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Sep 17th, 2014
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  1. CAPITOLO 6 – DEMONI DAL PASSATO
  2.  
  3. A Kurt Ryder non capitava spesso di sentirsi meravigliato o, peggio ancora, spaventato. Ma inizialmente, paura e sbalordimento furono le uniche sensazioni che provò. Si era alzato di buon’ora, quel giorno: non avendo a disposizione mezzi per svegliarsi si era imposto una condizione tra il sonno e la veglia, volontariamente appoggiato ad una scomoda parete per rimanere vigile. All’alba, riposto il sacco a pelo, era partito alla volta delle duecento illusioni disseminate da Mirton per la città, sentendosi un po’ strano a viaggiare da solo. Ma dopotutto, si disse, non avrebbe potuto aspettarsi altro da Wright e Ward: per quei due l’aver raggiunto il luogo dell’esame era già stato un grande risultato. Il problema era sorto qualche ora dopo, mentre continuava a girovagare a zonzo senza una meta: si era fermato all’ombra, in una stradina secondaria senza uscita, per riprendere fiato e riposarsi. Qualche secondo dopo, aveva intuito di non essere solo: c’era uno strano signore a scrutarlo, un signore vestito con un’antica tunica di colore viola e che scoprì di conoscere sin troppo bene.
  4. “No…” Kurt scattò in piedi, indietreggiando di qualche passo.
  5. “Kurt Ryder.” Disse il vecchio, lisciandosi i baffi. “Inchinati al potere di Zinzolin, saggio del Team Plasma!” Il terrore che lo aveva paralizzato abbandonò lentamente Kurt, facendolo rinsavire. D’un tratto, una rabbia incendiaria gli pervase le viscere. Chinò il capo.
  6. “Tu sei morto…”
  7. “Davvero? Eppure sono qui!” Lo sbeffeggiò Zinzolin, ridendo.
  8. “No. Non sei qui. È quell’esaminatore… Quel pazzo furioso…” Strinse i pugni e si slanciò in avanti verso Zinzolin, mentre la contorta immagine di Mirton gli si delineava nella mente.
  9.  
  10. *
  11.  
  12. “SVEGLIAAA!”
  13. “Ahia!” Era mattina inoltrata. Ed e Sean si massaggiarono la testa, spaventati. Erano caduti all’indietro, sbattendo su un duro pavimento di legno, mentre ai loro piedi torreggiava un pallido vecchietto che li fissava con espressione arcigna. Si rialzarono, mettendosi in una posizione più dignitosa, per scoprire che ciò che avevano scambiato per un muro di mattoni non era altro che la dura porta annerita da cui quel tizio era sbucato. In alto, delle lettere consumate dal tempo che si stavano lentamente sgretolando, recavano la scritta: Biblioteca Comunale di Castelia.
  14. “Cosa credevate di fare? Non tollero che dei barboni dormano sulla porta della mia biblioteca!”
  15. “Non siamo dei barboni!” Protestò Sean, scrollandosi della fuliggine dalla lucente chioma bionda e facendo risaltare la sua spilla identificativa, appuntata al petto. “Siamo dei concorrenti dell’esame per diventare Pokémon Trainer!”
  16. “Certo, e io sono l’inventore delle Poké Ball!” Sbraitò il vecchio di rimando, sbattendosi la porta alle spalle.
  17. “Ehi!”
  18. “Sean.” Ed lanciò all’amico uno sguardo d’intesa. Aveva capito.
  19. “Lo so! Muoviamoci!” Riaprirono la porta, inseguendo il vecchietto che vi era sparito oltre.
  20. “Wow.” Per un attimo non poterono che rimanere meravigliati, perché quel posto non aveva niente a che fare con la polverosa, sporca entrata. La prima cosa che Ed notò fu che lì si stava al fresco: numerosi climatizzatori erano distribuiti per la stanza, a rendere godibile l’ambiente. Successivamente venivano i libri: centinaia di volumi accatastati sugli scaffali, disposti a loro volta lungo le pareti. Sul parquet, in un angolo, c’erano anche dei pouf e dei tavolini, a formare una zona lettura.
  21. “Signore! Aspetti!” Disse Sean inseguendo il vecchietto, che stava spalancando le finestre. Un orologio nelle vicinanze dicevano che erano le dieci del mattino.
