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Jan 20th, 2019
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  1. 20:38    Christian: [ Da Qualche Parte ] Difficile dire dove si trovi il Detective in questo momento. Anzi, ad onor del vero potrebbe rivelarsi perfino impossibile stabilire la sua ubicazione. La stanza in cui si trova è per lo più buia, rischiarata unicamente dal bagliore di un gran numero di candele, non meno di cinquanta, sparse un pò ovunque su ogni punto possibile della stanza. Che stanza è, al momento, non è dato saperlo. Ciò che, invece, è dato sapere, è che ciò che egli sta aspettando è l'arrivo di Herin, la quale dovrebbe ormai essere in dirittura d'arrivo nel caso avesse seguito le disposizioni dategli dallo stesso Detective, prima, e dall'uomo incaricato di prelevarla da casa, poi. Sempre nel caso avesse seguito alla lettera tali indicazioni, ebbene, fino a questo momento avrà percepito chiaramente una durata del viaggio in macchina piuttosto lunga, non meno di una ventina di minuti. Potrebbe, a dire il vero, aver perfino capito che l'automobile in questione è di grossa cilindrata, stando al rumore del motore, riconoscibile in tal senso anche da un totale profano. Una volta terminato il viaggio, Logan le avrà certamente chiesto di scendere dall'automobile, dopo averla parcheggiata, avvertendola di fare attenzione a dove mette i piedi e, nondimeno, porgendole un braccio a cui appoggiarsi durante la camminata. È un terreno sconnesso quello sul quale la rossa si sarà trovata a camminare, sicuramente non asfaltato o ubicato nel centro cittadino. Ad avvalorare tale ipotesi, oltre a rumori che richiamano quelli di un bosco, o simili, ci saranno sicuramente stati alcuni versi di animali, per lo più grilli, a dire il vero «sta attenta, qui, o rischi di inciampare» le dice Logan, facendola palesemente deviare dalla direzione che stava prendendo, ridacchiando poi sotto i baffi subito dopo «....quella testa di cazzo del tuo fidanzato sarebbe capace di scorticarmi vivo se solo ti sbucciassi un ginocchio» e se la ride, bonario, segno che quell'insulto non ha poi molto dell'insulto, dopotutto. La camminata, in realtà, non durerà poi molto, e nel momento in cui terminerà Herin potrà sentire distintamente il rumore di un chiavistello che viene girato e, successivamente, una porta che viene aperta. Un piacevole calore proviene dall'interno di qualsiasi ambiente sia appena stato aperto ma, in questo momento, Logan non la sta più sorreggendo. Herin, infatti, potrà accorgersi di come lui abbia ritratto il braccio -qualora lei l'avesse mai afferrato per sostenersi- e potrà successivamente sentire la sua voce «ci siamo...fai venti passi in avanti e poi fermati. Non preoccuparti, non ci sono muro o ostacoli contro cui puoi sbattere» una breve pausa, quindi un ultimo saluto «divertitevi» ultima, apparentemente allontanandosi. Apparentemente, perchè l'ultima cosa che sentirà Herin, prima che la porta le sia chiusa alle spalle, sarà un fischio di media intensità, al seguito del quale calerà il silenzio. Ancora nessun segno da parte del Detective, almeno non prima che lei abbia compiuto quei passi che Logan le ha detto di fare.
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  3. 21:05    Herin: [ ??? ] A essere onesti, ha potuto vagliare poco del percorso. Accomodatasi sul sedile, non ci è poi volto molto perché la stanchezza avesse ragione di lei facendola appisolare grazie alla guida tranquilla dell’amico diChristian. Volente o meno, gli occhi sono stati tenuti chiusi e vi è stato pure una piccola protesta nell’essere indotta al risveglio, avvenuto con un istintivo sbattere delle palpebre che le ha fatto focalizzare solo il vetro, qualche ombra ancora indistinta per il rincoglionimento. Ed ecco che la mano destra, coperta completamente da un guanto di lana grigia, corre a coprirle gli occhi « Scusa! Scusa, scusa!» ripete, mortificata a mille. E anche un po’ bambinesca, in questo. Stiracchiarsi non dura molto, e deve farsi aiutare a scendere dal mezzo di trasporto. Il rumore delle suole degli stivaletti – un modello privo di tacco e foderato con un po’ di pellicciotto sintetico all’interno per mantenere il piede al caldo, tonalità di grigio similare ai guanti- è uno strusciare non contro una pavimentazione. La fronte si aggrotta mentre il naso e la parte inferiore del volto si affossa nel colletto alto del giaccone imbottito che indossa, riparandosi ulteriormente dietro la pashmina verde acqua. « mhhh..» riflette, rinnovando con perplessità lo strusciamento « M-ma..» tentenna, ridendo leggermente «..sei sicuro che è qui che dobbiamo essere? Non mi sembra un posto.. molto a prova d’equilibrio!» . E mentre la mano sinistra cerca il calore della tasca, causando un leggero rumore metallico che potrebbe far desumere il giochicchiare con delle chiavi o delle monete, accoglie con piacere il sostegno che le viene offerto «.. premetto che non ci tengo molto a tornare sul posto di lavoro, per oggi» . Si sforza di tenere gli occhi chiusi, trovando una certa difficoltà a camminare con fiducia nell’ambiente sconosciuto. Certo è che i suoni che sente la fanno fermare con un cenno di ritrosia, di dubbio, non poche rassicurazioni dovranno esserle date durante il percorso. E altrettante volte, l’amico di Christian dovrà aiutarla a non rendere lesivo qualche inciampo sul terreno sconnesso, che le fa commentare « Meno male che ho optato per i jeans, oggi». Poiché sono quelli che avvolgono e mantengono al caldo le gambe. Un modello aderente che segue l’armonia delle forme, evidenziandole fin quando il cappotto non occlude possibili sguardi che osino risalire fino alle natiche. Da lì, al collo, è totalmente imbaccuccata. Persino i capelli, fatta eccezione per qualche ciocca ribelle, non si mostrano un granchè. Probabilmente sono raccolti sbrigativamente da non essere riuscita a catturare ogni singola ciocca, ma la berretta di lana, che copre anche le orecchie a momenti, non permette di cogliere molto altro. Ai lobi sono visibili un paio di orecchini in tinta con berretta e sciarpa. Gli unici visibili, anche se facendo attenzione alla mano destra, il guanto non riesce a occultare del tutto un leggero rialzamento dall’anulare. Vi è sollievo, senz’altro, dopo che il chiavistello girato le permette – avanzando di qualche passo- di cogliere più calore. Sebbene alla cieca, si gira verso l’amico di Chris, che ringrazia per l’accompagnamento. Chiusa la porta, rimane apparentemente da sola. Ancora senza aprire gli occhi, e strofina energicamente le mani tra loro «…Chris?» richiama il compagno, sbuffando nella coppa che le mani formano al fine di scaldarsi. Accenna qualche passetto. « Ehm..» rendendosi poi conto di non averli affatto contati, di fatti si blocca all’istante « Oddio, quanti ne ho fatti?» Cerca di indietreggiare con cautela, fintanto che non avverte contro la schiena la porta chiusa. Un sospiro di sollievo, e questa volta si concentra sull’indicazione. Anche se avanza molto, molto, cauta. La mano destra non può fare a meno di restare sollevata, in avanscoperta, potrebbe pur sempre credere di andar dritto e, invece, sbattere all’improvviso contro un muro.«..dieci.. dodici..» mormora, approssimandosi sempre più al luogo X.
