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- Meloni da Sunak, linea dura sui migranti “Giusti i respingimenti inglesi in Ruanda”
- di Tommaso Ciriaco
- Firmato memorandum post Brexit. La premier, contestata a Londra, sostiene la legge Uk ma non può metterlo per iscritto: viola norme Ue
- Piove su Downing street, ma i trenta manifestanti non si lasciano intimorire dall’umidità: «Dentro i rifugiati - scandiscono - fuori la Meloni! No alla fascista!». Per chi sa cogliere i segnali: la giornata non sarà facile. Eppure, Rishi Sunak è un amico e sui dossier la sintonia è totale. A partire dal sostegno a Kiev, visto che al numero 10 sventola la bandiera ucraina. E infatti, nel comunicato ufficiale spunta la promessa di un impegno italiano nella formazione militare degli ucraini: “Coordineremo i nostri sforzi, incluso nel settore dell’addestramento”.
- Un’attività che Londra conduce da tempo anche nel Regno. Ma il vero nodo restano i migranti. Gli inglesi hanno in cantiere una legge che prevede tra l’altro il trasferimento forzoso in Ruanda di chi attraversa la Manica. E prevede fino al carcere preventivo per chi si macchia di migrazione clandestina. La premier vorrebbe dare il proprio assenso esplicito a questa linea, anche se non può farlo nel comunicato finale: sono norme che violano principi fondamentali in Italia ed Europa. «La lotta a trafficanti e immigrazione clandestina - dice la leader - è qualcosa che i due governi stanno facendo molto bene: Rishi, sono assolutamente d’accordo col tuo lavoro».
- E poi, ancora più esplicita: «Io condivido la linea Sunak, anche sul tema del Ruanda». A Bruxelles non apprezzeranno. Anche Ginevra, la figlia della premier, è a Londra con la madre. Quando Sunak accoglie Meloni, le domanda: «Sei qui con lei?». «Sì, è in giro». Era già successo in occasione del G20 in Indonesia. Tra i due leader c’è simpatia, militano assieme nella famiglia dei Conservatori. La voglia di intensificare i rapporti coinvolge diversi piani: non solo sul progetto GCAP/Tempest, il caccia di sesta generazione a cui lavorano Italia, Gran Bretagna e Giappone. I due governi vorrebbero costruire un ponte che conviene a entrambi, per scavalcare alcune resistenze di Bruxelles.
- «I valori di Regno Unito e Italia sono allineati», sostiene il britannico. «Sui grandi temi, ad esempio su difesa e Ucraina, siamo dalla stessa parte», giura la leader di FdI. C’è la promessa di cooperazione rafforzata anche sull’energia (con un ruolo per l’Eni), sulla sicurezza e l’intelligence. E, come detto, sul dossier migratorio: alla vigilia, Londra chiedeva un endorsment sulla nuova, contestatissima legge che individua nel Ruanda l’approdo per i migranti. I diplomatici frenano Meloni: non possiamo varcare ufficialmente alcune linee rosse. Dopo lunga trattativa, gli sherpa siglano un compromesso e mettono nero su bianco: “Lavoreremo insieme per proteggere i nostri confini, le vite delle vittime innocenti del traffico di esseri umani e la sicurezza del continente europeo. Si tratta di una sfida che richiede una risposta a livello europeo”.
- Ma poi, in hotel, la premier aggiunge: «Sono d’accordo anche sul Ruanda». Dopo il lungo bilaterale, che sancisce la firma di un memorandum post-Brexit e istituisce anche un format di consultazione tra ministri dei due Paesi, i due capi di governo raggiungono Westminster per una visita a mosaici non aperti al pubblico. Oggi Meloni riceverà in ambasciata imprenditori, professionisti ed esponenti di fondi d’investimento (tra cui Pimco), anche per rassicurare i mercati dopo la promessa di downgrading di Moody’s.
- Sunak prova a darle una mano: «Giorgia porta stabilità in Italia in tempi di incertezza». Non è ancora confermata per oggi una conferenza stampa, nel formato tradizionale. Quando Meloni sta per entrare a Downing street, un cronista inglese prova a domandarle dei migranti e lei replica secca: «Non è il momento delle domande». Capita spesso.
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