Laredazione

Il garantismo amorale

Jul 6th, 2023
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  1. Il garantismo amorale
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  4. di Isaia Sales
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  7. L’ abuso di potere (di cui l’abuso d’ufficio è solo una modalità) è un comportamento tipico delle élite. Per abusare del potere, infatti, bisogna averlo e, in genere, la gestione del potere è una prerogativa delle classi dirigenti. Nelle settimane scorse si sono incrociati alcuni avvenimenti che impongono una riflessione storica sull’argomento.
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  9. Da un lato, la scomparsa di Silvio Berlusconi, la sua lunga dimestichezza con il potere e l’uso spregiudicato che ne ha fatto; dall’altra la riforma della giustizia del ministro Nordio che è a suo modo un manifesto ideologico di una parte delle élite del Paese; e poi le vicende della ministra Santanchè che rappresentano emblematicamente le virtù imprenditoriali di una donna di potere dell’Italia contemporanea; senza dimenticare la definizione delle tasse come “pizzo di Stato” da parte della Meloni, che ha squadernato una particolare idea di Stato (e del potere) da parte di chi dovrebbe rappresentare lo Stato e le sue leggi.
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  11. La riforma di Nordio segna una svolta nella concezione della giustizia della destra italiana di derivazione non berlusconiana. Si tratta di una svolta formalmente “garantista”, ma tutto si può dire della cultura della destra italiana tranne che abbia alle spalle una tradizione garantista. La tradizione da cui proviene la maggior parte dei dirigenti di Fratelli d’Italia è stata sempre poco attenta ai diritti dei cittadini di fronte agli eccessi violenti delle forze dell’ordine, se non addirittura forcaiola. Perché, allora, così compatti dietro Nordio?
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  13. Semplicemente perché in questo modo si sancisce il definitivo abbandono di una cultura di destra diffidente verso le élite (economiche, politiche, finanziarie) con l’identificazione piena in un’altra cultura finora antagonista ai suoi principi: quella dispregiatrice dell’autorità dello Stato e delle sue leggi. Dunque, Nordio inaugura (per Fratelli d’Italia) la stagione del garantismo di potere.
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  15. La destra italiana è trina nelle sue espressioni partitiche ma si va ormai omologando in una identica cultura “acquisitiva”, una ideologia del “lasciar fare” che osteggia qualsiasi intromissione di regole nella fluidità del mercato e degli interessi, un atteggiamento di diffuso antistatalismo che si traduce nel rifiuto di qualsiasi superiorità degli interessi della collettività rispetto a quelli dell’impresa privata, una legittimazione dell’evasione e dell’elusione contributiva che fa tollerare ogni impresa che compete al di fuori del pagamento di ciò che spetta allo Stato. La potestà che fornisce il voto degli elettori viene considerata superiore a qualsiasi imposizione di legge.
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  17. Tutto ciò lo si potrebbe sintetizzare in una battuta tratta da House of cards: “La morale è lo sproloquio di chi non sa vivere, la vendetta di chi non ha ottenuto successo, la rivalsa di chi ci ha provato e ha fallito o di chi non ha avuto neanche il coraggio di provarci”. La più grande vittoria di Berlusconi dopo la sua fine terrena è nell’aver conquistato tutta la destra italiana ai suoi principi: l’economia e la politica sono sottratti a qualsiasi considerazione etica e a qualsiasi limite di legge. In questa logica, il garantismo non è altro che tutela dei potenti dall’intromissione della giustizia nelle loro scelte anche quando violano le leggi dello Stato.
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  19. E quando queste leggi non si possono aggirare, le si cambia. Una specie di garantismo amorale, che da difesa dei più deboli nei confronti degli abusi del potere (a partire da quello della giustizia) si è trasformato in tutela dei più potenti da ogni intervento della magistratura. In fondo, questa cultura fa proprio il convincimento che dentro le leggi non si può governare con efficienza, non si può competere sul mercato. Pertanto, sono degni dello status di potenti solo coloro che sfidano la legge senza pagarne conseguenze. L’abuso diventa una caratteristica del potere, non una sua degenerazione. In Italia, più che in altre nazioni, si considera il potere come sfida permanente alla legge.
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  21. Tutte queste considerazioni potrebbero spiegarci perché nel nostro Paese si può essere considerati statisti senza che si abbia senso dello Stato e si può rappresentare lo Stato pur alimentando l’antistatalismo.
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