Atto I, scena III

5lingue, Marchese, Milanesanon

Interno:ufficio ben tenuto. Il pavimento in mogano riflette il bagliore dei lampi che si intravedono dalle finestre, finemente decorate, che danno su un balcone in marmo.

5lingue siede ad una poltrona di stoffa dal colore blu acceso: egli fuma un sigaro, i cui compagni fanno bello sfoggio in una scatoletta di metallo, dall’aspetto alquanto antico. Alle pareti, vi stanno dei libri non rilegati, quasi delle cinquecentine, mezzi rosi dai tarli, vagamente esoterici: si può leggere, in un latino medioevale, “de Demiurgi operibus et bonis”, trattati di astrologia e alchimia in greco antico e una singolare copia del Manoscritto Voynich, in quella che sembra essere una rilegatura in piume di struzzo. 5lingue indossa un blazer arancione, papillon a fiori e un cilindro magenta. Marchese e Milanesanon vestono i panni dei classici investigatori anni ‘40: trench marrone, cappello a tesa stretta, gemelli ai polsini e cravatta a righe rosse e bianche. Unica eccezione alla regola: Marchese porta con sé un bastone da passeggio finemente decorato, con una testa di capriolo al pomo, mentre Milanesanon ha un gilet di flanella grigia sopra il trench.

5lingue: (pensante) : Beh, è difficile…
Marchese (resoluto) : Senta, le abbiamo già detto tutto quello che c’era da sapere. Ora sta a lei decidere il da farsi. Aut aut, si ricordi.

5lingue (spazientito) : Ho capito, ma in questo tono non ci parla con me, chiaro?

Milanesanon (affabile, a 5lingue) : Mi scusi per i modi bruschi del mio collega…

5lingue: Nemmeno per sogno, sa?

Milanesanon (raschiando la gola con un finto colpo di tosse) : Va bene, va bene. Però sono quaranta minuti (indicando un cipollotto estratto da una tasca del trench) che discutiamo, siamo d’accordo, ma lei non vuole darci l’assenso.

5lingue (irritato) : Scusi, eh, ma come avrei dovuto accogliere la vostra visita di piacere, sentiamo?

Marchese: Beh, senta, così stanno le cose: se non le va bene, le abbiamo già detto che non possiamo farci nulla. O firma il foglio o saremo costretti a farla indagare per concorso di colpa.

5lingue (con fare increscioso) : Sì, come se fosse antani in sbiriguda con adbuction dello sfintere anagogico. (con tono deciso) Mi ascolti bene, caro il mio investigatore: questa è una scuola, non quella che voi fate passare per la nuova Sodoma. Qui nessuno dei miei studenti o dei miei professori ha la colpa ignobile che voi avete affibbiato loro. E posso mettere la mano sul fuoco per qualsiasi dei miei alunni, anche quelli più scapestrati.

Milanesanon (implacabile, poi calmo) :  Non che le abbiamo chiesto nulla di più di quanto non sia nei nostri poteri, eh! Le abbiamo già spiegato tutto nei minimi particolari, cosa alla quale non saremo nemmeno tenuti per legge,  ANZI SAREBBE CONTRARIA ad essa, a dover fare con una persona coinvolta nelle indagini. Le abbiamo solo chiesto una visita nel vostro plesso e un controllo accurato dei dormitori, nulla di irreprensibile. La faccenda è molto più seria di quanto lei possa pensare, le assicuro: il grado di allerta per la situazione è oltre i livelli di panico previsti per una istituzione del vostro calibro.

5lingue (caparbio, alzandosi dalla sua poltrona) : Vi ho già detto come la penso: in questa onorata sede, nessuno ha mai venduto quelle sostanze a chicchessia. Ne-ssu-no.

(sprezzante, avvicinandosi ai due con fare di sfida) Se mi faceste il piacere di andare via, che devo svolgere cose molto più serie che giocare ai giovani detective, ve ne sarei grato. (si muove verso la porta, la apre e con un gesto invita Milanesanon e Marchese a uscire)

Marchese (avviandosi all’uscio) : Come vuole lei. Ma sappia che la cosa non finirà qui: la verità verrà a galla, con o senza il suo assenso. Si ricordi che lei non ha poteri qui, mentre noi ne abbiamo fin troppi. Lo tenga bene a mente.

5lingue (indifferente) : Buona giornata a lorsignori.

Milanesanon (sottovoce a Marchese, mentre entrambi stanno uscendo) : Hic sunt leones.

Marchese (sottovoce a Milanesanon) : Ne ultra.

I due escono. 5lingue inforca due occhiali dalla montatura madreperlacea, si volta verso la sua scrivania, si siede sulla poltrona. Dopo averla girata in direzione del balcone, mentre una foglia sbatte imperterrita contro uno dei vetri inferiori, si mette ad osservare tutta la struttura da lui capeggiata.

5lingue (borbottando) : Se credono, al Ministero, che io cederò così facilmente, si sbagliano di grosso. Non hanno la minima idea (grattandosi il mento) minima, non hanno la minima idea minima. Possa Iddio aver pietà delle loro anime traviate dal peccat…

Un fulmine cade in cortile. A questa mossa, 5lingue apre un cassetto della scrivania, ne trae un quadernetto di pelle rossa, piene di foto di professori. Ne estrae una, pieno d’affanno,  e la fissa, piangendo
5lingue (disperato, parlando alla foto): Che avevi da perdere, con me?
                                                                  Sipario