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- Confindustria vede nero: “Crescita fragile”. Fmi e Bce spingono per alzare ancora i tassi
- Gli industriali in allarme per l’indebolimento dell’economia italiana. In calo investimenti e domanda estera, ma l’inflazione resta troppo elevata
- di FABRIZIO GORIA
- Tutti rallentano, Italia compresa. È scuro il quadro macroeconomico tratteggiato da Confindustria. A reggere sono le costruzioni, ma «l’industria perde terreno», evidenziano gli economisti di Viale dell’Astronomia nel rapporto di giugno. I segnali di indebolimento «sono in aumento» e «la crescita è più fragile». Inoltre, «gli investimenti sono deboli» e la domanda estera è in contrazione. L’inflazione continua a preoccupare e intaccare i risparmi delle famiglie, che hanno ridotto i consumi di beni alimentari.
- Nuovi rialzi dei tassi arriveranno perché il lavoro di normalizzazione della Banca centrale europea «non è ancora terminato», spiegherà la presidente Christine Lagarde da Sintra. Con essi, un possibile ulteriore deterioramento economico. La stagflazione, ovvero il mix tra stagnazione e fiammate dei prezzi, è ciò che l’Italia non può permettersi. Eppure, come evidenziato dagli analisti di Confindustria, permangono dubbi sulla tenuta della ripresa. Si continuano «ad accumulare segnali di indebolimento, specie per l’industria e le costruzioni, sebbene il +0,6% del Pil italiano nel 1° trimestre frutti una crescita già acquisita di +0,9% nel 2023».
- Fattori positivi sono «il settore dei servizi che avanza, pur a ritmi più moderati, il prezzo del gas che resta basso, l’occupazione che continua ad aumentare (+0,2% in aprile), alimentando il reddito disponibile totale delle famiglie». Tuttavia, «l’inflazione lenta a scendere e i tassi in aumento frenano consumi e investimenti, mentre la fiacchezza nei mercati di sbocco ferma l’export italiano». A preoccupare è il credito. Come fatto notare da Confindustria, «il tasso pagato per i prestiti dalle imprese italiane è salito ancora in aprile (4,52%)». Inoltre, «le condizioni sempre più onerose stanno sempre più frenando il credito bancario, che è in forte riduzione (-1,9% annuo in aprile)».
- La ragione è dovuta alla normalizzazione della politica monetaria della Bce. I 400 punti base di rialzi dei tassi, percorso iniziato nel luglio 2022, non è ancora terminato. Occhi puntati per strette sia a luglio sia a settembre. E a ricordarlo è, dal Forum della Bce di Sintra, è anche la vice direttrice generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), Gita Gopinath. «Le banche centrali, compresa la Bce, devono continuare a combattere l’inflazione elevata ora e anche a perfezionare la strategia futura per affrontare nuove sfide», ha detto. E poi la richiesta di una presa di coscienza. «Riconoscere tre scomode verità può aiutarli ad avere successo», ammonisce Gopinath.
- Primo, «l’inflazione sta impiegando troppo tempo per tornare all’obiettivo». Secondo, «le tensioni finanziarie potrebbero generare tensioni tra i prezzi delle banche centrali e gli obiettivi di stabilità finanziaria». Terzo, «è probabile che le banche centrali subiscano maggiori rischi di inflazione al rialzo rispetto a prima della pandemia». Un messaggio diretto a Lagarde, che dovrà decidere come bilanciare i rischi di una recessione, nel peggiore dei casi, e quelli di una stagflazione. Sul fronte italiano, il quadro è in evoluzione. Come spiega Sylvain Broyer, capoeconomista Emea di S&P Global Ratings, «c’è un aspetto curioso. Insieme al Regno Unito, l’Italia è il Paese europeo dove abbiamo rivisto l’outlook economico a breve termine in modo così sostanziale.
- Ci aspettavamo una crescita molto contenuta quest’anno e una crescita maggiore l’anno prossimo». Invece sarà vero il contrario. «L’Italia crescerà di più quest’anno che il prossimo», evidenzia Broyer. «Un grande fattore trainante è la politica fiscale. Siamo rimasti sorpresi dal forte aumento dei consumi e quindi della spesa pubblica nel primo trimestre, che probabilmente è correlato al Superbonus. Non pensavamo che avesse un impatto così grande sul Pil, specie sul fronte della spesa», rimarca. Quindi, è lecito attendersi uno scenario di bassa crescita e alta inflazione ancora per larga parte del prossimo anno.
- A peggiorare la situazione, le complicazioni a livello geopolitiche e le dinamiche internazionali. Preoccupa la sforbiciata di S&P sulle stime di crescita della Cina, passate al 5,2% dal 5,5% sull’onda di consumi in flessione e mercato immobiliare in difficoltà.
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