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Feb 10th, 2016
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  1. Era uno dei giorni più freddi di Febryar, un Lyden come un altro, Dravos riusciva a stento a scorgere il sentiero, la neve cadeva incessantemente da quando aveva raggiunto quelle maledette montagne.
  2.  
  3. Non era solito spingersi così lontano per un lavoro, ma le acque negli ultimi tempi erano state troppo calme dalle parti di Phyrexia, e le sue tasche ne risentivano, nessuna rivolta da "prevenire", nessun cattivo pagatore presso alcuno strozzino, nessun nobile pieno di sè abbastanza da tentare qualche magagna contro un suo oppositore.
  4. La richiesta era anonima, ma quella non era una novità, una lettera con dentro delle coordinate, un nome e la bozza di un volto, ciò che lo sorprese fu una seconda pergamena, una nota di credito a suo nome presso la vecchia locanda per la modica cifra di 250 monete d'argento;
  5. Paga insolita, ma soprattutto inaspettata, nessuno pagava mai prima di aver certezza che il lavoro fosse compiuto, talvolta la testa del malcapitato, talvolta il ritrovamento del cadavere, per i più facoltosi anche strani capricci che molti altri avrebbero preferito evitare.
  6. Era un comune ramingo, andava dove la moneta lo portava, ciò che faceva, per lui, era solo un mestiere come un altro, non provava piacere, nè rimorso, nell'elargire morte, non gli interessava chi fosse la vittima, o quale fosse il fato che l'aveva portata sotto la sua lama, eseguiva freddo e veloce ciò che sarebbe stato pagato per eseguire, a differenza di molti altri che si lasciavano influenzare dal proprio spettro emotivo.
  7. Non fosse stato quello il suo modo di agire si sarebbe potuto definire un furfante, ma Dravos non era un furfante, era un duro lavoratore voto solo a se stesso e alla propria moneta.
  8.  
  9. Tornando a noi, era ormai vicino al luogo designato, qualche miglio dentrola catena montuosa, cercava quella che si immaginava essere un'abitazione in solida pietra, magari con un camino, ma si rivelò essere una caverna, la notò solo perchè da essa veniva emanato in fievole barlume di luce.
  10. Mettendo mano alla lama nella cintola, si addentrò in passo felino, dovette percorrere una trentina di passi prima di scorgere chiaramente la scena, non c'era granchè, un piccolo focolare, qualche ammasso di pelli, ed una ciotola semivuota di zuppa, il posto era vuoto, probabilmente l'Airysin si era allontanato da poco e le tracce si eran coperte velocemente a causa delle intemperie, seguirlo fuori sarebbe stato inutile, aveva lasciato quel materiale dietro di se, con buone probabilità sarebbe tornato a prenderlo, quindi Dravos si nascose in una venatura della roccia, e aspettò.
  11.  
  12. Non dovette attendere molto in quanto poco istanti dopo qualcosa squarciò l'apertura, lo afferrò e lo tirò fuori bruscamente, quando aprì gli occhi si rese conto che la caverna era in realtà più profonda, un' illusione celava un portone nella roccia, e davanti ad esso ora torreggiava l'Airysin ed al fianco una sua evocazione dall'aspetto tutt'altro che amichevole.
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