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- Vento del sud,
- bruno, ardente,
- scendi sulla mia carne
- e porti semi
- di sguardi
- brillanti col profumo
- d’aranceti.
- Fai arrossire la luna
- e singhiozzare
- i pioppi prigionieri, ma vieni
- troppo tardi!
- Ho già deposto la notte del mio racconto
- nello scaffale.
- Senza vento,
- credimi,
- gira, cuore;
- gira, cuore.
- Vento del nord,
- orso bianco del vento!
- Scendi sulla mia carne
- tremante d’aurore
- boreali
- col tuo strascico di spettri
- capitani
- e ridendo
- di Dante.
- O pulitore di stelle!
- Ma vieni
- troppo tardi.
- La casa dell’anima è coperta di muschio
- e ho perso la chiave,
- \new
- Che dolcezza infantile
- nella mattina tranquilla.
- Gli alberi tendono
- le braccia verso la terra.
- Un vapore tremulo
- copre i seminati
- e i ragni tendono
- le loro strade di seta
- - incrinature sul cristallo pulito
- del vento -.
- Sul viale,
- una fonte recita
- il suo canto fra l’erbe.
- E la lumaca, pacifica
- borghese del sentiero,
- umile e ignorata
- contempla il paesaggio.
- La pace divina
- della natura
- l’ha rincuorata,
- e dimenticando le pene
- della casa, desiderò
- vedere la fine del sentiero.
- Camminando s’internò
- in un bosco d’edere
- e d’ortiche. In mezzo
- c’erano due rane vecchie
- a prendere il sole,
- tristi e malate.
- «Questi canti moderni
- mormorava una di loro -
- sono inutili». «Tutti,
- cara - le risponde
- la compagna che era
- ferita e quasi cieca -.
- Da giovane credevo
- che se un giorno Dio sentisse
- il nostro canto, ne avrebbe
- pietà. La mia scienza
- ho vissuto molto -
- m’impedisce di crederlo.
- E io non canto piú…»
- \new
- Le due rane si lamentano
- chiedendo l’elemosina
- a una giovane ranocchia
- che passa sdegnosa
- scartando l’erba.
- ...
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