Springsteen e la delusione generale a Ferrara per non aver lui detto una sola parola sull’alluvione (ma nessuno lo aveva informato, pensate), la differenza fra un evento e quel succedersi imminente di nomi scialbetti sul prato di San Siro, in una gara a chi fa più spettatori.
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  19. È un altro mondo, un’altra attenzione, un altro entusiasmo che tocca gli spettatori italiani: l’attesa spasmodica per i concerti annuali di Vasco Rossi, il successo di Venditti e De Gregori che insieme stanno girando da più di un anno e aggiungono sempre nuove date. E che sorpresa suscita l’ottantanovenne Ornella Vanoni, ogni volta che mette il naso fuori casa? Sono cose strane. Fatti che in fondo si riverberano sulle classifiche dei vinili, con gli onnipresenti nei secoli Pink Floyd e l’ingresso degli ormai venerandi 883 al primo posto lo scorso venerdì. Ma poi anche nei negozi di vinile, hanno la loro da dire.
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  21. Enrico, bel locale in corso Raffaello a Torino: «Ho lasciato il vinile della compilation di Sanremo 23 sempre in vetrina, e non me l’ha mai chiesta nessuno. Ma ieri mattina è arrivato un sedicenne e voleva un album di Simon&Garfunkel: gli ho chiesto per chi era, ha detto che lo voleva per sé. Italiani? Dalla, De Gregori, Battisti, Battiato. .. vanno via che è un piacere, tutti ragazzi i compratori». Ecco, quella musica dell’anima che ti fa sognare di cambiare il mondo, a differenza che i primi 10 in classifica di Spotify, è ancora lì che disturba le classifiche.
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