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Mar 28th, 2020
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  2. ApprofondimentoCoronavirus
  3. “Nei pacchi per i nostri figli all’estero, guanti e mascherine invece della pasta”
  4. 28 MARZO 2020
  5. Sono decine di migliaia i giovani italiani che studiano e lavorano in altri paesi. Ora che il coronavirus aumenta le distanze, rendendo impossibile per il loro familiari raggiungerli per le vacanze o un semplice weekend, madri e padri si organizzano per non far sentire la mancanza di casa. A partire dai beni di prima necessità
  6. DI ANNALISA D'APRILE
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  10. CONDIVIDI
  11. Al posto del parmigiano la mascherina. Invece del litro d'olio i guanti monouso. Ecco come cambiano, dopo lo scoppio dell'epidemia, i famosi pacchi che i genitori italiani spediscono ai figli studenti e lavoratori all'estero. Se prima erano pieni di sapori, adesso l'attenzione si è spostata soprattutto sulla prevenzione e sui metodi per evitare il contagio. E la comunità delle "mamme di cervelli in fuga" (il blog di Brunella Rallo) ora si confronta su temi diversi rispetto a quelli di un mese fa, quando il problema era "solo" la lontananza. "C'è qualche mamma o papà che ultimamente ha fatto una spedizione negli Stati Uniti?" scrive Paola sul pagina Facebook di "mamme di cervelli in fuga"; "Mia figlia è a Londra, ha perso il lavoro...cosa succederà ora? L'ansia mi prende la gola" scrive Fernanda.
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  13. "Oggi si chiama distanziamento sociale ma noi - genitori di figli all'estero - conosciamo bene la sofferenza della lontananza, della difficoltà ad incontrarsi, dell’impossibilità di vedersi, toccarsi e abbracciarsi, di stare insieme e condividere la vita quotidiana. Più di altri siamo abituati ad affrontare lunghi periodi di distacco e di incertezze, noi li viviamo ogni giorno; sfortunatamente molti li sperimentano adesso" racconta Angie. "Eppure questa distanza che la pandemia da Covid-19 impone è del tutto nuova anche per noi -spiega Brunella Rallo- . È un nuovo confine, invalicabile per noi che abbiamo raggiunto i nostri figli dalla Nuova Zelanda alla Patagonia.
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  15. Tutte queste famiglie trasnazionali sapevano, prima della panedmia, che a un certo punto dell'anno si sarebbero ritrovate. Ora invece "questa sensazione di vuoto incolmabile che si è creata con il blocco dei trasporti è veramente insopportabile - scrive Valeria - niente weekend a Madrid o a Berlino e niente Pasqua in Italia, un mare di biglietti annullati, rimborsati senza una data per riprogrammare il viaggio". Doni, un'altra mamma si sfoga così: "Anch’io dovevo andare a trovare mia figlia ad aprile per portarle vestiti primaverili e stare una settimana con lei e invece mi ritrovo che non ho idea di quando la rivedrò".
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  17. Quando il contagio si è diffuso anche all'estero, il pensiero predominante nella testa di questi genitori è diventato: "Come potremmo raggiungerti se ti ammali?".
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  19. "Abbiamo coltivato in silenzio l'istinto di chiedere loro di tornare - confida ancora Brunella -, di scappare dall'epidemia che man mano esplodeva all'estero, nella convinzione di poterli maggiormente tutelare in Italia grazie ad un servizio sanitario nazionale migliore e più garantito. Se è stato possibile e giusto insistere per fare rientrate i giovanissimi, è altrettanto vero che ci siamo confrontati con la maturità dei figli più adulti, con il loro essere ormai radicati nel Paese che li ospita, con le difficoltà che avrebbero incontrato sul lavoro o all’Università se avessero lasciato tutto".
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  21. E così, non potendo partire, non potendo raggiungere i figli nè farsi raggiungere in Italia, questi genitori - che nella comunità virtuale della pagine Facebook si danno conforto e informazioni utili - cambiano la grammatica delle raccomandazioni: dicono loro di lavarsi le mani, di stare a casa, di indossare la mascherina se escono, di fare la spesa on line. Hanno intensificato i modi per essere vicini, si chiamano e videochiamano di più, così "ci sembra che in questo momento i nostri figli lontani siano più vicini. Ci si sente ogni giorno, più di prima. È una nota positiva in questo momento così difficile" dice Chiara.
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  23. E poi i pacchi e le spedizioni, a quelle proprio non rinunciano. "Ringraziamo ogni giorno tutti gli addetti alla catena logistica internazionale perché sono loro che ci aiutano a scavalcare l’invalicabile - conclude Brunella - . Non importa se non tutto si può inviare, non importa se ci vorranno dieci giorni anziché i soliti cinque. Il nostro pacco arriverà nelle loro case e questa volta accanto ai vestitini da neonato, al vasetto di pesto e al parmigiano troveranno anche guanti e mascherine".
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