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- Il governo della destra è contro l’interesse nazionale
- di EMANUELE FELICE - economista
- L’Italia ha bisogno di maggiore integrazione europea. E di un’Europa che operi in modo più democratico, dove le istituzioni federali (su tutte il Parlamento Europeo) diventano centrali rispetto a quelle intergovernative: un’Europa, cioè, in cui non siano le preoccupazioni del paese più forte, la Germania, a guidare la politica economica di un’unione in cui una larga fetta dei cittadini, probabilmente maggioritaria, chiede politiche espansive. L’Europa dei governi nazionali è invece quella che vogliono le destre (sovraniste, dette impropriamente: perché la vera sovranità oggi è quella comune); è questa l’Europa che non aiuta l’Italia sui migranti, prigioniera del regolamento di Dublino, che non l’aiuta nei problemi economici e sociali, prigioniera delle politiche del rigore tedesche. Prendiamo la legge finanziaria. È chiaro a tutti che ci sono molte meno risorse di quelle su cui contava il Governo: perché l’economia rallenta, per il rialzo dei tassi e perché, come in un circolo vizioso, a fronte di questa situazione i mercati si innervosiscono e il rialzo dello spread brucia ancora più risorse (e se l’Italia non fosse nell’euro ne brucerebbe ancora di più).
- La propaganda governativa sta già correndo ai ripari e, com’era prevedibile, punta il dito contro l’Europa: contro la Bce, contro la Germania, contro il commissario Paolo Gentiloni, colpevole di interpretare in modo corretto il suo ruolo. Ma quando il governo prova a gettare la croce sull’Europa, in realtà getta la croce su sé stesso. Sulla sua visione dell’Europa e dei rapporti fra gli stati: una visione nazionalista, che si rivela contraria agli interessi dei singoli membri e dell’Italia in particolare (perché siamo fra le economie più fragili, perché siamo un paese di primo approdo dei migranti).
- Se tutti i governi adottassero la logica di Meloni e Salvini, proprio noi saremmo i più danneggiati (con l’Europa intera). Bisogna uscire da questa logica, distruttiva e autodistruttiva. Bisogna ribaltarla. È possibile? Si, è possibile. Un esempio ce l’abbiamo sotto gli occhi. Si chiama Pnrr. Risorse europee, per ridurre le disuguaglianze, per la scuola e la sanità, per la transizione energetica, per le infrastrutture di trasporto e digitali, accanto a un piano concordato di riforme per rendere l’Italia più moderna e simile al resto d’Europa. Ma il governo queste risorse non riesce nemmeno a spenderle, sta rallentando e sprecando un’opportunità storica (e non fa le riforme). Un altro esempio è la difesa: qui un bilancio europeo consentirebbe di risparmiare a parità di risultati, perché questo è un settore in cui le economie di scala sono fondamentali, dove la dimensione conta.
- Ma noi stiamo trattando per una riforma del patto di stabilità che ci consenta di spendere di più per la difesa a livello nazionale (anziché europeo): l’opposto di quello di cui c’è bisogno. Con il rallentamento dell’economia e la mancanza di risorse, la crisi economica e sociale nei prossimi mesi può farsi drammatica. Ma la propaganda delle destre si sta già attrezzando: dare la colpa all’Europa. Cioè rinfocolare ancora di più il nazionalismo. Il paradosso è che potrebbe funzionare, almeno nelle urne, se le opposizioni (politiche e sociali) non sapranno riconoscere esse stesse e spiegare bene un semplice dato di verità: e cioè che sono le politiche e le logiche nazionaliste, quelle di Salvini e Meloni, a fare sì che l’Europa non funzioni come auspicabile e che l’Italia vada in crisi. Le destre sono contro l’interesse nazionale.
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