  22. “Cosa volete? State disturbando l’orario di apertura! Non seccatemi!”
  23. “Non vogliamo seccarla! Vogliamo solo…” Sean si bloccò cercando con lo sguardo Ed in una muta richiesta di aiuto, ma nemmeno lui seppe cosa fare. Se quel tizio era un’illusione di Mirton, come facevano a scoprirlo?
  24. “Ehm…” Borbottò Sean, mentre le sopracciglia del vecchio si inarcavano pericolosamente e le sue labbra cominciavano a tremare.
  25. “Internet point!” Intervenne Ed, sorpreso dalla propria audacia.
  26. “Prego?”
  27. “Vorremmo utilizzare quei computer, se è possibile.” Spiegò. Era riuscito a scorgere, da uno spiraglio di una porta lì accanto, dei monitor accesi. “È un Internet point, giusto?”
  28. “Già. E va bene. Ma non seccatemi!” Ripeté il vecchio, tornando alle sue occupazioni.
  29. “Geniale, Ed!” Si congratulò Sean, mentre i due si avviavano verso la stanza adiacente, sedendosi su due postazioni diverse.
  30. “Ehi, guarda! Che figata!” I computer erano già accesi, e ognuno di essi presentava la stessa pagina di Internet.
  31. “Il sito ufficiale dei Trainer?” Disse Ed, fissando il suo schermo. “Interessante.”
  32. “Comunque, sono sicuro che quel tizio è un’illusione! Come facciamo a scoprirlo?” Domandò Sean, mentre scorreva l’homepage.
  33. “Bella domanda.” Replicò Ed.
  34. “Non c’è molto su questo sito, però. Tranne che… Ehi, Ed.” Sean indicò il suo schermo, l’espressione molto seria.
  35. “Cosa?” Ed si sporse a guardare.
  36. “È la lista delle promozioni ai vari esami Trainer.” Spiegò Sean. “Guarda… Esame numero 597. Edward Brown.” A Ed tremarono le mani.
  37. “Clicca sul nome, Sean.”
  38. “Nessuna informazione disponibile. Si prega di inserire il numero della scheda allenatore.” Disse una voce computerizzata.
  39. “Me lo aspettavo!” Imprecò Sean.
  40. “Ci torneremo.” Lo rassicurò Ed. “Non credo che questo sito sia un falso. Ci torneremo. Ci torneremo da Trainer e scopriremo informazioni utili.”
  41. “Ed…” Sean scrutò l’amico, i cui occhi brillavano di una determinazione che aveva visto raramente.
  42. “Sto bene.” Ed sorrise, stringendosi le mani. “Sto bene…”
  43. “Sì, ma allenta un po’ quella presa. “ Fece Sean. “Hai le nocche bianche. E leggi questo trafiletto.” Ed guardò nuovamente il suo schermo.
  44.  
  45. TEAM PLASMA
  46. Il Team Plasma è un’organizzazione criminale nata ad Unima, una ventina di anni fa. Inizialmente il suo capo, Ghecis, reclutò proseliti nascondendo i suoi progetti sotto il nome di Fronte di Liberazione dei Pokémon. Successivamente venne allo scoperto, attaccando i capopalestra della regione di Unima e uccidendone diversi. Quella che si scatenò fu una delle più cruente guerre che Unima ricordi. Il Team Plasma venne sgominato con le forze di tutti i Trainer della regione, a costo di gravi perdite. Dopo la guerra, i capi di governo delle sei regioni del mondo si riunirono nello stipulare un trattato che eliminò la carica del capopalestra, in quanto troppo in vista, dall’assetto politico delle regioni stesse: trattato, ad oggi, ancora in vigore.
  47.  
  48. “Che roba.” Commentò Sean. “Proviamo a cercare maggiori informazioni…”
  49. “Nessuna informazione disponibile. Si prega di inserire il numero della scheda allenatore.” Ripeté la stessa voce di prima.
  50. “E va bene!” Disse, alzandosi. “Andiamo, Ed. È giunto il momento di scambiare due chiacchiere con quel tipo.” Ed si rimise lo zaino in spalla seguendo l’amico che stava tornando dal vecchietto, ora impegnato a ordinare dei libri in uno scaffale.
