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Laredazione

La Giorgia bifronte e il declino del paese

Sep 18th, 2023 (edited)
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  1. La Giorgia bifronte e il declino del paese
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  5. di ELSA FORNERO
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  8. Rispetto alle attese generate da una campagna elettorale molto aggressiva e molto populista, la Presidente Giorgia Meloni nei suoi primi mesi di governo ha fatto tirare più di un sospiro di sollievo, in particolare nel mondo dell’economia e della diplomazia. Nessuna sbandata nel bilancio pubblico ma anzi una finanziaria da molti definita quasi draghiana; un chiaro e fermo posizionamento filoatlantico e a favore dell’Ucraina in politica estera; nessuna rottura plateale in Europa, con i vertici della quale ha anzi intessuto (Macron a parte) buoni rapporti personali, nonostante l’ostinato temporeggiare sul Mes, che non pochi imbarazzi ha creato al Ministro Giorgetti negli incontri internazionali.
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  10. In breve, una politica economica non irresponsabile e una politica estera ispirata alle buone maniere e nel complesso non ambigua. Certo, rimangono – e l’elenco è lungo - i temi sociali dove invece la matrice ideologica della destra ha imposto fin da subito atteggiamenti da dura (il decreto rave party) e una conclamata sterzata rispetto alle politiche dei precedenti governi, con l’adozione di misure identitarie, come l’abbandono (peraltro parziale e un po’ camuffato) del reddito di cittadinanza; l’indiretta sollecitazione all’evasione (con l’allentamento delle restrizioni all’uso dei contanti, i condoni e l’inammissibile accostamento del prelievo fiscale al pizzo mafioso); gli espliciti favori alle categorie politicamente più vicine (flat tax per gli autonomi fino a 80 mila euro ed ennesimo rinvio della messa a gara delle concessioni balneari, per non parlare dei taxi).
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  12. Per continuare con il decreto acchiappavoti che ha istituito la tassa sugli extra-profitti delle banche, approvato a sorpresa per finanziare aiuti per i mutui sulla prima casa e una non meglio precisata – e necessariamente temporanea, data la straordinarietà del prelievo – riduzione della pressione fiscale. Una misura, quest’ultima sulla quale è verosimile una discreta marcia indietro, anche per evitare i problemi di incostituzionalità sottolineati da diversi esperti.
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  14. E infine le critiche feroci al superbonus, una misura certamente criticabile e non sostenibile ma che è fin troppo facile ergere a capro espiatorio dimenticando il fervore con il quale se ne reclamava un’estensione in passato, allorché se ne considerava la popolarità e non l’insostenibilità, e si trascuravano i probabili problemi di una sua cancellazione, con edifici abbandonati a lavori non ultimati e crediti incagliati. Su tutto, poi, le evidenti difficoltà con il Pnrr e il plateale fallimento della politica migratoria, con gli eccezionali sbarchi delle ultime settimane e i continui tentativi di scaricare le responsabilità sull’Europa, responsabilità che ci sono ma che non assolvono le nostre inadempienze e carenze organizzative, alle quali spesso supplisce la generosità di tanti sindaci e cittadini.
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  16. Una Giorgia Meloni, in definitiva, versione Giano bifronte, a dispetto della sua autobiografia e della recente versione di sé data nel libro-intervista con Sallusti: istituzionale e responsabile nei rapporti internazionali; relativamente austera nella politica di bilancio (ma poco liberale in economia) e, per contro, una Meloni stile pugno di ferro con gli occupabili, i migranti, i fragili, gli adolescenti difficili, non importa se sovente abbandonati a sé stessi. Una Presidente che chiaramente non dispone di una classe dirigente all’altezza, allenata quasi soltanto a una sgarbata e rumorosa opposizione.
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  18. È difficile credere che questo dualismo sia dovuto soltanto alla campagna elettorale per le elezioni europee del prossimo giugno. In ogni caso, sarebbe già una iattura, giacché ne deriverebbero mesi di sostanziale stallo di fronte alle difficoltà del Paese, con il rischio di sprecare definitivamente l’occasione del Pnrr e di non attuare riforme indispensabili per la crescita. Che non sono quelle alle quali il centro destra sta lavorando e cioè l’autonomia differenziale di Calderoli, la flat tax generalizzata, la controriforma previdenziale, congelata – a dispetto del drastico declino demografico – soltanto in attesa di un allentamento dei vincoli di bilancio.
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  20. Ecco, qui sta la banale verità: quando sei in campagna elettorale, i vincoli di bilancio – ossia la mancanza di risorse finanziarie – li puoi tranquillamente ignorare; se sei al governo, no. Meloni, dalla sua posizione di prima linea, l’ha compreso; e Giorgetti pure; la “squadra” invece no, e scalpita o prospetta soluzioni inquietanti come la possibilità di aumentare il debito ricorrendo, in modo inevitabilmente forzoso, al risparmio privato. Uno scenario da crisi finanziaria del quale proprio non abbiamo bisogno. Si è creata così una situazione che rischia di pesare assai negativamente sul nostro futuro, di per sé già poco roseo. Molto dipende da quale lato della Giorgia bifronte prevarrà.
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  22. Se abbandona la faccia responsabile per adottare quella orbaniana recentemente ricomparsa nella visita a Budapest, è molto probabile un peggioramento delle prospettive del Paese, sia per un crescente allontanamento dai partner storici dell’Italia, Francia e Germania, magari a favore della Spagna, sia per il peggioramento dei conti pubblici che la parte più sovranista del governo potrebbe voler perseguire anche a dispetto delle regole (pur sperabilmente meno severe) del nuovo Patto di Stabilità, sul quale non ha finora dato frutti il tentativo di scambiarne un ammorbidimento con la nostra approvazione del Mes.
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  24. Lo scenario sarebbe meno negativo se si imponesse, soprattutto ai suoi avversari interni, la Giorgia più ragionevole e responsabile, determinata a collaborare con i partner europei e a realizzare il Pnrr. L’esito forse più verosimile, però, è che purtroppo continui la Giorgia bifronte e, con essa, il lento declino del Paese.
  25.  
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