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Laredazione

Lo spettro di armi nucleari senza controllo

Jun 25th, 2023
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  1. Lo spettro di armi nucleari senza controllo
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  3. I timori della Nato di un incidente nucleare. Contatti con Shoigu
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  5. di Claudio Tito
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  7. «Bisogna evitare il rischio escalation. Impedire l’incidente nucleare». Appena le notizie sullo scontro esploso in Russia tra il Cremlino e i mercenari della Wagner hanno iniziato ad arrivare sulle scrivanie delle Cancellerie occidentali e della Nato, la prima parola d’ordine è stata proprio questa. Fare in modo che il caos a Mosca non porti ad una situazione di totale incontrollabilità. In cui tutto diventa possibile. I contatti tra il presidente americano Biden e i principali capi di stato e di governo europei (tra i quali non ha figurato Giorgia Meloni) hanno concordato su questo punto. La Russia era di nuovo sull’orlo di una guerra civile e di possibile un golpe. Con conseguenze imprevedibili.
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  9. Non a caso tra i contatti del tutto informali e ufficiosi del Quartier Generale dell’Alleanza Atlantica ci sarebbe stato anche quello con il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu. L’obiettivo anche in questo caso consisteva nel tendere una rete in grado di proteggere da un eventuale precipitare degli eventi. E Shoigu è considerato l’interlocutore più affidabile. Le attenzioni dell’Alleanza, infatti, si sono concentrate sulle oltre 1400 testate atomiche presenti sul territorio e immediatamente pronte all’uso. La preoccupazione si sofferma inevitabilmente su queste armi. E ancora adesso l’allarme non è cessato. Nessuno infatti si fida della tenuta sul medio periodo della tregua siglata con Prigozhin. La retromarcia delle sue brigate va ancora testata e confermata.
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  11. Resta dunque l’allarme. Che riguarda due possibili “scenari nucleari”. Il primo è forse il peggiore: se Putin fosse costretto (o fosse stato costretto) alla fuga, in quali mani sarebbe finita la “valigetta” con i codici per lanciare i missili? E in quel quadro, quanto sono sicure le basi dell’esercito russo? Il secondo scenario, invece, messo sul tavolo nei contatti tra i leader occidentali e la Nato, riguardano direttamente l’inquilino del Cremlino.
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  13. Dinanzi al precipizio, anche Putin potrebbe infatti decidersi a ricorrere alle armi nucleari. Il trasferimento delle truppe di Prigozhin dall’Ucraina in Russia, sta mettendo in seria difficoltà l’ex Armata rossa nel conflitto con i soldati di Kiev. I generali moscoviti hanno dovuto dirottare una parte delle milizie impiegate in territorio ucraino o al confine con l’Ucraina proprio per difendere la capitale. In momenti di altissima tensione come questo — è stato uno dei ragionamenti su cui si sono soffermati gli esperti dei paesi occidentali dell’Alleanza — anche Putin potrebbe farsi catturare dal nervosismo e impiegare i cosiddetti missili tattici nucleari proprio in Ucraina.
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  15. Nella speranza di risolvere almeno quel fronte. Sarebbe una soluzione disperata. Non solo per gli effetti della deflagrazione, ma anche perché in qual caso anche la Nato sarebbe indotta a rispondere. Uno scenario pericolosissimo ma anche resta presente. Non è un caso che l’Occidente abbia voluto puntualizzare immediatamente un aspetto: non c’è nessun tipo di ruolo delle forze occientali nelle operazioni decise dai mercenari della Wagner. Ossia nessun condizionamento, nessuna partecipazione, nessun pagamento.
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  17. Una precisazione volta proprio a evitare che il Cremlino potesse giustificare un atto di ritorsione drammatico con il coinvolgimento degli Usa o della Nato. «Sono questioni interne», hanno dunque ripetuto. Nello stesso tempo, il non coinvolgimento è l’unico presupposto indispensabile per veriricare se alla luce di quel che è successo si possa intavolare una nuova trattativa di pace. Secondo le prime analisi compiute dall’Intelligence di Usa, Stati europei e Nato, l’attacco di Progozhin è legato al conflitto in corso con due dei massimi esponenti della nomenklatura del Cremlino: il ministro della Difesa Shoigu e il capo di Stato Maggiore Gerasimov.
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  19. E la goccia che ha fatto traboccare il vaso dei mercenari è la recente legge approvata a Mosca secondo cui le compagnie private di militari — come appunto la Wagner — potranno operare solo in presenza di un contratto con il ministero della Difesa. Per Prigozhin equivale ad una sorta di commissariamento. Inaccettabile. Ma che sta provocando una crisi senza precedenti in Russia. Si tratta dunque di una resa dei conti che, secondo le informazioni degli 007 occidentali, sta suscitando più di un sussulto nella scala di potere del Cremlino. In un primo momento, quando l’avanzata della Wagner sembrava inarrestabile fino a Mosca, si stava formando l’idea che si sarebbe rafforzata proprio una sintonia tra Shoigu e Gerasimov. Anche a spese dello stesso Putin.
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  21. È stato, ad esempio, notato che l’aviazione di Mosca non è mai intervenuta contro gli uomini di Prighozin, nemmeno a titolo intimidatorio. Segno che dentro le forze armate russe non ci sarebbe una piena e totale sintonia. La tregua siglata in extremis viene considerata quindi la mossa dello “Zar” per evitare di indebolirsi definitivamente. Tra l’altro nelle descrizione consegnate dall’Intelligence dell’Alleanza si fa sempre notare che Shoigu è un grande esperto della storia dei colpi stato in Russia, quelli riusciti e quelli mancati. E in particolare è un conoscitore dei moti decabristi del XIX secolo contro lo Zar e sostenuti anche da alcuni alti ufficiali dell’esercito imperiale.
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  23. Ogni sua mossa in questo contesto va letta alla luce delle sue conoscenze storiche. Da oggi, però. l’elemento su cui l’Occidente si interrogherà resterà Putin: si è indebolito? Quanto? Può essere il momento di riavviare il dialogo per un tregua in Ucraina?
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