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  5. 21:27    Christian: [ Da Qualche Parte ] Non durerà poi molto il dubbio dell'ignoto provato da Herin, poichè nel momento in cui avrà terminato di compiere quei passi che le sono stati indicati, potrà avvertire chiaramente, di fronte a sè, il rumore di una porta che viene aperta. Ed alcuni passi, diretti verso di lei, lenti, misurati, come se l'individuo che ora si trova con lei nella stanza non avesse alcuna fretta di raggiungerla ma cercasse, invero, di prolungare il tempo della sua attesa. Non passerà poi molto prima che Herin si senta posare le mani sui fianchi con una delicatezza che dovrebbe riportarle immediatamente alla mente l'immagine della persona che ha compiuto questo gesto. E quand'anche tale consapevolezza non giungesse, ci penserà proprio la persona in questione a fugare ogni possibile dubbio «sei stupenda, piccola» le sussurra all'oracchio, rendendosi così immediatamente riconoscibile all'orecchio della rossa «...e dopo due settimane che non ti vedevo lo sei ancora di più» Herin potrà quindi sentire, poco dopo, a meno che non si ritragga, il tocco leggero delle labbra del Detective che andranno a cercare le sue in un contatto fugace ma al contempo intenso, sebbene non particolarmente profondo «tieni gli occhi chiusi ancora un pò, manca ancora poco» ultima, cercando di darle un secondo bacio, al seguito del quale Herin potrà chiaramente percepire uno spostamento da parte del compagno, il quale si sarà portato dietro di lei, posandole nuovamente le mani sui fianchi e, successivamente, incitandola con una leggerissima spinta ad avanzare nuovamente, guidandone i movimenti. Passerà a dire il vero poco tempo, non più di una manciata di secondi, prima che le mani del Detective si serrino con un poco più di forza sui fianchi di Herin, in un tentativo di comunicarle che può fermarsi, ora «apri gli occhi, piccola» le sussurra all'oracchio, mantenendosi dietro di lei. E nel momento in cui aprirà gli occhi, Herin si troverà davanti una sala da pranzo di dimensioni tutto sommato contenute, al centro della quale si trova un tavolo al quale, ad occhio, possono trovare posto approssimativamente otto persone. Al centro del tavolo, sulla linea della lunghezza, si trovano due candelabri nei quali sono state inserite quattro candele ciascuno, la cui luce illumina fiocamente l'ambiente circostante, assieme alle luci più piccole di una cinquantina di lumini sparsi su ogni possibile ripiano della stanza. Sulle mensole, sul tavolo stesso, sul ripiano del camino. Letteralmente ovunque. L'ambiente circostante, nello specifico, è una stanza dall'arredamento piuttosto rustico, in stile coloniale, nel quale è possibile osservare un camino acceso in fondo alla stanza e, intorno, alcuni trofei di caccia, raffiguranti per lo più cervi, cinghiali ed affini. Ma la parte più consistente della sorpresa è sul tavolo, rappresentata da quella che a tutti gli effetti è una cena decisamente sontuosa, costituita da quello che sembrerebbe essere un tacchino di grosse dimensioni, posto su un vassoio decorato con foglie di lattuga, frutta ed altre cose commestibili. Uno di fronte all'altro, al centro del tavolo, sono stati preparati due posti a sedere, per ognuno dei quali sono stati disposti un piatto, le posate ed i tovaglioli, il tutto con uno stile che ricorda molto da vicino il rustico, cosa che invero, unitamente al percorso fatto precedentemente, potrebbe perfino far intuire a Herin dove si trovino. Infine, al centro, sul tavolo, si trova una bottivlia scura, presumibilmente vino rosso, già aperta e con due calici pronti ad essere riempiti «....sai....il mio numero fortunato è il 7. Ed è anche il giorno del tuo compleanno, il 7 Maggio» una breve pausa, mentre l'abbraccia da dietro, cicendo i suoi fianchi con entrambe le braccia «....due giorni fa abbiamo compiuto sette mesi insieme e così.....ho pensato di festeggiarli in modo speciale. Questo è il posto dove tutto ha avuto inizio, dove la nostra storia ha avuto inizio» parole che dovrebbero togliere ogni dubbio a Herin riguardo alla location in cui si trova «....e tutto questo è per ringraziarti, piccola mia....per questi mesi passati insieme. Grazie.....di tutto» ultima, cercando di darle un leggero bacio sul collo.
