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Laredazione

Il Tesoro corre ai ripari 20 miliardi di nuovo debito per i buchi sul Recovery

Jul 1st, 2023
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  1. Il Tesoro corre ai ripari 20 miliardi di nuovo debito per i buchi sul Recovery
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  3. Il ministero dell’Economia sta studiando l’emissione di nuovi titoli di Stato con il via libera di Banca d’Italia saranno collocati tra settembre e ottobre
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  5. di FABRIZIO GORIA
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  8. Il Tesoro studia nuove emissioni di debito pubblico per fronteggiare i ritardi nell’erogazione della terza rata del Pnrr. Salvo sorprese, circa 20 miliardi di euro di nuovo debito non previsto, spiegano sei diverse fonti, saranno collocati entro la fine di settembre. Un blitz necessario. Specie perché prima dell’inizio dell’autunno non arriverà l’erogazione dei 19 miliardi di euro della terza tranche del Recovery. E visto che il Mef non vuole intaccare il conto di liquidità (ovvero la disponibilità del Tesoro, l’equivalente di un conto corrente bancario, ndr) presso la Banca d’Italia, lunedì scorso c’è stata una riunione per stabilire la linea delle nuove aste.
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  10. Ed è emersa la necessità - «non l’urgenza», spiegano fonti interne del Tesoro - di trovare soluzioni alternative. Anche in vista dell’impatto delle strette monetarie della Banca centrale europea (Bce). E che avranno implicazioni anche sul portafoglio titoli della Banca d’Italia. «Stiamo prendendo precauzioni, non vi è alcuna preoccupazione». Così un alto funzionario governativo commenta l’incontro fra Tesoro e Banca d’Italia.
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  12. Si è discusso non soltanto dell’operazione di concambio via sindacato, con cui il Mef ha affidato a un gruppo di istituti di credito (Banca Mps, Bnp Paribas, Intesa Sanpaolo, Unicredit) l’esecuzione. Vale a dire, il riacquisto di titoli di Stato da parte di un piccolo pool di banche, funzionale a tenere basso il tasso d’interesse generale. Bensì, si è parlato anche «della possibilità di emettere nuovo debito per fronteggiare le esigenze di liquidità da qui a fine anno», come spiegato da quattro fonti del Mef dietro anonimato. La necessità arriva dal fatto che «in settembre, ottobre e novembre il collocamento di titoli di Stato è più significativo».
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  14. Nel complesso l’Italia dovrà emettere 432 miliardi di euro nel 2023, contro i 316 dello scorso anno. A cui vanno aggiunti gli interessi passivi sul debito. Che, con il rialzo dei tassi d’interesse da parte della Bce, sono diventati più onerosi. Una cifra che viaggia tra i 70 e gli 85 miliardi l’anno. Di qui la scelta di nuove emissioni di titoli. Elemento su cui Via XX Settembre si trincera dietro un «no comment». La decisione non arriva come un fulmine a ciel sereno. A essere informata dei fatti è anche la Banca d’Italia. Pochi giorni prima della riunione di lunedì scorso, il governatore Ignazio Visco aveva incontrato a Palazzo Chigi la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, insieme con il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti.
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  16. In agenda la congiuntura, la nomina di Fabio Panetta come prossimo governatore di Banca d’Italia, ma anche le esigenze di liquidità. «L’erogazione della terza rata del Pnrr non ci sarà fino a settembre, almeno. Ed è corretto pensare a delle alternative», dice una fonte governativa. Motivo per cui il direttore del Debito pubblico del Mef, Davide Iacovoni, vuole essere tranquillo e si sta portando avanti, tra istituti di credito e fondi d’investimento, con i collocamenti. L’obiettivo, duplice, è quello di proteggere il debito pubblico italiano dalle fluttuazioni, da un lato.
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  18. E dall’altro, evitare che il contraccolpo dei rialzi dei tassi d’interesse della Bce vadano a impattare sul sistema bancario nazionale. «La Banca d’Italia sta valutando le ripercussioni dell’incremento del costo del denaro sul proprio bilancio, che è carico di titoli di Stato italiani», fanno notare tre diverse fonti bancarie. Da qui, la scelta di non fornire l’accesso al conto di liquidità al Tesoro, ipotesi avallata da Giorgetti durante le negoziazioni con Visco e Meloni. Quindi, è giunta la decisione ovvia di valutare nuovo debito. «Il flusso di cassa, tra riscossione delle imposte e Btp Valore, è molto buono», sottolinea una fonte bancaria.
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  20. Il problema sono le conseguenze degli aumenti dei tassi, che stanno deteriorando il sistema del credito italiano. Oltre a ciò, rimarca un’altra fonte finanziaria, «ci sono necessità di cassa che vanno ben oltre il conto di disponibilità del Tesoro presso Banca d’Italia». Una di queste è legata al Pnrr. E ogni ritardo, specie se non conteggiato, potrebbe essere deleterio.
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