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Laredazione

Saied: non voglio veti E naufraga l’accordo tra Europa e Tunisia

Sep 19th, 2023
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  1. Saied: non voglio veti E naufraga l’accordo tra Europa e Tunisia
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  3. Congelate tranche per 350 milioni di euro Il presidente tunisino non accetta condizioni
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  5. di Claudio Tito
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  8. Il Memorandum con la Tunisia rischia di essere già lettera morta. L’accordo, infatti, sta collassando sulla parte economica. Sui fondi che l’Ue ha promesso al presidente tunisino Saied. Risorse che in parte sono ancora ferme a Bruxelles e in parte sono rifiutate proprio dal Paese africano. Risultato: la collaborazione nella lotta alla migrazione clandestina è a dir poco sospesa. L’intesa firmata a luglio dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dalla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, dal premier olandese Rutte, infatti, si basa su alcuni capisaldi che puntano a stabilizzare i conti tunisini e promuovere le riforme.
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  10. Si passa dal sostegno allo sviluppo economico e la stabilizzazione macro-economica del paese tunisino alla transizione verde e digitale fino alla gestione delle risorse idriche. Ma il punto principale è la cooperazione nel controllo dei flussi migratori. Anche perché nel 2023 gli arrivi della Tunisia rappresentano quasi il 50 per cento di tutti gli sbarchi. In sostanza, come è già accaduto in passato, lo scambio è semplice: soldi in cambio dello stop ai trafficanti di essere umani. La questione, quindi, è propria questa.
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  12. Nei contatti intercorsi nelle ultime ora tra la Commissione e il governo di Saied, i rappresentanti tunisini hanno di fatto congelato l’intesa. Perché? Per due motivi. Il primo riguarda lo stanziamento di 150 milioni di euro volto a stabilizzare il bilancio del Paese africano. Una erogazione senza condizioni. Che però ancora non è stata effettuata. L’esborso, hanno spiegato a Palazzo Berlaymont, «tocca il budget annuale 2023 della Commissione» e «la procedura per la sua approvazione è soggetta al Coreper», ovvero al comitato che riunisce i Rappresentanti dei 27. E il Coreper non ha ancora dato il via libera.
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  14. Molti Stati, come ha fatto capire l’Alto Rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, hanno protestato per le modalità con cui il Memorandum è stato discusso e firmato. Una procedura che non avrebbe coinvolto il Consiglio. Resta il fatto che quei primi 150 milioni non sono ancora arrivati. Poi c’è una seconda tranche che ammonta a circa 200 milioni. Una liquidità condizionata alla presentazione di progetti. Infrastrutture, mezzi per la Guardia Costiera, formazione.
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  16. Ma in questo caso è l’esecutivo tunisino ad aver comunicato agli interlocutori di Bruxelles che questa formula non può funzionare. Sostanzialmente Tunisi chiede di ottenere queste risorse senza condizionalità e facendole entrare direttamente nel Bilancio nazionale. Ossia: vogliono dare ossigeno alle casse pubbliche e non far decidere all’Ue come utilizzare la nuova moneta. In particolare le autorità tunisine, non considerano opportuno in questa fase concentrare gli sforzi sul rafforzamento navale o sulla formazione della Guardia Costiera. Un bel problema per la Commissione che ha bisogno di giustificare in maniera chiara il flusso di cassa. Le attenzioni sono piuttosto acuminate. A questi due aspetti se ne aggiunge un terzo. “Sub iudice”, infatti, ci sono anche altri 900 milioni che hanno bisogno della garanzia del Fondo Monetario internazionale e di un programma di riforme.
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  18. Che ci siano delle difficoltà nell’applicazione del Memorandum lo confermava ieri il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, che se la prendeva ancora con Borrell: «Quando la Commissione europea firma un accordo, quell’accordo deve essere rispettato, anche perché c’era la presidente della Commissione a firmarla e il consiglio sapeva ed era informato di tutto ciò che accadeva». E ancora: «Non vorrei che ci fosse da parte dell’Alto Rappresentante, che è anche il vicepresidente della commissione europea un’azione di non condivisione delle scelte fatte dalla Commissione europea».
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  20. Evidentemente, però, i dubbi tra i 27 non mancano. Basta ascoltare Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, per capirlo: «Al vertice di Granada del 5 ottobre non intendo discutere troppo le questioni legali. Ci sono diverse opinioni. Ci sono alcuni principi su cui siamo d’accordo nel memorandum, e ci sono anche i principi della giurisprudenza della Corte di Giustizia. Prima o poi bisogna chiarire il rispetto dei trattati e quello su cui ci si è accordati tra le istituzioni, per essere sicuri che quando prendiamo una decisione e ci si impegna questa è basata sul rispetto di ogni istituzione». Insomma la paralisi è evidente.
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  22. E la risposta di Tunisi a tutte queste difficoltà alla fine consiste nel non rispettare i termini del memorandum relativi all’emergenza migratoria e anche quelli sul rimpatrio dei migranti illegali. Una situazione che rischia di mettere in stallo tutte le misure concordate fino ad ora in Italia e a livello europeo. E che la situazione sia preoccupante lo si intuisce anche dalle reazioni delle Cancellerie europee più importanti. La Francia ad esempio, pur confermando la solidarietà all’Italia per la difficoltà registrata a Lampedusa, ha avvertito che non si farà carico degli extracomunitari sbarcati nell’isola siciliana.
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  24. Il governo tedesco, invece, ha aperto le porte ad una operazione di sorveglianza militare sul modello “Sophia”. «Siamo disponibili ad esplorare la possibilità di missioni navali – ha detto un portavoce della Commissione Ue - ma sulla questione la decisione spetta agli Stati membri». Ma appunto tocca ai singoli governi decidere se ridare vita a quella missione. Per il governo italiano una situazione sempre più complicata.
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