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  7. 21:59    Herin: [ ??? ] Ferma istintivamente il passo, la fronte corrugata nella percezione del suono della porta. La mano si ritrae lentamente, con cautela, mentre le labbra si stringono e strofinano in un leggero disagio che non consente alle spalle, o alla postura in generale, un gran rilassamento. Si percepisce tangibilmente un irrigidirsi istantaneo nel momento in cui le mani dell’uomo le raggiungono i fianchi, si schiudono le labbra senza produrre suono, forse una protesta che è lì lì per nascere. Fintanto che.. il calore della voce, della SUA voce, non giunge all’udito. E allora lei si placa. Gradualmente, con tanto di lieve sospiro di sollievo. Il risultato è uno sbuffo grazioso, caldo, che raggiunge le labbra dell’uomo poco prima del contatto con le proprie. Contatto da cui ella non si ritrae, semmai cerca contatto con il petto di lui. Tocca il torace, anche se le dita sono bloccate sotto i guanti che non permettono un gran gioco di tastazione. Ma è ostinata, e persiste nel volerlo toccare. Le fermerebbe sui pettorali, chiudendo le mani a pugno. Il volto si inclina debolmente seguendo con docilità il desiderio che si conferma vivo in entrambi, legando le bocche in un bacio intriso di sentimento, della voglia di rivedersi. Anche se le labbra della rossa sono tutt’altro che calde. Sono quelle di Chris a dar loro un po’ di tepore. Se ne separa a fatica, con una protesta poco accentuata che altro non è se non un mugolio contrariato. E pronta a riaprire gli occhi, fa in tempo solo a fessurarli che si affretta a rendersi nuovamente cieca su indicazione di Chris. « Oh! Oh..scusa! credevo..» scuote il capo un poco, ed espira un poco frustrata. « certo. Sono moolto affascinante, così conciata.» ritrae le mani, che ricadono lentamente verso i fianchi. «una stupenda pupazza di neve, semmai» . dissimula un brivido che la percorre per intero, provvedendo a scaldarsi il volto ripetendo l’espediente dell’alito gettato sulle mani, che riporta al volto, su cui il gelo ha chiazzato del rossore sparso tra naso e guance. « Tu sai che più resto cieca, più il mio baricentro totalmente fallato rischia di vedermi accasciare stesa per terra con la convinzione di esser comunque nella giusta direzione, vero?» incalza con la battuta, sebbene resti obbediente e ferma sul posto, in attesa di lui. E non si fa attendere poi molto. Smuove blandamente i fianchi, quando di nuovo fermati dal tocco del Detective. Recettiva, inizia a camminare cauta come la sospinge. Quell’input viene totalmente assecondato. Per i passi necessari. Ed è altrettanto obbediente quando le viene lasciato percepire che ha coperto la distanza corretta, che è il momento di fermarsi. Può essere colto un fremito, probabile che sia elettrizzata benchè si sforzi di star immobile. Il piede destro non riesce a frenare l’impazienza, e batte il tallone ripetutamente. Ora sì, che può aprire gli occhi. E nonostante la brama, si prende tempo per farlo. Certo è che gli occhi di lei, tanto espressivi da potervi leggere agilmente ogni sentimento che possa attraversarli, si sgranano per la sorpresa evidente, e conduce le mani alla bocca. Su di essa si intersecano, bloccando un gridolino eccitato. Quanto le abbassa, non sfugge altro che un « Oh..» che trasuda ammirazione, di una dolcezza estrema. E così, ferma a osservare quanto la circonda, è facile abbracciarla. In quell’abbraccio si scioglie, da appoggiarsi e sostenersi contro il petto dell’uomo « Chris è…» perde la parola, eccessivamente emozionata nel tono di voce da esitare. Non pare in grado di trovarle, le parole per descrivere lo stato d’animo. E sembra che il tentativo di baciarla sul collo – cosa improbabile per la chiusura del giubbotto e la presenza della sciarpa- riesca comunque a farla ridacchiare, come l’avesse solleticata. Cercherebbe di spostarsi in avanti, bramosa di vedere da vicino tutto quanto. Vi è un entusiasmo persino infantile, nel farlo. Un bambina impaziente davanti ai regali di natale. Quale gioia, nella sua risata. Lieta, spensierata, che potrebbe condire ogni suo passaggio da una parte all’altra della stanza. «.. è tutto stupendo!» cinguetta, girandosi in direzione del compagno. Un broncio leggero e gradevole che le fa sporgere il labbro inferiore in avanti, mentre si strofina il retro della testa con la mano «..avessi saputo.. mi sarei preparata meglio». In effetti l’abbigliamento è molto casual, adeguato al rigido freddo che attanaglia Cleveland. Giusto sul volto c’è più premura, con un trucco neutro che enfatizza la dolcezza dei tratti di lei, e un cenno di ombretto verdeacqua che non solo si abbina in colore a parte dell’abbigliamento. Amplifica la percezione del colore degli occhi di lei.
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  9. 22:16    Christian: [ Maneggio - Sala da Pranzo ] Voltandosi verso di lui, Herin potrà finalmente vedere l'abbigliamento del Detective, composto da una camicia nera a maniche corte -essendo in location interna e con un camino acceso- lasciata fuori dai pantaloni, insieme ad un paio di jeans neri stretti in vita da una cintura di pelle, dalla quale parte una catenella che va a terminare dentro la tasca posteriore dei jeans. Ai piedi, infine, indossa un paio di scarpe da ginnastica nere, mentre al pollice della mano destra vi è un anello con su incisi disegni che ricordano dei draghi «è proprio per questo che non ti ho detto niente. La cena è solo metà della sorpresa» ridacchia, ammiccando «...e per quello che viene dopo avrai bisogno di un abbigliamento comodo. E credo che tu abbia già intuito di cosa si tratta, non è vero?» sorride complice, alludendo ovviamente al fatto che, trovandosi al maneggio nel quale si sono messi insieme, il proseguimento della serata sia piuttosto ovvio «prima, però....direi che è il caso di goderci la cena, che ne dici?» mormora, avvicinandosi a lei e cercando di aiutarla a togliersi la giacca e la sciarpa, qualora lei lo lasciasse fare, cercando nel caso di "prenderle in consegna" poco dopo «dalle a me, queste....anche i guanti. Te li vado a mettere a posto. Tu siediti, intanto, io torno subito» dirà infatti, allontanandosi poco dopo salvo obiezioni da parte della rossa, con il palese intento di riporre, momentaneamente, i capi di vestiario attualmente inutili di Herin «il tacchino non l'ho preparato io» ammette, con un tono decisamente divertito, ridendosela sotto i baffi, cosa chiaramente percepibile, peraltro, ad udito «...l'ho fatto preparare da un mio amico che lavora al Morton Steakhouse...mi doveva un favore, diciamo così» non scende nei dettagli, probabilmente non ritenendolo necessario, ma in ogni caso nel momento in cui tornerà nell'altra stanza -ammesso e non concesso che ogni suo intento sia andato a buon fine- si soffermerà a guardare Herin per qualche momento, sorridendo dolce verso di lei «...magari i pupazzi di neve fossero sexy come te» ridacchia, prendendola bonariamente in giro, avvicinandosi al posto dove dovrebbe essersi seduta lei, se avesse assecondato la sua richiesta «ma in ogni caso....io trovo che la vera bellezza di una donna la si possa vedere quando è al naturale, quando non si trucca o si acconcia i capelli, quando si veste con i primi stracci che trova a portata di mano, magari perchè deve uscire di fretta o per una breve commissione....o quando, magari, si è appena svegliata. Ecco, li capisci cos'è la vera bellezza, secondo me» addolcisce un pò il tono della voce, adesso, cercandone lo sguardo «....non ho bisogno di vederti truccata o messa in tiro per pensare che sei bella, Herin. Mi basta guardarti in ogni singolo momento per pensarlo» ultima, chinandosi per darle un ennesimo bacio, più leggero tuttavia.