  51. “Senta! Lei è un’illusione! L’ho scoperta!” Esclamò Sean. Il vecchio si voltò lentamente.
  52. “Ora basta.” Si sollevò le maniche della camicia, mentre le sue narici si allargavano e l’espressione diventava ancora più feroce.
  53. “Ehm… D’accordo…” Sean arretrò, cercando di sorridere in maniera conciliante.
  54. “Ed… Via!” Ed non se lo fece ripetere due volte. Corse insieme a Sean, alla volta dell’uscita. Non avevano scoperto molto su quelle illusioni, ma l’aver letto il nome di suo padre, sapere che era tutto esistito, lo aveva rigenerato. Era come se tutto ciò che stava facendo avesse perso la sua priorità, ma Ed sapeva di dover riordinare le idee e andare per ordine. Una sottile euforia lo stava pervadendo lentamente, e mentre correva tra quelle file di grigi grattacieli macchiate dallo smog della metropoli, si disse di poter riuscire a superare qualsiasi esame.
  55. *
  56. “Siamo messi male, siamo messi male, siamo messi molto, molto male!”
  57. “Calmati, Sean!”
  58. “No che non mi calmo!”
  59. Era passato un giorno e mezzo dalla visita di Ed e Sean a quello strano vecchietto. Poche ore li speravano dalla fine dell’esame: lentamente, le luci dei lampioni per le strade e negli edifici avevano cominciato ad accendersi, mentre le tenebre calavano ancora una volta su Castelia. Ed e Sean, spinti dalle scoperte in quella biblioteca, avevano setacciato tutte le strade principali della capitale più volte, fermandosi solo per riposare e per mangiare: nonostante ciò, le loro ricerche erano state quasi del tutto vane. Il momento più alto era stato l’incontro con un anziano signore che Sean aveva scambiato per il vecchio della biblioteca, rimediando solo una lunga tirata su come i giovani mancassero di rispetto agli adulti.
  60. “Ci dev’essere qualcosa a cui non abbiamo ancora pensato!” Disse Ed, cercando di tranquillizzare l’amico.
  61. “A cosa? Ed! L’alba sorgerà tra poche ore, e non abbiamo ancora trovato uno straccio di prova!”
  62. “Andiamo.” Ed si alzò, trascinando Sean fuori dal vicolo in cui si erano accampati.
  63. “Cosa fai?”
  64. “Non abbiamo grandi alternative, giunti a questo punto.” Spiegò Ed. “Torniamo dal vecchio, e cerchiamo di fare qualsiasi cosa possa costringerlo a rivelare la sua vera natura. Sperando che nessuno sia arrivato prima di noi.” Aggiunse, asciugandosi un po’ di sudore dalla fronte. Aveva pensato molto a quella soluzione, nella giornata precedente: alla fine, anche se voleva tenerla come ultima scelta, si disse che non avevano alternative, se non volevano essere eliminati.
  65. “Sì, suppongo che non abbiamo molta scelta.” Sbuffò Sean, un po’ contrariato. Per quella che parve la decima volta quel giorno, i due superarono una tranquilla piazzetta, al centro della quale una fontana gorgogliava silenziosa. Aggirarono un quartiere pieno di negozi di elettronica, con televisori, modelli di cellulari e videogiochi a lampeggiare dalle vetrine in un’esplosione di luci.
  66. “Dove siamo?” Domandò Sean.
  67. “Ehm…” Ed si grattò la nuca. Il senso dell’orientamento non era mai stato il suo forte.
  68. “Non ritroveremo mai quella biblioteca, di questo passo.” Sean scalpitava. “Proviamo di là.” Indicò una svolta a destra, mentre Ed gli arrancava dietro. Piano piano, quasi impercettibilmente, iniziava a sentir crescere, dentro di sé, un po’ di quella paura cieca che gli era stata tanto familiare in quei giorni e che aveva sperato di essersi scrollato per sempre di dosso.
  69. “No, di qua…” Fece dietrofront Sean, portando l’amico in un’altra stradina laterale.
  70. “Ti sbagli, era da questa parte…” Lo contraddisse Ed, cambiando ancora vicolo.