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  11. 22:47    Herin: [ Rifugio|Maneggio - Sala ] Giratasi verso il compagno, si imbambola. Letteralmente. Lo guarda assorta, trasognata, per un luuungo periodo. Contempla l’intera sua figura, amorevole nello sguardo che gli dedica e di cui è il solo protagonista. Un vivido apprezzamento che attraversa lo sguardo, contornato da un arrossire lieve ma percettibile. « Non so..» esita, iniziando a sfilare i guanti dalle mani. Denudata la mano sinistra, allora sì che l’anello di fidanzamento all’anulare si rende ben visibile, un brillio che le fiamme del camino talvolta enfatizzano. Fatto sta che i guanti vengono piegati e messi nella tasca. Una tasca che deve essere abbastanza piena da non permettere che quei due accessori possano essere totalmente ficcati all’interno. Sporgono leggermente. Guarda il camino, poi lui. Il tutto suggendo l’interno guancia con fare indeciso. « Fa.. molto freddo. Non rifiuterei, di solito. Tuttavia..» in effetti le temperature di Cleveland sono tutto, meno che clementi. Ben diverso da una notte estiva, e solleva una spalla con un che di mortificato « poi rischiamo di prenderci un malanno. Non è meglio stare..» allarga le braccia, in un’allusione più che ovvia nell’abbracciare figurativamente l’ambiente che li ospita «..qui?» azzarda, una proposta che scema nel preoccuparsi di obbedire al consiglio del compagno, partendo dall’allentare la zip del giaccone che, nell’aprirsi, rivela un maglioncino soffice che – guarda un po’- ha per tonalità ancora il verde acqua. Un involucro di morbida lana, dal modello largo abbastanza da lasciar percepire solo velatamente quanto possa esser prosperosa di seno, e il cui unico decoro è qualche traforo ornamentale verso le spalle, sotto cui si capta un tessuto bianco, forse una canotta. Se qualcosa impreziosisce la vista di tanta semplicità, altro non è che la catenina dorata da cui pende la metà sinistra di un cuore spezzato. Anche la sciarpa viene allentata e, successivamente, consegnata a Christian, cui viene rivolto un educato cenno della testa « Grazie. Attento alla giacca però..» gli raccomanda, amabile «..non mi sono portata nessuna borsa, e nelle tasche ho racchiuso un mondo. Potrebbero esserci oggetti dissidenti che vogliono provare l’ebbrezza della caduta libera» . In ultimo consegna anche la berretta. Il che scompiglia anche più i capelli, dandole un’aria leggermente stravolta che tenta di mitigare passano le dita tra le ciocche, per lisciarle. Separata da Christian, si avvicina alla tavola. La percorre per tutta la sua lunghezza, sfiorandone la superficie con le dita come fosse intenta a carezzarla, o disegnarvi una linea invisibile che ha termina come si posiziona dalla sedia all’estremità più vicina al camino. QuandoChristian torna, la trova già seduta. Le gambe accavallate, un gomito appoggiato sul ginocchio rialzato mentre la mano relativa accoglie come un cuscino la guancia di lei, il cui sguardo è perso nello scoppiettare vivace delle fiamme. Ne parrebbe ipnotizzata, e il volto risulta addolcito dal colore più uniforme e sano dell’incarnato – ora che si sta scaldando- quanto dal sorriso che trapela con discrezione a lato della bocca. Distacca la guancia dalla mano, ponendosi più composta con la schiena mentre lo ascolta. Il sorriso si distende, rilassato. « anche perché mi veniva spontaneo chiederti dove potessi esserti intrufolato per cucinarlo, visto che ho occupato casa tua» . E si incanta, nuovamente. Rispetta il parlare del compagno con un ascolto attento, gentile. A cui pone termine soltanto per complimentarlo «..hai sempre parole meravigliose, dovresti valutare il scrivere un libro» asserisce ciò, non facendo niente di più che sussurrarlo. Forte della vicinanza tra loro. Protende il volto, sollevando il mento, per incontrarne il bacio. Pressa le labbra contro le sue, dandovi uno schiocco a stampo persino giocoso. E non si distoglie se non per pochi millimetri, lo spazio per potergli sussurrare, con devozione « mi sei mancato tanto..»
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  13. 23:05    Christian: [ Maneggio - Sala da Pranzo ] «Nah» ridacchia, alla sua proposta di scrivere un libro «purtroppo l'arte non fa per me...preferisco dedicarmi ad altro, sinceramente» ammicca, ricambiando il bacio e sbuffando una risata divertita contro le labbra di Herin, a causa di quello schiocco con cui lei termina il bacio, sorridendo dolcemente un attimo dopo «anche tu mi sei mancata, piccola...non vedevo l'ora di tornare da te. In effetti sono tornato Giovedì a Cleveland....gli ultimi giorni li ho spesi per organizzare la tua sorpresa» un attimo di pausa piuttosto lungo, a dire il vero, segue quelle parole, alle quali ne seguono altre «....se te lo stai chiedendo ho dormito in ufficio. E Giovedì sera sono passato a trovare Neal. Credo.....» e se la ride piuttosto divertito, ora «....di aver dato una bella spinta alla sua storia con Michael. A me sembra ovvio che ne sia innamorato.....e Michael, beh......è come te, sotto quel punto di vista. Non è tipo da andare a letto con una persona senza provare qualcosa che vada oltre all'attrazione fisica. Non ne siete capaci, nessuno dei due» plausibile che stia volutamente omettendo di menzionare il periodo in cui l'hanno effettivamente fatto, segno che probabilmente quel periodo non intende considerarlo, come se nemmeno fosse mai successo «ma magari ne parliamo dopo.....ora....voglio dedicarmi solo a te....a noi» abbassa appena la voce, allungando le mani verso le posate, diverse da quelle nei pressi del piatto, iniziando ad affettare il tacchino, se Herin non lo interromperà in alcun modo «comunque, si....possiamo anche rimanere qui. In effetti abbiamo a disposizione il maneggio fino a domani sera, possiamo passare qui la notte, volendo» la guarda di sottecchi, senza esprimere a parole il proprio pensiero ma lasciando che siano solo i suoi gesti, le espressioni del volto e gli sguardi a comunicare quello che all'effettivo sarebbe la sua idea su come concludere la serata «il tacchino l'ha cucinato qui, il mio amico....di la c'è una cucina piuttosto spaziosa....» spiega, terminando di porre nel piatto di Herin una porzione di tacchino piuttosto consistente, ultimando poi l'operazione con il riempire per 3/4 il suo calice con del vino rosso. Sangue di Giuda, per la precisione. Fatto questo, se lei non lo fermerà o tratterrà altrimenti, aggirerà il tavolo e ripeterà la medesima operazione per il proprio piatto e per il proprio calice, sedendosi solo una volta che avrà terminato tutte queste operazioni «buon appetito» ridacchia, cercandone lo sguardo col proprio e concludendo con un «vediamo com'è 'sto tacchino....che male che vada impicco il tizio che l'ha cucinato» una battuta, chiaramente, sarà facile rendersene conto. Nonostante tutto, però, non si fionderà subito sul cibo, com'è suo solito fare. Attenderà difatti che sia Herin a prendere il primo boccone, iniziando a mangiare solo successivamente. E per diverso tempo rimarrà a tacere, un paio di minuti, forse, fino a quando non rialzerà lo sguardo su di lei e, dopo aver preso un sorso di vino, esordirà con un «.....hai già pensato a quando celebrare il matrimonio?»
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  15. 23:39    Herin: [ Rifugio|Maneggio - Sala ] Concorda con il compagno, sebbene ciò si esterni esclusivamente per il suo annuire e niente altro. Non parla, di fatti. Semmai ascolta, rapita anche solo dal modo che hanno le labbra di lui di muoversi nel pronunciare le parole. Si lascia sfiorare dal tono della voce del compagno, e sembrerebbe scoccargli un piccolo rimprovero a seguito della sua ammissione « cattivo. Avresti potuto venire a casa. In ufficio sarai stato scomodissimo!» obietta vibratamente infatti, esternando preoccupazione. Ma la rabbonisce in fretta. Basta passare a un altro argomento, a Neal. A Michael. E le ciglia di lei sfarfallano con viva curiosità, e un affetto che si trasmette negli occhi. Dritto dal cuore. « lo spero» mormora, e la mano si chiude a pugno per soffocare un colpo di tosse che più che esser tale, presuppone un certo disagio. Di fatti, zitta zitta, ruota il busto e le gambe in modo da esser frontale alla tavola imbandita. Le mani si raccolgono l’una sull’altra, una posa tanto composta quanto intrisa di un imbarazzo abbastanza ingente da farle abbassare il mento e fissare l’anello , quello che il mignolino sfiora soltanto. In pieno accordo con la proposta di lui, accenna ad annuire risultando forse un po’ mogia rispetto prima, ma non meno che delicata nel sorridergli in un modo che cerca di trasmettere rassicurazione « E’ un’idea che mi piace. Non poco» . Osserva piuttosto distrattamente le operazioni di taglio del tacchino, di fatti molto più si concentra sul volto del compagno, con il quale prosegue a conversare dopo averne ascoltato la replica al proprio appello al buon senso. Gli sorride con delicatezza. « Lo preferirei. Non è male..» lo sguardo vaga per la stanza, sfiora le varie candele che sono state accese e che danno un tocco estremamente romantico alla sala. Riprende il discorso quando ha modo di guardare negli occhi Christian. «..abbiamo passato un periodo per niente facile. Credo che ci serva.. del tempo solo per noi» E sebbene l’abbia posta come una semplice supposizione, è un concetto che gli menziona con convinzione, quella di chi è fermamente certo di quello che ha appena detto. « ma ora.. pensiamo a questa meraviglia di cena!» rimpolpa la voce con un guizzo vivace, in cui la si vede appoggiarsi la mano destra verso il pancino. Il che vuol dire che la mano sparisce oltre il bordo del tavolo, ma l’altezza è idealmente quella «..ho una fame da lupi. Sono certa che se non mi avessi chiamata qui, avrei finito con il saltare comunque la cena per l’essermi persa dietro ai libri e.. alle mille cose che devo fare!» Non specifica niente di più ma vi è la sensazione che, nonostante sia frenetica la vita che conduce, la stia rendendo appagata. Vi è soddisfazione, in lei, mentre parla. Si lappa con discrezione le labbra, ed inspira a fondo il profumo della carne arrostita che le viene messa sotto al naso. Tuttavia accenna a un sollevare la mano, esortando cautela « Attento.. non..» smuove la mano, appunto, imponendo un rallentare accorto «non troppo vino. O domani non riuscirò proprio a svegliarmi» Non sembra che l’idea le dispiaccia poi tanto, ne arrossisce anche, eppure non si toglie di dosso quell’inclinazione responsabile con cui misura a occhio il vino nel calice. Attende che Christian possa accomodarsi, prima di prendere tra le mani le posate. Un’innata eleganza anche in un piccolo dettaglio come quella che costituisce la coreografia in apparenza scontata del puntellare la carne, e tagliarla con minuzia in pezzi più piccoli e fruibili per la masticazione. Uno di questi pezzi viene infilzato con i rebbi della forchetta. La rossa, educatamente, compie un cenno verso il compagno a cui rivolge il proprio «..altrettanto, amore» che sancisce l’inizio della cena. Il portare alla bocca il pezzetto che, poi, viene masticato a lungo, senza fretta. Degustato a pieno. Sebbene abbia menzionato l’essere molto affamata, non si affretta nel mangiare. Ogni boccone viene di fatti masticato parecchie volte. Ed è mentre compie questo che la domanda di Christian la coglie di sorpresa, rischiando di farle finire di traverso il bolo. Deve inghiottirlo con un innaffio generoso di vino, quel sorso le viene in soccorso per terminare il colpo di tosse. « Ehm..» tentenna, posando il calice davanti a sé «..ammetto che..» appoggia anche la forchetta, rimandando il prendere altro cibo. Guarda il compagno, per lo più sottecchi. Mortificata. «..mi sento pessima, dovrebbe essere la mia priorità ma c’è stato.. talmente tanto da fare» è in tangibile difficoltà.