  71. “Ma che senso dell’orientamento hai? Era un viale grande, tipo... Ehi, eccolo!” A distanza di un giorno, non poterono non riconoscerlo. Vi erano sbucati nuovamente: un ampio viale alberato, con la vista del molo e del mare in lontananza. A differenza dell’ultima volta, però, quella notte era quasi deserto.
  72. “Ed.” Sean protese un braccio davanti a Ed, bloccandolo.
  73. “Cosa?” Domandò Ed, che si era già slanciato verso il punto in cui si trovava la biblioteca e stava pensando a come avrebbe reagito il vecchietto, se lo avessero svegliato nel cuore della notte. Sean indicò qualcosa, appoggiato in lontananza su un muro di un edificio laterale.
  74. “Non lo avevo notato.” Mormorò Ed. Da quella distanza faticava a distinguerla bene, ma c’era la sagoma di un uomo appoggiata a quella parete: oltre ad avere tutto il sospetto che li stesse aspettando da tempo, stava provando la sgradevole sensazione di avere i suoi occhi puntati addosso. Scambiò uno sguardo con Sean.
  75. “Andiamo a farci due chiacchiere?” Chiese, ammiccando nella direzione di quell’inatteso ospite. Sean sorrise con tutto sé stesso, tirando una pacca sulla spalla a Ed, che sorrise a sua volta. Man mano che si avvicinavano, Ed riuscì a scorgere meglio tutti i particolari di quello che era un uomo di mezza età, alto e sottile, con una chioma di lucenti capelli verdi che gli ricadevano sulle spalle. Stava avvolto in una strana tunica di colore nero, e non appena i due ragazzi gli furono a pochi metri di distanza chiuse gli occhi, increspando le labbra.
  76. “Vi stavo aspettando.” Disse.
  77. “Davvero?” Attaccò subito Sean, ironico. “E chi sarebbe lei?”
  78. “Sono Ghecis.” Rispose l’uomo, tornando più serio che mai. A quella risposta, Sean si bloccò. Si voltò lentamente verso Ed, cercando il suo sguardo, ma l’amico non ricambiò. Aveva spalancato gli occhi, fissando quell’uomo che diceva di chiamarsi Ghecis, con un misto di terrore e eccitazione in viso. Sean aveva già visto fremere in quella maniera gli occhi di Ed, e la cosa non gli piacque affatto.
  79. “Ed. Calmati.”
  80. “Il capo del Team Plasma.” Riprese Ghecis. “Conoscete il Team Plasma, ragazzi? Eravamo piuttosto famosi, un paio di anni fa.” Ed cominciò a tremare, serrando i pugni.
  81. “Io... Ti…” Borbottò. Sembrava sconvolto.
  82. “Ho capito.” Fece Sean. “Ed, cerca di trattenerti. Ci penso io.” Si ficcò le mani in tasca, chiedendosi da dove stesse tirando fuori tutto quel coraggio. Poi cominciò la sua lenta camminata verso Ghecis, che aveva cominciato a scagliare maledizioni contro di loro.
  83. “Risorgeremo, più potenti di prima! E stavolta nulla potrà fermare la nostra ascesa! Uccideremo tutti i capopalestra!” I sospetti di Sean furono confermati quando fu a pochi centimetri di distanza dall’uomo e questi non batté ciglio. Continuò a tirare dritto con il suo discorso, come se stesse arringando una folla immaginaria. Sean sorrise, saltando in alto e avvitandosi a mezz’aria per scagliare un violento calcio sul viso di Ghecis.
  84. “Sean!” Ed vide la sagoma di Ghecis afflosciarsi a terra, poi entrambi sparire in una coltre di denso fumo bianco. Sean ne riemerse poco dopo, l’espressione preoccupata, con in mano un piccolo pezzo di carta. Quando gli si fu avvicinato, Ed vide che era una fotografia: ritraeva il volto di Ghecis ghignare malignamente.
  85. “Cosa diavolo…”
  86. “Ne ero certo.” Disse Sean. “Ti ricordi, quando abbiamo iniziato la prova? Mi avevi detto che le illusioni si sarebbero prima o poi presentate a noi e che qui a Castelia c’era tutto ciò che avevamo bisogno di sapere. Be’, avevi ragione cento volte.” Spiegò, continuando a fissare quella fotografia come una specie di prezioso trofeo.