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  17. 23:59    Christian: [ Maneggio - Sala da Pranzo ] Se la prende con molta calma, adesso, nel mangiare. Sebbene metta in bocca porzioni ben più consistenti di quelle di Herin, la lentezza con cui le mastica e le manda giù risulta essere la medesima. Prende un altro sorso di vino, quindi, prima di alzare nuovamente lo sguardo su di lei, sorridendole amabilmente «nemmeno così scomodo, sai?» mormora, retorico «ho una branda, in ufficio, proprio per situazioni simili....e poi se fossi venuto a casa avrei rovinato tre quarti della sorpresa. Ci tenevo che non ci vedessimo prima di questo momento...non che sia stato facile essere in città e non vederti, ma volevo organizzarla al meglio» spiega, fermandosi solo per mandare giù un altro boccone, tacendo per un momento, subito dopo «comunque hai ragione.....l'ultimo periodo non è stato esattamente dei più semplici....e pensandoci ora ti ho anche trascurata parecchio, ultimamente...una cena ed un viaggio non possono compensare la poca presenza....e questo mi dispiace molto. Mi rendo conto che non devo essere stato esattamente il fidanzato ideale, ultimamente.....» poi alza gli occhi l soffitto «.....beh, diciamo pure da sempre, via...» sbuffa, scuotendo il capo «ed il mio voler sempre......beh, hai capito.....non aiuta di certo....» di colpo gli occhi si abbassano e l'espressione sul suo volto si rabbuia un poco «....scusa....» solo tardivamente trova il coraggio di guardarla nuovamente negli occhi e di sorridere, inarcando poi un sopracciglio nel momento in cui menziona il non riuscire ad alzarsi il giorno dopo «domani hai il turno di mattina, al lavoro?» dal tono di voce sembra sperare che la risposta sia "no", in effetti«....perchè a dire il vero avevo in mente di passare la giornata qui, domani, e di tornare in città verso sera....ultimamente ci siamo visti molto poco e mi sarebbe piaciuto rimediare, almeno così» non vi è biasimo, tuttavia, in ciò che dice o nel modo in cui lo dice. O meglio, non verso di lei. Casomai se vi è del biasimo è palesemente verso sì stesso, peril discorso affrontato poco prima, riguardo all'essere poco presente. Qualsiasi malumore, tuttavia, viene letteralmente sgretolato alle ultime parole della rossa, che lo portano a ridere di gusto, sebbene abbia, se non altro, l'accortezza di coprirsi la bocca «...ti senti pessima per così poco?» domanda inarcando un sopracciglio «è vero che è una priorità, ma non puoi nemmeno pensare solo a questo, o a me, per quello che vale, dimenticandoti di tutto il resto o trascurandolo....nè io ti chiederei mai di farlo, non sarebbe giusto» il sorriso si addolcisce, ora, un attimo prima che si metta in bocca un altro pò di carne, masticandola lentamente prima di ingoiarla e, quindi, riprendere il discorso «non c'è fretta, davvero....anche se....se devo dirtela tutta la mia idea sarebbe di sposarci prima del tuo compleanno. E del mio, di conseguenza. So che è una sciocchezza, ma......mi piacerebbe che potessimo festeggiare i nostri prossimi compleanni come marito e moglie» ultima, ammiccando in sua direzione.
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  19. 00:29    Herin: [ Rifugio|Maneggio - Sala ] Rimanda completamente il cibo, che non viene per niente calcolato. Silente, ascolta quanto le viene detto. E se lo sguardo si rabbonisce sulla spiegazione dell’ufficio, da farle ammettere che… : «Una sorpresa che ti è.. magnificamente riuscita. Lasciatelo dire» gli rivela, lasciando captare quanto sia stata favorevolmente impressionata. Tant’è che di nuovo, sognante, si perde un po’ ad ammirare il lavoro svolto sulla sala da pranzo, culminando nel sorridere al compagno con più convinzione – con gratitudine, per meglio dire- quando i loro sguardi si incrociano ancora. Comprensiva, nega con la testa « Non dirlo nemmeno per scherzo, Chris..» lo rassicura, con tono affettuoso. Una vera e propria carezza vocale, che gli dona « Abbiamo avuto entrambi da fare. E non è ancora finita. L’importante è goderci i momenti di compagnia, anche se sono più sporadici. Non è il quanto ci vediamo a rendere forte il nostro sentimento» Già. C’è di più. Maledettamente di più. Ed ella lo lascia percepire, poiché nel guardare il compagno non sembrerebbe esistere altra cosa al mondo che potrebbe voler osservare con altrettanta dolcezza, e intensità. Sebbene poi se ne distolga, pudica, provvedendo a riprendere il calice di vino che accosta alle labbra. Il sorriso sporge appena dal bordo, ed ella minimizza con premura verso Chris « non ci pensare..» questo è l’invito che gli porge. E accoglie in gola un altro poco di vino, il cui gusto dolce la porta a strofinare le labbra piacevolmente per assaporarne anche gli ultimi residui. Si concede di abbassare gli occhi al rosso della bevanda, che fa oscillare lievemente nello smuovere un poco il calice. Compie un’ammissione in cui alla dolcezza viene mescolato un po’ di dispiacere, un sentimento che vi è tutto nel guardare il compagno da sotto le ciglia « Piacerebbe anche a me. Però mi sono state date delle nuove mansioni, delle responsabilità a cui non posso sottrarmi. C’è un convegno importante da organizzare e..» sospira, con rammarico « .. e poi dovrei passare anche dall’Associazione» concetti che forse risulteranno estranei a Chris. Un convegno, un’associazione. Cose nuove, che però a quanto pare coinvolgono parecchio la fidanzata che, in imbarazzo, passa le dita in mezzo alla chioma, strofinando blandamente. Per quanto lui rida, e lei cerchi di sorridere in modo convincente, è lampante che non sia propriamente a suo agio sulla questione. Abbassa troppo spesso gli occhi. E talvolta sospira, anche se con discrezione. Torna poi in possesso delle posate, di cui tuttavia rimanda l’uso. Questo perché ascolta Chris. Lo ascolta a lungo. E nel mentre gli incisivi si appropriano di un pezzetto di labbro, succhiato verso l’interno della bocca. « e’ che..» inizia con il dire, prendendo come punto di concentrazione i pezzi di tacchino già sminuzzati. Li taglia ulteriormente. « un matrimonio è un qualcosa di lungo da organizzare. C’è il vestito, la chiesa, la location per il dopo cerimonia.. gli inviti da fare.. » parla via via più lentamente, le spalle un poco più curve. «..fare entro maggio sarebbe..» lo sussurra, pianissimo. Una riflessione personale dopo la quale appoggia le posate con rassegnazione. « non abbiamo ancora nemmeno trovato dove andare a vivere. E..e ci sarebbe poi il trasloco» tanti dettagli , in effetti, eppure non sembra poi tanto capace di controbattere alla volontà del compagno. Cerca di mitigare tutte quelle nozioni con un accenno di sorriso « ma se è questo che desideri. Insomma.. ti sei sempre adeguato ai miei tempi. E.. e posso farcela. Credo. Insomma.. che sarà mai?» non convince comunque molto. Troppo trasparente, o incapace di mentire che dir si voglia, perché la sua preoccupazione non emerga ben delineata nonostante si mantenga affabile, ben disposta verso il compagno.
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  21. 00:53    Christian: [ Maneggio - Sala da Pranzo ] Abbassa appena lo sguardo nel momento in cui Herin gli comunica di avere delle cose da fare sul lavoro, l'indomani, e che quindi non sarà possibile trascorrere li la giornata, come lui aveva palesemente sperato di fare «oh, capisco» mormora, rabbuiandosi un poco, a dire il vero, sebbene cerchi di dissimularlo quanto possibile, di modo che Herin non se ne possa accorgere o che, alle perse, lo percepisca solo come una cosa momentanea. Tant'è che poco dopo, per quanto la cosa probabilmente gli costi un certo sforzo, la guarda negli occhi, sorridendole, annuendo poi in sua direzione senza dire nulla ma cercando, comunque, di darle ad intendere che non deve preoccuparsi. Almeno ci prova, il succo è questo. Il resto del dirscorso rimane ad ascoltarlo per lo più in silenzio, annuendo di tanto in tanto e successivamente prendendosi qualche momento per rimuginare un pò su quanto lei gli ha appena detto. E, stavolta, se vi è della delusione si premura di dissimularla fin dal principio, in modo che stavolta la rossa non abbia modo di coglierla, se non ponendo un'estrema attenzione verso il linguaggio del corpo del Detective. Ed anche in tal caso risulterebbe comunque difficile, poichè nel momento in cui riprende a parlare il tono con cui lo fa sembra perfino convinto, come se fosse effettivamente d'accordo con le obiezioni mosse da Herin «mmhh si, in effetti hai ragione»commenta, annuendo e prendendosi qualche altro attimo per mandare giù l'ennesimo -ed ultimo, oltretutto- boccone di carne, accompagnandolo ad un generoso sorso di vino. Troppo generoso, in effetti, unico particolare che, forse, potrebbe lasciar trapelare qualcosa su ciò che le parole, il tono di voce e l'espressione del volto hanno cercato di dissimulare con tanto sforzo, affinchè agli occhi ed alle orecchie della rossa passasse come unico messaggio un effettivo concordare con quanto da lei obiettato «no, non preoccuparti...davvero» la rassicura, o almeno ci prova, poggiando gli avambracci sul tavolo «è sempre stato un mio brutto vizio quello di volerti mettere fretta....su ogni cosa che abbiamo fatto. Anche quando siamo stati a letto la prima volta, per quanto mi sia sforzato di non farlo, ho finito per metterti fretta, nonostante tutto» scuote il capo, inspirando a fondo, gonfiando la cassa toracica e sollevando le spalle, sbuffando poi l'aria all'esterno con un gesto poco marcato ma, parimenti, molto più prolungato «forse, in effetti, è meglio aspettare ancora qualche mese, così magari riusciamo ad organizzare qualcosa di buono» e nuovamente le rivolge un sorriso, ammiccando verso di lei come a volerle comunicare per l'ennesima volta che va tutto bene, che non deve preoccuparsi. Questo, almeno, è il messaggio che cerca di mandarle tramite quel semplice gesto, seguito poi da un iniziare ad affettare un'ulteriore porzione di cane, piuttosto abbondante in realtà- e porla nel proprio piatto «.....che te ne pare del tacchino, comunque?» domanda, inarcando un sopracciglio «....devo iniziare a preparare la vergine di Norimberga per il cuoco?» riferendosi, chiaramente, al celeberrimo strumento di tortura medievale, tanto famoso da aver dato il nome alla band metal Iron Maiden «gliel'ho detto, sai?» ridacchia infatti «...."guarda che questo tacchino devi cucinarlo per mia moglie" gli ho detto "se non fai un buon lavoro ti sbatto dentro una Norimberga e ti lascio li finchè non vengono gli incubi ai tuoi incubi"» e se la ride sotto i baffi, cercando probabilmente di strapparle un sorriso a sua volta.