  87. “Quel sito… Spiegava tutto. Era ovvio che fosse un’illusione, ma è preoccupante la perversione di quel tizio.”
  88. “Ti riferisci… A Mirton?” Chiese Ed, che aveva mille cose che gli frullavano per la testa.
  89. “Già. Questa prova è totalmente folle. Totalmente. Pensava di trovarlo divertente… Mettere in mezzo questi tizi? Anche se era un’illusione… Quell’aura di terrore che Ghecis emanava era spaventosa. Se non avessi letto quel trafiletto al computer, penso che me la sarei data immediatamente a gambe.”
  90. “Non so cosa mi sia preso, quando l’ho visto.” Disse Ed. “Non avevo mai provato una sensazione così. Era come se avessi già avuto a che fare con Ghecis, come se fosse un nemico, nel mio intimo…”
  91. “Ed.” Sean mise le mani sulle spalle dell’amico, più serio che mai.
  92. “Non pensiamoci ora. Dobbiamo entrare in quella biblioteca e picchiare quel tizio, se necessario. Non mi interessa. Ma tu verrai con me su quel traghetto, chiaro? Muoviamoci.”
  93. “Quel sito era un falso, quindi? Conteneva informazioni solo perché necessarie alla prova? Ma allora che senso aveva mostrarci anche la lista dei vari esami Trainer…” Ed non riusciva a non pensarci.
  94. “Non saprei!” Replicò Sean, correndo e perlustrando ogni angolo del viale.
  95. “Secondo me Mirton ha reso pubbliche solo informazioni che potevano tornarci utili. Ma per me non è un falso.” Continuò Ed.
  96. “Ed, non la trovo! Era qui, ne sono sicuro!” Sean non lo stava ascoltando. Ed accorse. Era vero: la biblioteca sembrava svanita nel nulla.
  97. “E adesso? Lo sapevo! Quel Mirton vuole dividerci! Ci starà spiando in questo momento, lo so! Dannazione! Dovevamo pensarci prima! E adesso? E adesso? Ed!”
  98. “Sean, stai diventando isterico.” Disse Ed, pacato.
  99. “COME FAI AD ESSERE COSÌ CALMO! IO STO CERCANDO DI AIUTARTI!” Sbraitò Sean. Ed vide che era esausto: era provato mentalmente e fisicamente, sudato e con enormi chiazze viola sotto agli occhi.
  100. “È vero, non ci sono grandi possibilità che io passi. Ma forse un modo c’è.” Disse Ed. Sean si voltò lentamente a guardarlo.
  101. “Un modo…?”
  102. “Seguimi. Se ho ragione, passeremo insieme.” Ed condusse Sean per un altro, lungo tragitto. Percepiva vivamente la possibilità che tutto sarebbe finito, ma si sentiva meno spaventato, ora. Aveva già provato la sensazione di trovarsi con le spalle al muro durante la prima prova: tuttavia, il poter fare qualcosa di concreto per salvarsi lo faceva stare meno male.
  103. “Vuoi spiegarmi?” Chiese Sean dopo quelle che parvero ore, in cui Ed lo aveva condotto un po’ ovunque alla ricerca del posto giusto.
  104. “Volentieri. Sai, stavo ripensando al trafiletto che mi hai fatto leggere al computer, sul Team Plasma. Diceva che alla fine di quella guerra, la figura del capopalestra venne abolita. E Ghecis ha ripetuto quanto volesse distruggere i capopalestra.”
  105. “Non ti seguo.” Disse Sean, un po’ dubbioso.
  106. “Forse tu non lo hai notato, ma io sì. La notte di due giorni fa, prima che iniziasse l’esame…” Erano arrivati. Ed trasse un lungo sospiro di sollievo, che acquietò i suoi sensi. Se nessuno aveva fatto il collegamento prima di lui… Allora c’era una speranza…
  107. “Non mi sarebbe mai venuto in mente. Come te ne sei ricordato?” Ed scrollò le spalle.
  108. “Entriamo, allora?”
  109. “Entriamo.” Disse Sean. I due non si guardarono indietro. Varcarono l’uscio, determinati, mentre quella lampeggiante insegna multi-color continuava a far brillare nella notte le stesse parole. Palestra di Castelia – Venite a sfidare il capopalestra!
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