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  23. 01:39    Herin: [ Rifugio|Maneggio - Sala ] Il cercare rassicurazione nel compagno va a buon segno. Talmente si perde a controllare la reazione di Chris, anelandone una risposta, che a stento rammenta di dover sbattere le ciglia per non sentir gli occhi bruciare. Trattiene il respiro, a lungo. Fintanto che le parole del compagno non la liberano dal dubbio. Espira profondamente, e sull’onda di ciò le labbra riescono a elargire un sorriso più rilassato, e grato, diretto al compagno. « dire a me di non preoccuparmi, scusa se te lo faccio notare..» ride pure, non molto enfatizzata, ma con una dolcezza inequivocabile. Più lieta « ma è un piccolo controsenso» . Vi è realtà nella voce, quanto nei ricordi che quelle poche parole potrebbero evocare e che loro condividono. Finalmente trova di nuovo l’appetito da attingere a diverse forchettate che si susseguono con un ritmo costante, per quanto non veloce. Vi è più gusto, nel modo in cui si nutre. Meno tensione, sicuramente. Per diversi minuti il solo suono tra loro è quello delle posate sul piatto, o il discreto sorseggiare il vino. Il lieve tintinnio del cristallo che viene posato con cura sulla tavola. Fa una pausa dal prendersi altri bocconi, approfittandone per tergere le labbra con delicatezza grazie al tovagliolo, che ne pulisce bene gli angoli e la carne morbida. Quanto lo abbassa, gli occhi si fossano su Christian, e il suo atteggiamento. Piega lievemente di lato la testa, contemplandone con attenzione parole e gestualità. Sorride più vivace, e congiunge le mani tra loro con fare del tutto speranzoso, estasiata. Un entusiasmo che la voce può solo trasmettere, fanciullesca «Organizzeremo un matrimonio fantastico, amore!» e da come lo esclama, sembrerebbe persino che se lo stia vedendo innanzi. Lo sguardo è più luminoso, quando torna al presente. E scosta gradualmente la sedia indietro in modo da alzarsi con un solo movimento, fluido e leggero. L’intenzione è quella di aggirare il tavolo, per raggiungere Christian. Fa cenno di farle spazio, per l’evidente volontà di sedersi sulle sue gambe in questo slancio di gioia. Sebbene gli replichi, alla domanda. E sventola la mano, dissipando possibilità cruente « Al tuo amico devi fare i complimenti, e basta! » afferma, convinta al punto da sollevare il mento con atteggiamento persino orgoglioso « la cena è fantastica. Il posto è fantastico..» e ammesso che possa effettivamente aver ricevuto lo spazio richiesto, è in questo momento che prenderebbe posto sulle gambe di lui. oscilla pure i piedi con fare infantile, mentre gli avvolgerebbe le braccia attorno al collo « Tu, sei fantastico» ultima, felice «.. di tanti doni che la vita poteva farmi, tu sei il più fantastiglioso che potessi ricevere. O meravigliastico. Scegli pure il termine che preferisci»
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  25. 02:04    Christian: [ Maneggio - Sala da Pranzo ] «Lo so» ammette con un mezzo sorriso «ma il compito di un uomo è di rassicurare la propria donna» proferisce ostentando un'enorme sicurezza, fiero ed orgoglioso, come se stesse enunciando una verità assoluta «può soffrire fino a sputare tutto il sangue che ha in corpo, sforzarsi tanto da essere costretto a strisciare a terra ed ingoiare polvere e fango o perfino essere costretto a combattere fino a non sentirsi più le braccia» fa una pausa, piuttosto lunga, che coincide con il sedersi di lei sulle sue ginocchia. Ed in quel momento andrà a portare la mano destra a cingerle le spalle, intrecciandosi con una ciocca di capelli «ma un uomo che abbia il coraggio di definirsi tale deve essere in grado di affrontare ogni dolore in silenzio, affinchè questo non pesi sulla sua compagna. Alcuni dicono che ognuno di noi deve dare qualcosa affinchè qualcuno non sia costretto a dare tutto. Io, invece......voglio essere quello che da tutto affinchè nessuno sia costretto a dare qualcosa» sorride, uscendo un pò dal discorso in effetti, ma è palese l'orgoglio che prova nel pronunciare quelle parole, nell'enunciare quella che, a conti fatti, è il suo modo di vivere la propria vita. E per diversi momenti si perde letteralmente nello sguardo di Herin, puntando i propri occhi nei suoi e sorridendole con tutta la dolcezza di cui è capace. Qualsiasi altro discorso viene bellamente ignorato, rimane solo quella muta contemplazione che culmina, infine, in un bacio che inizialmente è leggero, quasi appena accennato, ma che successivamente si fa via via più profondo ed intenso. E si, perfino bramoso, mano a mano, tanto da palesare con chiarezza impossibile da fraintendere quelli che devono essere i pensieri del Detective in questo momento. Desiderio, bramosia, passione. Questo è ciò che prova e che verrà, forse, trasmesso a Herin tramite quel bacio prolungato, tanto che lui stesso avrà l'affanno una volta che il bacio avrà conosciuto la propria fine «...ora che ci penso....» mormora, con un sogghigno malizioso «...negli ultimi due mesi abbiamo avuto davvero poche occasioni per.....stare insieme» schiocca la lingua contro il palato, portando la mano sinistra presso il retro delle ginocchia di Herin, mentre la destra andrà a cingerle più saldamente la schiena «...prima con l'imboscata e poi con mia madre che è stata male. E stasera è perfino un'occasione speciale, quindi per una volta manderò a farsi fottere le mie beneamate seghe mentali e te lo dirò senza troppi giri di parole» terminato di parlare, quindi, si alzerà in piedi con un movimento piuttosto rapido, cercando comunque di essere il meno brusco possibile «ti voglio, Herin......voglio fare l'amore con te.....tutta la notte...» decisamente diretto, per come è abituato a rivolgersi alla rossa, eppure, forse, comprensibile viste le ultime vicissitudini, che lo hanno perfino visto rischiare concretamente la vita. Naturalmente darà alla compagna il tempo ed il modo di dire la propria. Lo farà, certo, ma lo farà dirigendosi verso le scale che portano al piano di sopra, prima, e verso la camera da letto, poi. Ed una volta giunto li, nonostante le parole schiette appena pronunciate, avrà la solita accortezza nel toglierle i vestiti di dosso, la medesima lentezza nel togliersi i propri e lo stesso riguardo nell'avvicinarsi a lei e nell'amarla con ogni parte del proprio corpo, per quanto ciò possa avvenire con intensità e bramosia. Una notte di passione, ecco cosa aspetta la rossa ed il Detective, questa sera. E Dio solo sa se non se la meritano, entrambi, con tutto ciò che hanno passato negli ultimi mesi «end»
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